Altri Mondi. Il Trono Dell'Anima. Libro 1. Elena Kryuchkova
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Naturalmente, Vesna e Vuc vivevano coni genitori. Era possibile acquistare un appartamento solo da una cooperativa, ma i prezzi delle case erano altissimi. Per fortuna, l’amministrazione pubblica di CK forniva una casa a tutti i suoi cittadini seri e lavoratori: a patto che questi davvero non potessero permettersela.
E con tutto ciò, il concetto Statale di abitazione comoda era di assegnare ad ogni persona solo 8 mq di spazio personale.
Ad esempio, Zima e i suoi genitori vivevano in un bilocale di 45 metri quadri. In passato, lZima era stata costretta condividere una stanza con sua sorella, con due divani e due armadi, uno per lei e l’altro per Vesna.
I genitori di Vuc vivevano con il figlio in un appartamento di 59 metri quadrati. Il Regno gli aveva assegnato questo appartamento anni addietro come alloggio popolare. Ma all’epoca i nonni di Vuc erano ancora vivi e abitavano con loro.
Poi i nonni erano morti, Vuc aveva sposato Vesna e la coppia aveva avuto il bambino. Secondo gli standard, quell’alloggio era ancora confortevole e giusto per loro.
Ma due anni dopo Vesna era rimasta di nuovo incinta, e così gli era stato assegnato un appartamento tutto loro. Anche perché questa volta Vesna aveva dato alla luce tre gemelli, due maschi e una femmina.
Quindi, adesso sua sorella era rispettata come donna prolifica. Pertanto il Regno di Wend aveva concesso alla giovane coppia un appartamento di ben 70 mq e un certificato di prolificità, che concedeva loro alcuni benefici. Da allora, Vesna aveva potuto acquistare generi alimentari e di conforto fino ad allora preclusi dato che, a causa della penuria di beni, l’acquisto pro capite era molto, molto limitato.
Ma, chiaramente, adesso anche i problemi erano quadruplicati. Zima aveva visto sua sorella “spaccata” tra le sue responsabilità di moglie, di studentessa e di madre di quattro figli.
Quando Vesna era riuscita a laurearsi, con laude in quanto studentessa modello e madre prolifica, era stata immediatamente assunta dal prestigioso quotidiano Mokoshin News. Da allora le sue responsabilità erano notevolmente cresciute, costringendola a dividersi tra famiglia, lavoro e figli.
Vuc, come tutti gli uomini di CK, dopo il diploma era stato arruolato nell'esercito per due anni. Praticamente, era di leva obbligatoria. Ma poi si era iscritto all’università e gli era stato concesso un periodo di pausa. In pratica, se dopo il diploma un maschio non si iscriveva presso un’università pubblica, veniva chiamato alla leva per il servizio militare obbligatorio. Le femmine, invece, prestavano per l’esercito servizio volontario.
Dopo i due anni di leva obbligatoria, si poteva scegliere se entrare in un'accademia militare o lavorare presso un Istituto specialistico. Dopo il suo servizio militare, Vuc aveva scelto di intraprendere la carriera che gli piaceva, ed era diventato fotografo nello stesso giornale dove lavorava sua moglie.
Comunque, non pochi maschi si arruolavano volontariamente nell’esercito. Dopotutto, il servizio militare era un onore. E - cosa non trascurabile - era vantaggioso sotto molti aspetti, anche economici. Il personale militare riceveva regolarmente dei pass per accedere ai negozi speciali. Dove era possibile acquistare beni che altrimenti sarebbero stati preclusi.
... Zima, testimone fin dall’infanzia di ciò che aveva sopportato sua sorella, aveva preso una decisione: non voleva sposarsi subito dopo la scuola ed essere costretta a “dividersi” tra marito, figli e studio (e in seguito lavoro).
Pertanto, sperava di diventare un operatore radio nell'esercito. Per riuscirci, doveva assolutamente frequentare un'accademia militare dopo la scuola. Dopodiché sarebbe passata direttamente nell’esercito, almeno fino ai trent’anni. Senza dimenticare che, chi aveva deciso di fare carriera nell’esercito, godeva di benefici e privilegi importanti, che concedeva alle donne la libertà di non sposarsi e non avere figli fino a quell’età. Le soldatesse ricevevano anche dei contracettivi da parte dello Stato, per evitare di restare incinte.
Tuttavia, dopo i trent'anni, il matrimonio diventava obbligatorio. L'esercito organizzava appositamente delle feste da ballo, in modo che uomini e donne potessero socializzare. Se qualcuno non riusciva a trovare un partner, era la direzione stessa a formare le coppie. E, se si voleva continuare a lavorare per l’esercito, i ragazzi venivano comunque costretti a sposarsi. Nel contempo, l’esercito offriva molti vantaggi alle soldatesse che restavano incinte nei termini e nei tempi giusti. Innanzitutto, il congedo di maternità per le donne militari era di un anno intero, mentre per le civili era di sei mesi. Poi, forniva alle sue soldatesse ottime cliniche e ospedali militari per tutte le fasi della gravidanza fino al parto, nonché ottimi asili nido, dove era anche possibile lasciare il bambino per tutta la settimana di lavoro e portarselo a casa nei weekend, come una pensione. E se si era costretti a lasciarlo anche nei fine settimana, i bimbi venivano accuditi da apposito personale ”volontario forzato”. In quanto, com’è risaputo, i militari non hanno un orario di lavoro regolare. Tuttavia, una volta cresciuti, i figli dei soldati frequentavano scuole pubbliche, al pari dei loro coetanei.
Chiaramente, i militari avevano libero accesso ai depositi dell’esercito, grazie ai loro pass. Dove potevano trovare ogni genere alimentare e di conforto.
Zima mal tollerava l’eventualità di doversi sposare un giorno con un uomo scelto da altri e che magari non amava. Lei aveva già qualcuno nel suo cuore. Ma per ora, il matrimonio era fuori questione. Zima non poteva nemmeno confidare a nessuno i suoi sentimenti...Malgrado ciò i vantaggi nel servire l’esercito erano nettamente superiori agli svantaggi.
“Almeno potrò andare nei negozi speciali, che sono tanti. E fino ai trent'anni nessuno mi assillerà con i figli e il matrimonio - pensava - E se sposerò un militare, come soldatessa avrò un congedo di maternità per un anno intero. Non dovrò estrarmi il latte in nessuna toilette. E mio figlio potrà frequentare un ottimo asilo...”
Zima uscì dal bagno e andò a fare colazione: torta di cavolo e menta fermentata al posto del the.
“Grazie a mia nonna per averci inviato le tisane dal villaggio!” pensò. Dopotutto, la menta era pur sempre meglio di niente! Con quella penuria cronica di merci, benché nessuno potesse dire di morire di fame, si sentiva la mancanza di generi di conforto. A volte perfino la carta igienica era difficile da trovare.
Per fortuna, la nonna paterna di Zima viveva in un villaggio in periferia di una piccola città, relativamente vicina al confine con il Regno di Kunin, uno dei paesi dell'Alleanza.
Le terre da quelle parti erano abbastanza fertili e la nonna coltivava vari ortaggi e frutta nel suo giardino: patate dolci, mele, cetrioli, carote, menta, aneto, prezzemolo, ecc. Preparava delle conserve di ortaggi e frutta, marmellate e cose del genere. Era anche capace di essiccare le erbe per fare le tisane. Inoltre sapeva raccogliere le erbe commestibili nel bosco e riconoscere i funghi mangerecci, che poi metteva in salamoia. Aveva anche delle galline ovaiole. E quando il figlio con la sua famiglia andava a trovarla, la nonna gli regalava sempre tisane, conserve fatte in casa, patate dolci e uova. Era per questo che la famigliola di Zima resisteva abbastanza bene, in quei tempi di crisi.
I genitori di Vuc (il marito di Vesna) invece non avevano parenti nel villaggio. Ma a Vesna, in quanto madre di molti figli, il Regno aveva donato una casa sperduta in un piccolo villaggio, con un po’ di terra.
Ovviamente né Vesna né suo marito avevano tempo di coltivarla, perché lavoravano entrambi. Così i genitori di Vuc che, in quanto operai avevano la settimana corta, ci andavano tutti i weekend per curarle e coltivare l’orto.
In primavera, ci piantavano ogni sorta di ortaggi e frutta. In estate, durante le ferie, ci andavano con tutti i loro nipotini.