Promette Di Onorarti. Shanae Johnson
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Senza dire una parola, i sei soldati si sparpagliarono intorno al recinto. Lentamente, piano, con calma. Con la coda dell’occhio, Linc poteva vedere che anche i loro respiri erano sincronizzati. Gli uomini del presidente si mossero in squadra verso la bestia, bloccando ogni via di fuga.
Il cavallo rallentò i suoi movimenti nervosi, ma non si fermò. La sua testa ondeggiava a destra e a sinistra, segno che fosse ancora nervoso. La voce di Jefferson si fece sentire. Con i suoi toni calmi e rilassanti.
“Abbassa la testa, ragazzo,” disse Jeff. Alzò la mano destra mentre il braccio sinistro penzolava al suo fianco. “Va tutto bene. Siamo amici.”
Come in trance, il cavallo iniziò ad ascoltare il comando di Jeff. Linc colse l’occasione per allontanarsi lievemente e girare intorno al cavallo verso la donna da cui il cavallo era scappato.
Per la prima volta, Linc notò che in realtà c’erano due donne. Nessuna delle due si era spostata dal proprio posto sul lato opposto del recinto. Entrambe fissavano, con gli occhi azzurri spalancati, i sei uomini che circondavano il loro cavallo. Era chiaro che si trattasse di due delle figlie del generale. Se non fosse stato per i capelli castani e il mento orgoglioso, sarebbero stati gli occhi azzurri a dargliene conferma. Linc non aveva mai visto una tale sfumatura di azzurro.
Squadrò rapidamente la donna dall’altra parte della recinzione. Era più giovane, aveva le guance un poco più paffute che lo mostravano. Il suo shock stava rapidamente svanendo per essere sostituito dal divertimento e da un’altra diavoleria, uno sguardo che il generale aveva l’abitudine di avere negli occhi prima di pronunciare un cambiamento avvertibile nel piano della missione.
Lo sguardo di Linc passò oltre la giovane Silver fino alla donna all’interno del recinto. Ancora una volta, il suo sguardo trovò quello della donna e si fissarono. Ancora e ancora.
La confusione che Linc aveva in testa da quell’ultima operazione si dissipò e si schiarì mentre lui guardava in basso verso quello sguardo azzurro cristallino. Sparito lo stress da combattimento, tutto aveva di nuovo un senso per lui. Tutti i suoi pensieri ebbero un senso. Tutta la sua comprensione e ragionamento si sincronizzarono e concentrarono su di lei.
La mano di Linc avrebbe voluto avere una penna e dei foglietti adesivi. Voleva essere sicuro di non dimenticarsi nulla di lei. Non l’inclinazione dell’angolo delle sue ciglia a destra. Neppure come si dilatavano le narici quando lei espirava. Neppure come il centro-sinistra delle sue labbra polpose si contraesse mentre lei lo squadrava.
Era sull’attenti per lei. Le sue spalle erano indietro. Il suo mento era alto. Ma non distolse lo sguardo come gli era stato insegnato all’accademia militare. No, guardò direttamente in quello sguardo azzurro, sperando di aver superato l’esame, mentre aspettava qualsiasi ordine lei potesse dargli. Perché sapeva, senza dubbio, che avrebbe accettato qualsiasi missione assegnatagli da quella creatura mozzafiato.
“Chi sei?” chiese lei. La sua voce era altezzosa. Le sue parole taglienti. Il suo tono esigeva una risposta.
Linc non poteva nascondere il sorriso che gli copriva la faccia. Era decisamente la figlia del generale. Probabilmente la maggiore. Come si chiamava? Sapeva che glielo aveva detto il generale. Aveva detto loro tutti i nomi delle sue figlie. Ma i dettagli non erano quelli che Linc teneva in cima alla sua montagna di post-it.
“Mi ha mandato tuo padre,” disse.
A quel punto, il suo sguardo si restrinse ancora di più su di lui. Quelle ciglia a destra si alzarono ancora di più. “Fammi indovinare, ti ha mandato a sposarmi.”
Non era stata quella la ragione della missione lì. Lo aveva fatto? Linc voleva consultare i suoi appunti.
‘Ti ha mandato a sposarmi.’
Linc non sentì il bisogno di frugare in tasca. La sua mente era chiara. Le sue sinapsi si stavano attivando. In effetti, stavano riscrivendo lo scopo per il quale fosse lì, in quel ranch, il quel preciso istante. Attraverso la parte anteriore del suo cervello, Linc vide una nuova rete di obiettivi e compiti che si organizzavano. Il suo nuovo obiettivo della missione era chiaro come la luce del giorno, chiaro come l’azzurro dello sguardo di quella donna.
‘Ti ha mandato a sposarmi.’
Lincoln Rawlings era prima di tutto un soldato. Era un uomo che viveva aspettando la prossima missione. Il suo comandante lo aveva mandato qui come ultima missione. Ma il generale Silver non era stato chiaro sul suo obiettivo mentre giaceva morente per le ferite riportate.
‘Ti ha mandato a sposarmi.’
Linc non avrebbe avuto bisogno che gli si ricordasse che quello era ciò che doveva fare della sua vita. I lineamenti della figlia del generale Silver erano impressi a fuoco in ogni parte del suo cervello, comprese le parti che non funzionavano in modo ottimale. Ancora più importante, il suo suggerimento era un comando che voleva seguire. Una missione che era ansioso di intraprendere. Un compito per il quale si stava già preparando tatticamente.
‘Ti ha mandato a sposarmi.’
Non era stato esattamente l’ultimo ordine del generale per i suoi uomini, ma ogni parte di Linc era felice di seguire quell’ordine.
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