Una Bellissima Storia Sbagliata. Margherita Guglielmino

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Una Bellissima Storia Sbagliata - Margherita Guglielmino

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e non ha più nessuno, è sola al mondo e poi un modo per portarla in Italia c'è, lascia fare a me.

       Il giorno dopo un aereo di Stato messo a disposizione dal Premier Francesco Martinelli riportava in Italia, Luisa, Giorgio e la piccola Asmait.

       4

       Trascorse una settimana da quella tragica notte, Luisa ospitò Giorgio nella villa dei suoi genitori, ma entrambi passavano quasi tutto il loro tempo al capezzale della bambina, che nonostante le cure non sembrava migliorare.

       Nel frattempo Giorgio allertò i servizi sociali per trovare qualche parente del padre che era un ingegnere edile di Vercelli, ma non trovarono nessuno, a quel punto se la bambina fosse sopravvissuta sarebbe stata dichiarata adottabile. Fu il dodicesimo giorno dall’attentato che avvenne il miracolo.

       Luisa si era assopita tenendo la mano della bambina, mentre Giorgio era seduto accanto a lei, all’improvviso la bimba aprì gli occhi e disse qualcosa, prima in una lingua incomprensibile e poi in italiano: acqua, mama acqua.

       La gioia di Giorgio e Luisa fu tale che si abbracciarono, in quell’ abbraccio c'era tutto il loro mondo, la fatica, il dolore, la disperazione, la speranza e finalmente la gioia.

       Chiamarono i colleghi, che dopo i primi accertamenti dichiararono la bimba fuori pericolo.

       Dopo tutti quei giorni angoscianti potevano andare a casa a riposare, Asmait era salva e in buone mani. Fecero il tragitto dall’ospedale alla villa in silenzio, erano esausti.

       La lancia Y di Luisa costeggiava il lungo Tevere, la calura di luglio si faceva sentire e anche se loro erano abituati al caldo africano, l’umidità della notte romana era asfissiante. Luisa era un bagno di sudore, la tensione degli ultimi giorni si era allentata ma si sentiva sfinita. Giorgio l'aveva intuito e prima di rientrare le propose di bere una birra per festeggiare il risveglio di Asmait.

       Si fermarono allo Zodiaco a quell’ora tarda c'erano solo delle coppiette appartate al Pincio. Bevvero qualche birra, erano mesi che non toccavano l’alcool. In Africa era un lusso; mentre si avvicinavano alla macchina, complice le birre i due si sfiorarono fino a fare aderire perfettamente i loro corpi e iniziarono a baciarsi, uno, due , tre, mille baci di passione, passione che avevano represso per troppo tempo e che ora complice il sollievo per le condizioni della bambina, potevano far sprigionare.

       Salirono in macchina e fecero l’ amore lì come due ragazzini alle prime armi. Non ancora sazi l’uno dell’altra tornarono alla villa, i genitori di Luisa erano in vacanza nella casa al mare al Circeo dove si trasferivano nei mesi estivi, e soli consumarono quella passione per tutta la notte.

       Si svegliarono avvinghiati nel letto di Luisa, lei istintivamente si ritrasse e si coprì col lenzuolo, lui fissava il soffitto.

       - Scusami, non dovevamo, tu sei un uomo sposato, sarà stato l’effetto delle birre o il sollievo per la bambina, perdonami non accadrà mai più.

       - Invece si che accadrà ancora, perché lo vuoi tu e lo voglio io e non c'entra né l’alcool nè la bambina, io ti ho desiderata dal primo momento che ti ho vista al campo con quei ridicoli pantaloni color cachi, non mi era mai successo prima e ho cercato di controllare i miei istinti parlandoti di mia moglie proprio per mettere un muro tra di noi, ma non ci sono riuscito, quindi scusami tu. Se non vuoi che accada più lo capirei, basta tu lo dica e sparirò dalla tua vita…

       Per tutta risposta Luisa lo tirò a se e fecero nuovamente l’amore.

       Furono giorni di una gioia quasi infantile, Asmait stava recuperando le forze, conosceva abbastanza bene l’italiano e lei e Luisa avevano stretto un vero legame affettivo.

       La psicologa dell’ospedale la stava aiutando a superare il trauma per la perdita della madre e l’assistente sociale sbrigava le pratiche per ospitare la bimba in una casa famiglia dopo che l’ avessero dimessa dall’ospedale, in attesa che una famiglia si facesse avanti per adottarla. La sua storia con Giorgio andava a gonfie vele, quell’uomo era meraviglioso, aveva tutto ciò che una donna potesse desiderare, bello, intelligente, simpatico, avevano le stesse passioni, amavano gli stessi libri, gli stessi film e spesso completavano le frasi l’uno dell’altra. Era tutto troppo perfetto per poter durare... ed infatti la realtà la destò da quel sogno ad occhi aperti troppo presto. Quella mattina Giorgio si era alzato presto e Luisa svegliandosi al posto suo aveva trovato Theo. Scese di fretta le scale e lo trovò a torso nudo in cucina ad armeggiare col tostapane, la barba incolta che gli dava un tocco di selvaggio e trasandato la faceva impazzire, gli si avvicinò da dietro e gli cinse il torace.

       - Buongiorno amore! Ti sei alzato all’alba…

       - Ciao piccola…

       Luisa adorava quel nomignolo con cui Giorgio soleva chiamarla.

       Appena si girò, capì subito che qualcosa non andava.

       -Ehi cos'è quel muso? È successo qualcosa ad Asmait? Disse allarmata.

       - No tranquilla, ho chiamato stamattina in reparto ed è tutto a posto.

       - E allora cos’hai?

       - Luisa siediti, devo parlarti.

       - Siamo qui da quasi un mese e non sono ancora andato a trovare Sara a Milano. Le ho detto di Asmait, che non mi sentivo di lasciarla, perché a parte te e me non ha nessuno e lei ha deciso di venire a trovarmi a Roma e conoscere la bambina. Sa che le assistenti sociali le stanno cercando una famiglia e mi ha proposto di presentare la domanda di affidamento. Tu sai che lei non può avere figli e ha pensato che sia stato il destino a mettere Asmait sulla nostra strada.

       Luisa ascoltava impietrita.

       Non conosceva Sara, stranamente non era gelosa di lei, forse perché non l’aveva mai incontrata, lei era solo un ologramma tra lei e Giorgio, ma ora si sarebbe materializzata lì nella sua città, nel suo ospedale, nella sua vita e non solo si sarebbe ripresa l’uomo che amava, ma le avrebbe portato via la sua bambina. Si perché Asmait era la sua bambina, la madre morente l’aveva affidata tra le sue braccia. E ora Luisa avrebbe perso tutto. Lei come donna single non avrebbe potuto chiedere l’affidamento della bimba, trovava assurdo che nel XXI secolo in un paese civile ed industrializzato come l’ Italia mancassero ancora i diritti civili fondamentali per le donne single, i padri separati o gli omosessuali. Non riuscì a dire nulla, alzò lo sguardo sui suoi occhi di ghiaccio e alla fine con un filo di voce gli disse:

       - Forse è meglio che porti via da qui la tua roba. Si girò e andò via.

       Giorgio mise tutti i suoi effetti personali nel grande borsone beige che aveva portato con sé dalla Sierra Leone, le camicie, i pantaloni, il dopobarba, il rasoio, tutto meticolosamente riposto con cura, in primis perché lui era un uomo ordinato e poi forse per restare cinque minuti in più in quella casa, la casa di Luisa e nella sua vita.

      5

       Seduta accanto a quella valigia ingoiava le sue stesse lacrime, forse era colpa di quei ricordi che in fondo era lei stessa a ricercare in una sorta di masochismo.

       Si avviò verso l’angolo cottura, preparò una tisana e mentre la beveva si sentiva terribilmente sola. Nel pomeriggio era passata

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