Terapia Fisica. Carol Lynne
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«Oh, beh, posso capire» disse Nate, sfoggiando il suo perfetto sorriso da star del cinema.
Matt guardò Rio che sbuffò. «Non darti troppe arie» disse il compagno di Nate, riponendo i bicchieri.
Matt non riuscì a trattenersi dal ridere. Rio era come un cane in calore che ansimava dietro Nate notte e giorno. Era uno dei motivi per cui gli piaceva uscire con loro due. Non importava di cosa discutessero, il loro amore reciproco era così trasparente, che era impossibile non sedersi e godersi lo spettacolo.
Un po’ come con Isaac e Sam. Cavolo, era fottuto, proprio fottuto.
«Ehi, sei ancora con noi?» chiese Nate, schioccando le dita davanti alla sua faccia.
«Scusa, ho un sacco di cose per la testa.»
«Mmh.» Nate si strofinò il mento. «Non ha niente a che fare con i dottori Browning e Singer, vero?»
La mascella di Matt cadde prima di richiudersi di scatto.
«Sì, è quello che immaginavo» commentò Nate.
«Si nota così tanto?»
«Solo quando sei nella stessa stanza con loro.» Nate gli mise un braccio intorno alle spalle. «Se ti fa sentire meglio, ho visto che ti guardavano anche loro una volta o due.»
Matt piegò le braccia sul bancone e abbassò la testa. «Cosa dovrei fare?»
«Beh, se fossi in te...» iniziò Nate.
«Nate! Tieni il naso fuori dagli affari di Matt» tuonò la voce di Ryan che proveniva dalle loro spalle.
Girando la testa di lato, Matt guardò Nate voltarsi e salutare l’altro suo amante. Dopo un bacio vietato ai minori, Nate tirò fuori il labbro inferiore. «Ma, sceriffo, è lui che ha chiesto il mio consiglio!»
Ryan guardò Rio e scosse la testa. «Cosa dovremmo fare con lui? È peggio di tutte le pettegole di questa città messe insieme.»
Nate abbassò la mano e la posò sul cavallo dei pantaloni di Ryan. «Vuoi dire che sono meglio di tutte le pettegole della città messe insieme.»
Ryan gli diede uno schiaffo sulla mano e arrossì. «Questo è ovvio, ma fai il bravo, ti prego. Ci sono ancora dei tizi che si allenano, qui dentro.»
Nate si voltò di nuovo verso Matt e roteò gli occhi. «Quindi, come stavo dicendo prima di venire così bruscamente interrotto, penso che dovresti provarci. Mettiti in gioco e lascia che le cose vadano a posto da sole.»
Ryan emise un suono gutturale e girò intorno a Nate per salutare Rio. Nel mentre, Matt pensò a quello che aveva detto Nate.
«Così? Come se niente fosse? Vado da loro e gli dico che non riesco a cavarmeli dalla testa?»
Nate scrollò le spalle. «È quello che farei io.»
«Bugiardo» disse Ryan da dietro il bancone. «Quando eri interessato a me e Rio, non hai fatto niente del genere. Hai tenuto il broncio, sei uscito e ti sei quasi fatto violentare comportandoti da dannato idiota.»
Nate agitò una mano in aria. «Sai come si dice, si impara dai propri errori. Accidenti, Ryan, rilassati.»
Nate strizzò l’occhio a Matt. «Seriamente, penso che sia quello che dovresti fare.»
«Ma come faccio? Isaac e Sam stanno insieme da una vita.»
I bicipiti gonfi di Rio apparvero vicino alla sua testa, mentre l’omone si appoggiava al bancone. «Okay, a proposito di questo, ne so qualcosa. Ryan e io stavamo insieme da tanto prima che Nate entrasse sculettando nelle nostre vite…»
«Io non sculetto!» lo interruppe Nate.
«Sì, piccolo, lo fai. A ogni modo, stavo impazzendo, perché per quanto amassi Ryan, stavo iniziando a sviluppare dei sentimenti per Nate.»
«Allora cosa hai fatto?» chiese Matt, sedendosi.
«Non ho fatto niente. Avevo paura di perdere quello che avevo con Ryan, quindi ho quasi lasciato che Nate se ne andasse. È stato uno degli errori più stupidi che abbia mai fatto. Non riesco a immaginare la mia vita senza Mister Ficcanaso.» Guardò Ryan. «E tu?»
«No. Non voglio nemmeno pensarci» rispose Ryan, scuotendo la testa. Matt vide che Nate pendeva dalle labbra Ryan. Accidenti, erano carini insieme.
Forse avevano ragione. Dopotutto, chi poteva saperne di più sull’argomento di quei tre? «Grazie ragazzi. Penso che andrò a casa. Isaac e Sam mi hanno invitato a una grigliata, stasera. Forse dovrei farci un salto.»
«Questo è lo spirito giusto!» disse Nate. Diede alcune belle pacche sulla schiena di Matt e saltò giù dallo sgabello. «Va bene, uomini, il mio lavoro qui è finito. Portatemi a casa fate di me ciò che volete.»
Matt stava ancora ridendo quando salì in macchina. Tornò a casa e parcheggiò a lato del garage.
Scendendo dall’auto, si diresse verso il cortile. Quando girò l’angolo della casa, si fermò di colpo. I due dottori erano seduti al tavolo e si guardavano l’un l’altro, e non sembrava avessero negli occhi uno sguardo di lussuria. No, sembrava che stessero litigando di nuovo.
L’ultima cosa che Matt voleva era mettersi in mezzo. Si voltò velocemente e iniziò a salire le scale.
«Matt? Sei tu?» chiese Sam.
Merda. Beccato. «Sì.»
«Perché non vieni giù a mangiare qualcosa?»
«Ehm, io non mi sento bene. Penso che andrò a sdraiarmi, magari riesco ad addormentarmi presto.»
In pochi secondi, sia Isaac che Sam apparvero ai piedi della scala. «Cosa c’è che non va?» gli chiese Isaac.
«Ho mal di testa. Ma penso di essere solo stanco.» Era vero, quindi tecnicamente non gli stava mentendo.
Sam salì i pochi gradini che lo separavano da lui. Posò le mani su entrambi i lati della testa di Matt e la inclinò verso il basso per guardarlo negli occhi, valutando le sue condizioni, pensò Matt.
«Non dormi abbastanza» gli disse.
Così vicino al dottore, il respiro di Matt iniziò a farsi più veloce. Cercò di reprimere la sua eccitazione, ma era semplicemente troppo, Sam era troppo vicino.
Gli occhi dell’uomo ruppero il contatto visivo e iniziarono a vagare lungo il suo corpo.
Matt deglutì quando sentì il calore dello sguardo di Sam sulla sua erezione.
Guardando di nuovo Matt prima di voltarsi verso Isaac, che era ancora ai piedi della scala, Sam annuì. «Penso che tu abbia ragione.»
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