Tranquilla Cittadina Di Provincia. Stefano Vignaroli
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Mentre il computer elaborava i dati relativi ai due terrestri, Beta faceva rapidi calcoli nella sua mente. Quando giunse alle conclusioni, le comunicò ad Alfa.
«Mentre eravamo ibernati, la navetta ha viaggiato a una velocità mille volte superiore a quella della luce. Abbiamo percorso uno spazio infinitamente grande in poco tempo. Considerando che il nostro pianeta è distante 2.600 anni luce da qui, noi abbiamo osservato la Terra come sarà tra più di due millenni rispetto al periodo in cui siamo ora!»
«E quindi non abbiamo speranze di sopravvivenza qui?»
«Non è detto. L'autonomia di queste apparecchiature è di circa duemila dei nostri anni, corrispondenti a tremila anni terrestri. Possiamo lasciare ibernati i nostri compagni e programmare il loro risveglio in un periodo più idoneo.»
«Le celle di ibernazione hanno questa autonomia, ma non il computer di bordo. La procedura dovrà essere attivata manualmente da qualcuno. Chi lo farà fra più di 2.500 anni?»
«Dobbiamo appropriarci dei corpi di questi due terrestri. Addestreremo la nostra progenie in modo che al momento opportuno sia in grado di attivare le procedure e risvegliare i nostri compagni», disse Beta, cominciando a visionare i risultati delle analisi eseguite dal computer sui corpi dei terrestri.
Su un monitor scorrevano dati relativi a Kakin.
Funzioni vitali interrotte, ma facilmente ripristinabili.
Soggetto giovane, cellule in buono stato.
Circonvoluzioni cerebrali dallo sviluppo piuttosto limitato.
La superficie della corteccia cerebrale può essere notevolmente aumentata artificialmente.
Possibilità di respirare solo in ambiente ossigenato.
Possibilità di resistere a lungo in apnea, grazie a una grande capacità polmonare. Niente branchie.
Corredo genetico costituito da ventitré coppie di cromosomi, dati dalla combinazione di nucleotidi complessi.
Beta applicò due elettrodi piatti alla zona toracica di Kakin. L'elaboratore inviò una serie di stimolazioni elettriche, alla giusta intensità e distanziate tra loro in maniera calcolata, fino a riportare il cuore, dopo alcune extrasistoli, a un ritmo sinusale normale. Il torace si sollevò una, due volte, poi anche il respiro si fece regolare. A quel punto, Beta cercò una vena nel braccio del terrestre, vi infilò un ago, collegato tramite un tubo flessibile a uno strano contenitore, poi elaborò nella sua mente delle istruzioni e osservò di nuovo il monitor.
Prima inoculazione di nanobot in corso.
Inoculazione completata.
Nanobot pronti ad adattare i codici genetici dell'ospite al corpo di Alfa.
Eseguito.
Alfa si coricò a fianco del corpo di Kakin e, in breve, i due corpi si fusero: Alfa scomparve all'interno del terrestre, che cominciò a dare segni di rianimazione.
Seconda inoculazione di nanobot in corso.
Inoculazione completata.
Nanobot in opera su circonvoluzioni cerebrali e manipolazione della memoria.
Eseguito.
Tutti i nanobot rimarranno in stand by nel torrente circolatorio, pronti a intervenire nella riparazione di cellule degenerate, invecchiate o impazzite.
Processo completato.
Kakin Alfa si alzò.
Le stesse fasi furono ripetute sul corpo di Quinto Fabio. Dopo aver inoculato l'ago in una vena dell'altro individuo, anche Beta si distese accanto al terrestre che gli avrebbe donato il suo corpo. Dopo qualche minuto, Quinto Fabio Beta si sollevò dalla sua nicchia. I due adesso erano anche in grado di comunicare tra loro, e con i terrestri con cui sarebbero venuti in contatto, per mezzo del linguaggio verbale. Entrambi potevano parlare sia il linguaggio dei Romani, che quello dei Galli, e le loro menti avevano la possibilità di sviluppare quei primordiali linguaggi per renderli molto più fluidi e adatti alla comunicazione. Un nuovo senso, mai utilizzato nel loro pianeta d'origine, era l'udito. Era strano, ma molto interessante, riuscire a elaborare i suoni che giungevano a quegli strani nuovi accessori della loro testa, che erano le orecchie. Anche se potevano ancora comunicare per via telepatica, riuscivano ora a intendersi anche per mezzo dei suoni. Era incredibile come emettendo aria dalla bocca e sincronizzando i movimenti di gola, labbra e lingua riuscissero a pronunciare un'infinita varietà di suoni. Ci avrebbero messo pochi minuti, grazie alla loro intelligenza, a imparare a utilizzare queste due nuove funzioni, la voce e l'udito.
I loro corpi nel tempo sarebbero comunque invecchiati. I nanobot avevano infatti la capacità di riparare e rimpiazzare cellule malate, ma avevano una limitata possibilità di rallentare il processo di invecchiamento corporeo. Nel loro pianeta di origine, i nanobot mantenevano in perfetta efficacia un corpo per circa settanta, settantacinque anni, che corrispondevano a circa cento anni terrestri. Per cui Alfa e Beta sapevano che ogni cento anni sarebbero dovuti ritornare alla loro navetta per trasferire il loro essere e la loro mente in un nuovo corpo terrestre. Ma avrebbero avuto tutto il tempo di pensare alle strategie da adottare. Adesso dovevano risalire in superficie e iniziare la loro dura vita sul pianeta Terra.
Ritornati alla luce del sole, un sole che scaldava la loro pelle in maniera inaspettata, si divisero i compiti, per avere la possibilità di proteggere al massimo il sito nel tempo. Kakin Alfa sarebbe rimasto sulla collina, avrebbe costruito un pozzo in muratura che avrebbe garantito l'accesso alla navetta in qualsiasi momento. Avrebbe continuato a coltivare la terra come se fosse il Gallo Kakin e niente fosse accaduto, ma avrebbe comunque costruito delle fortificazioni in pietra, per difendere la collina da eventuali curiosi, male o bene intenzionati.
Dal canto suo, Quinto Fabio Beta, con il suo manipolo di uomini, che non ricordavano nulla se non che erano andati a vedere gli effetti della caduta di quello strano oggetto infuocato, sarebbe ritornato a dirigere i lavori di costruzione della nuova città romana: Aesis. Avrebbe applicato alla sua realizzazione delle nozioni di ingegneria che i Romani non conoscevano e, nel giro di cinquanta anni, la città sarebbe stata una tra le colonie romane più fiorenti e inespugnabili, protetta da possenti mura, avamposto dei Romani verso i territori ancora occupati dai Galli. Sulla parte più alta della città si trovava il Foro, dove banchieri, commercianti e agrari si incontravano. Poco distante sorgevano l'anfiteatro e le Terme. L'enorme cisterna d'acqua, situata nel settore nord orientale della parte più alta della città, comunicava, per mezzo di un ingegnoso e nascosto canale sotterraneo, con il pozzo dall'acqua portentosa situato nella collina opposta. Quinto Fabio aveva provveduto a uccidere tutti gli schiavi utilizzati per la costruzione di quel canale, in quanto nessuno doveva essere a conoscenza della sua esistenza.
Cinquecento anni dopo la fondazione di Roma, a cinquant'anni circa dalla battaglia del Sentino, Aesis era ancora retta dall'anziano console Quinto Fabio Rulliano, che aveva debellato le limitrofe popolazioni di Galli Senoni e Sanniti, per aprire la strada alle conquiste romane verso le coste dell'Adriatico. Ma la collina abitata dal Gallo Kakin, noto alleato dei Romani e di Quinto Fabio, non era mai stata attaccata e ne era stata sempre garantita l'indipendenza, mai messa in discussione da nessun abitante di Aesis.
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