Tranquilla Cittadina Di Provincia. Stefano Vignaroli
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La mezzanotte è passata da un pezzo e la serranda del bar pizzeria è abbassata per metà da più di mezzora. Veronica, quarantenne Commissario di Polizia, un glorioso passato da campionessa olimpionica di scherma, è appoggiata alla fiancata della sua berlina nera. Il fumo della sigaretta si va a unire al suo fiato condensato e alla nebbia della notte di autunno inoltrato che rende ovattate le sagome di persone e cose. Una prostituta di colore le si avvicina.
«Per 20 Euro ti posso far godere, meglio che un uomo.»
«Vattene!» risponde, mostrando il distintivo. «Sei fortunata che ho altro per le mani questa sera, altrimenti ti farei passare la notte in cella.»
«Dammi una sigaretta, allora.»
Veronica getta la cicca, cerca nelle tasche, accende l’ultima del pacchetto, che accartoccia e getta in terra.
«Come vedi non ne ho più. Vattene!», e sottolinea quest’ultima frase sbuffandole direttamente il fumo in faccia e fissandola con lo sguardo più truce che è in grado di realizzare.
Uno dei pochi lampioni funzionanti si accende e si spegne in maniera intermittente, quasi comandato da uno strano meccanismo a orologeria, probabilmente la sua lampada è arrivata al capolinea ma ne passerà di tempo prima che qualche operaio del comune passi a sostituirla. Approfittando del buio e della nebbia, lo zingaro dai lunghi capelli grigi e il cappello a larghe falde scarica la vescica dietro la sagoma di una corriera parcheggiata, poi ritorna sotto il versò del bar, scola il suo bicchiere e si avvia barcollante verso la sua bicicletta. Tre pedalate e cade rovinosamente a terra, si rialza e si perde nella nebbia. Ogni sera nessuno sa se riuscirà a raggiungere indenne la sua roulotte, giù in fondo alla zona industriale, ma il giorno dopo si ripresenta puntualmente a elemosinare soldi, alcol e sigarette.
Veronica si stringe nel giubbotto di pelle per proteggersi dal freddo e dall’umidità. Ecco, ora la sua attenzione è incentrata sulle due figure che fuoriescono da sotto la serranda del bar. Leonardo, l’ingegner Leonardo Albini, è in compagnia di una stangona dalla pelle ambrata, minigonna, gambe vertiginose e seno talmente gonfio di ormoni e silicone che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
La stangona, più che una lei, è ancora un lui. Qualcosa che penzola in mezzo alle gambe ce l’ha di sicuro! pensa Veronica, ma non è interessata più di tanto alla cosa. Chi le interessa è Leonardo, quell’ingegnere edile dalla pretesa di diventare un investigatore privato. E certo, sempre a contatto con la malavita locale, chi meglio di lui potrebbe acciuffare criminali?
Leonardo saluta il viado, che se ne va in direzione di Via Setificio, mentre lui si dirige verso Porta Valle ed entra nel centro storico. Veronica lo segue cercando di mantenere la distanza, ma l’uomo si dilegua nei meandri dei vicoli.
Un uomo dallo spiccato accento dell’est Europa le si avvicina da dietro e fa scattare un coltello a serramanico.
«Poco raccomandabile girare da queste parti per una donna sola!»
Affatto intimorita, la poliziotta esegue una piroetta e, grazie a un colpo di piede ben assestato, disarma il suo potenziale aggressore.
«Anche per un uomo, specialmente se infastidisce le persone sbagliate!»
E per quella notte è fatta, ha perso di vista il suo bersaglio, non ha potuto verificare la sua connivenza e complicità con i criminali della zona sud di Jesi, quella che un tempo era considerata una tranquilla cittadina di provincia. Tanto vale rientrare alla base. Con la certezza che prima o poi Leonardo farà un passo falso. Pura fantasia? O magari è segretamente e inconsapevolmente innamorata di lui, chissà!
I quotidiani locali del giorno successivo, una giornata caratterizzata da un pallido sole che fa capolino dalla coltre di nebbia, riportano l’ennesima notizia di cronaca nera.
Jesi. In zona Porta Valle un Viado è stato aggredito e accoltellato. Prontamente soccorso dall’ingegner Albini, che si trovava a passare di lì per caso, è stato dichiarato guaribile in 10 giorni. Ma la Polizia dov’è?
CATERINA…
In una rigida giornata di metà dicembre mi presentai al Questore di Ancona. Il Dottor Spanò era il mio vecchio capo. Ero tornata alla base, ma ero lì giusto per consegnare la busta contenente la mia richiesta di congedo per maternità.
«Sono felice di riaverla con noi, Dottoressa Ruggeri. Un elemento prezioso come Lei meglio averlo qui in zona in congedo per maternità, che non saperla assegnata a un Distretto di Polizia così lontano. Grazie alla sua nuova qualifica, ho in serbo per Lei un incarico particolare. Qui nelle Marche non abbiamo una Sezione Omicidi. Visto come se l'è cavata nell'indagine su a Triora, e visto il notevole aumento della criminalità anche nelle nostre zone, ho deciso di aprire la Sezione qui in Ancona, con valenza su tutto il territorio regionale, e sarà proprio Lei a dirigerla, coadiuvata dall'Ispettore Santinelli.»
No, non è possibile! dissi tra me e me. Di nuovo tra i piedi. Ma non doveva dirigere il Distaccamento Cinofili al mio posto dopo che me ne ero andata? In così poco tempo è stato capace di mandare all'aria tutto il mio lavoro decennale? I Cinofili sono allo sbando e il Distaccamento è prossimo alla chiusura?
Non avevo neanche il coraggio di chiedere lumi al mio superiore, che comunque, interpretando i miei pensieri reconditi, mi diede delle assicurazioni.
«Non si preoccupi, il suo adorato Distaccamento Cinofilo va alla grande anche senza di Lei, ma l'Ispettore Santinelli non era in grado di dirigerlo. Durante l'estate ben tre cani si sono ammalati di Leishmaniosi e due conduttori hanno chiesto il trasferimento per incompatibilità con l'Ispettore. Così, prima di giungere all'irreparabile, ho sostituito Santinelli con un validissimo collega, l'Ispettore Capo Della Debbia, che si è trasferito qui da Nettuno.»
Tirai un sospiro di sollievo e continuai ad ascoltare quanto aveva ancora da dirmi.
«Ma, tornando a noi, Le dicevo che questa nuova sezione, a valenza regionale, sarà dedicata alle indagini su omicidi e persone scomparse, e credo proprio che Lei sia la persona più adatta a dirigerla. Potrà venire in tutta libertà, senza tralasciare gli impegni di futura neo mamma, a organizzare l'ufficio, e quando mi dirà di essere pronta, partiremo.»
Ero entusiasta, e già le idee sull'organizzazione della nuova squadra frullavano nella mia testa.
«Tutto bene, ma devo proprio prendermi in carico anche l'Ispettore Santinelli?»
«Sembra che Lei sia l'unica che è sempre stata in grado di gestirlo! Direi proprio di sì!»
Annuii, non molto soddisfatta della prospettiva, e cominciai a tendere la mano al mio superiore per congedarmi.
«Un'ultima cosa, Dottoressa. Nei prossimi giorni avremo qui in sede degli specialisti che terranno un corso su Linguaggio del Corpo e Prossemica, e sarà una cosa molto interessante. Se volesse partecipare, pur essendo in congedo, vedrà che si potranno apprendere delle nozioni davvero importanti nella gestione degli interrogatori.»
Accettai l'invito, anche sapendo che Stefano non ne sarebbe stato affatto contento, in quanto il