Una Moglie Per Collin. Shanae S. Johnson
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INDICE
CAPITOLO UNO
"Penso sia pronto a chiedere la tua mano" dichiarò la rossa con aria sognante,
I capelli biondo fragola le incorniciavano dolcemente il viso con riccioli leggeri e delicati come il bacio di un amante. I suoi occhi verdi da cerbiatta erano colmi di speranza e anticipazione.
"Sei fuori di testa?" esclamò l'altra rossa, fissandola incredula.
I suoi capelli erano lisci e il loro era il classico rosso che si immagina quando si pensa ad una rossa, profondo, vibrante, più simile a quello di una mela che di una fragola. Gli occhi invece erano esattamente della stessa tonalità di verde.
"Siamo usciti insieme solo due volte. E la prima volta mi sono resa conto solo alla fine che si trattava di un appuntamento" disse, sul viso un’espressione più incredula che entusiasta.
"Il terzo appuntamento sarà la cena con la famiglia. Sai bene cosa significa" disse una terza rossa, i cui capelli cortissimi erano della tonalità più scura di rosso. Un castano ramato, che sfiorava i toni del marrone, ma che era tutt'altro che scialbo.
Charlotte Lee guardò il proprio riflesso nella finestra della cucina. Era facile riconoscersi: era la ragazza dai capelli castano topo in mezzo a quelle rosse vivaci, alte, statuarie e dalla carnagione di porcellana. La pelle abbronzata di Charlotte non era un prodotto del sole, piuttosto un dono di suo padre, che l'aveva portato con sé da Shanghai dove aveva frequentato l'università.
"Questo non è un appuntamento" disse quella dai capelli rosso classico. Eliza Bennett alzò gli occhi a cielo, torreggiando sulla testa delle sue sorelle. Un gesto rivolto esclusivamente a Charlotte, come se la sua migliore amica fosse l'unica in grado di comprenderla.
"Vuoi spiegarglielo tu, Charlie?"
Charlotte non si preoccupò di risponderle, perchè sapeva bene che la domanda era puramente retorica. Nemmeno un secondo dopo, Eliza lo confermò fornendo ella stessa la risposta.
"Quale uomo sano di mente chiederebbe la mano di una donna che sta chiaramente cercando di spingerlo al matrimonio?"
Giusta osservazione, pensò Charlotte, chiedendosi anche se quella di Eliza fosse un'altra domanda retorica e se fosse solo una battuta ironica. L'inglese non era mai stato il suo forte a scuola. Il suo interesse era più rivolto al programma di zootecnia del dopo scuola, al quale partecipavano i bambini i cui genitori lavoravano tutto il giorno. I genitori di Charlotte non lavoravano tutto il giorno, o, almeno, lei non pensava che lo facessero. Non riusciva propria ad immaginare che, in paradiso, le anime dovessero lavorare. Qui sulla terra, Charlotte preferiva lavorare con gli animali della fattoria ogni giorno dopo le lezioni, piuttosto che tornare a casa della zia, dove le veniva costantemente ricordato di essere un peso indesiderato e sgradito.
"Collin è venuto semplicemente a parlare d'affari con papà" disse Eliza come per decretare la fine di quella conversazione.
Le ragazze scrutarono dietro l'angolo della cucina che conduceva nella sala da pranzo, dove il muscoloso John Bennett sedeva di fronte all'alto e allampanato Collin Hunsford. Mr. Bennett sorseggiava il suo caffè, sfogliando il giornale. Collin guardava fuori dalla finestra, là dove il prezioso cavallo da corsa dei Bennetts era intento a pascolare. Da quando era arrivato, i due uomini non si erano scambiati una parola.
Il giovane sollevò di scatto lo sguardo e, con una rapida piroetta, le tre sorelle Bennett si tirarono indietro per non farsi vedere. Charlotte tuttavia perse il ritmo e restò lì, immobile, sotto i penetranti occhi blu di Collin. D'altra parte, era tutta la vita che sapeva di avere due piedi sinistri: le sarebbe risultato impossibile piroettare su se stessa senza finire a terra. Inoltre, non avrebbe potuto sollevarsi sulle dita dei piedi neanche se ci avesse provato, perché i tacchi dei suoi usurati stivali da cowboy sembravano aver messo radici nel pavimento.
Così eccola lì, pietrificata, sotto lo sguardo di Collin.
Collin Hunsford aveva quel tipo di sguardo che andava ben al di là dell'apparenza, ma puntava dritto al problema. A differenza di tutti gli altri ragazzi con cui era cresciuta, Collin non pretendeva che gli altri tacessero per essere ascoltato. Parlava solo se interrogato e rispondeva