Una Moglie Per Collin. Shanae S. Johnson
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Читать онлайн книгу Una Moglie Per Collin - Shanae S. Johnson страница 4
"No!" esclamò lei, sollevando le mani come per allontanarlo "Non intendo sposarti".
"Ho dimenticato qualche altra regola sociale?" chiese lui, voltandosi a guardare Charlotte.
Lei si stava fissando le mani, mentre tutti i Bennetts fissavano lui, ogni sorriso di circostanza svanito dai loro volti.
"Cosa ti fa pensare che ti sposerei?" stava dicendo Elizabeth.
Collin riportò l'attenzione sulla futura sposa. Aveva bisogno della sua collaborazione per raggiungere il proprio obiettivo.
"Ho notato dei chiari segnali".
"Davvero? E quali?"
Durante il periodo dell'accoppiamento, le cavalle facevano in modo che gli stalloni sapessero che erano pronte per la monta lanciando segnali evidenti, come roteare la coda e urinare.
Elizabeth si toccava sempre i capelli mentre chiacchierava con la gente, ma Collin non accennò alla cosa. Aveva imparato che le donne non apprezzavano di essere paragonate ai cavalli. Esattamente come non amavano essere messe al secondo posto.
Posò sul ginocchio la mano che conteneva la scatola con l'anello.
"Ti ho sentito dire che è opinione comune che un uomo con un buon lavoro ha bisogno di una relazione seria".
"Quando avrei detto una cosa del genere?"
"Quando stavi iscrivendo Lefroy alle gare di Pemberley al ranch di mio cugino Darcy".
"Oh" Elizabeth aggrottò la fronte "Parlavo di Darcy e di tutte quelle innamorate che gli ronzano intorno".
A differenza dei sorrisi, Collin aveva sempre avuto problemi con il sarcasmo. Sfortunatamente, non c'era modo di comprendere il livello di ironia, a meno che uno non sorridesse subito dopo. Elizabeth aveva sorriso?
Ma quello non era stato l'unico segnale.
"Durante i nostri appuntamenti, andavi spesso al bagno".
Elizabeth spalancò gli occhi, confusa.
"Le giumente urinano per annunciare che sono pronte a riprodursi" spiegò lui.
"Andavo al bagno per allontanarmi per un po' da te" replicò lei, tirandosi indietro.
Jane sussultò ed esalò un brusco respiro.
Lydia fece una smorfia e batté rumorosamente i palmi delle mani
Collin si voltò a guardare Charlotte, l'unica a sembrare addolorata per come stavano andando le cose. La vide girarsi verso la porta come se volesse disperatamente trovarsi fuori da quella stanza.
Probabilmente, non avrebbe dovuto esternare quel paragone tra Elizabeth e una cavalla in calore. Per fortuna, non si era avventurato nella descrizione dei movimenti della coda con cui le giumente attiravano gli stalloni.
Non che Elizabeth lo avesse fatto.
In ogni caso, non erano solo queste le ragioni che lo avevano spinto a chiedere la sua mano.
"Abitiamo vicini, quindi non dovresti neanche trasferirti troppo lontano".
"Vivo anche accanto a Darcy. Ha forse chiesto la mia mano?"
"Tu e mio cugino non siete fatti l'uno per l'altra. Noi due, invece, andiamo abbastanza d'accordo". Collin pensò ai silenzi che avevano riempito i loro appuntamenti. Lei non aveva mai insistito per conversare a tutti i costi. In effetti, Collin non riusciva a ricordare alcuna conversazione tra loro.
"Andare d'accordo? Pensi che l'amore sia tutto qui?"
"Cosa c'entra l'amore in questa equazione? Ho scelto te perchè non invaderemo l'uno la vita dell'altro. Potremmo continuare esattamente come adesso. Un'alleanza tra noi farebbe comodo a tutti".
"Un'alleanza? Parli del matrimonio come se si trattasse di un affare economico".
Non era forse così? Il matrimonio dei genitori aveva consolidato i possedimenti terrieri di Rosings Ranch. Adesso Collin aveva bisogno dell'eredità che la madre gli aveva lasciato per trasformare il ranch in un paradiso per cavalli da corsa in pensione. Il problema era che non avrebbe avuto accesso al denaro finchè non avesse messo quell'anello al dito di una donna.
"Da un punto di vista tecnico e storico, il matrimonio è esattamente questo" disse "Un contratto, un'alleanza tra famiglie. Il concetto di sposarsi per amore è più moderno e le sue probabilità di successo sono molto basse, a differenza di quanto succede per i matrimoni basati su questioni economiche".
Il coro di sospiri che seguì la sua dichiarazione fu un chiaro segnale che aveva sbagliato di nuovo. Ogni Bennett presente lo guardava accigliato: Elizabeth teneva le mani serrate a pugno, Jane scuoteva lentamente la testa per esprimere la totale disapprovazione e Lydia aveva arricciato il naso come se avesse sentito un cattivo odore.
Per una volta, anche l'espressione di Charlotte era impenetrabile persino per lui.
"Basta così, figliolo" disse mr. Bennett in tono pacato ma inequivocabile "Penso sia il momento che tu te ne vada".
Collin si alzò in piedi, infilò la scatoletta in tasca e riprese il dispositivo dal tavolo. Nonostante non avesse idea di quale errore avesse commesso, fece come gli era stato detto e si diresse verso la porta.
La zia non sarebbe stata affatto contenta del suo fallimento.
CAPITOLO TRE
"Riesci a credere a quel che è appena successo?"
Una volta, qualcuno aveva detto a Charlotte che, quando si è in cerca di consigli, si va sempre dall'amico che sappiamo ci dirà quel che vogliamo sentire.
E lei sapeva benissimo cosa Eliza voleva sentirsi dire.
"Si, lo so" rispose.
"Voglio dire...Collin Hunsford non potrebbe mai rendermi felice. E sono sicura di essere l'ultima donna al mondo capace di rendere felice lui" continuò Eliza, camminando avanti e indietro per la camera da letto, dalla finestra alla porta e viceversa. E ad ogni giro, la folta chioma le ondeggiava sulle spalle, proprio come la coda di una cavalla che allontana le avances di uno stallone troppo insistente.
"Sì, lo so" commentò Charlotte, seduta sulla coperta rosa del letto. Gran parte della camera di Eliza era nei toni del rosa, un colore che mal si adattava a quella giovane donna del tutto priva di fronzoli. Quando Eliza aveva sentito dire che non era consigliabile che le donne dai capelli rossi si circondassero di rosa, aveva fatto l’esatto contrario. Era la sua natura.
"Ha creduto che gli stessi lanciando dei segnali? Figuriamoci...al secondo appuntamento, mi sono a malapena ricordata di mettere il lucidalabbra".
"Mmm...lo so" disse Charlotte, osservando Lefroy dalla finestra. Non le piaceva affatto il modo in cui l'animale spostava il peso da una zampa all’altra. La successiva coppia di passi fu normale, e la sua andatura sembrò stabilizzarsi. Si stava forse immaginando tutto? L’unico modo era portarlo da un veterinario. Peccato che il migliore della città fosse appena stato cacciato fuori, prima ancora di assaggiare