Maria (Italiano). Jorge Isaacs

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Maria (Italiano) - Jorge Isaacs

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da Emigdio, scusandomi in mille modi per non aver mangiato con lui, e alle quattro sarei tornato a casa.

      Capitolo XX

      Mia madre ed Emma uscirono nel corridoio per incontrarmi. Mio padre era uscito per visitare la fabbrica.

      Poco dopo fui chiamata in sala da pranzo e non tardai ad andarci, perché lì mi aspettavo di trovare Maria; ma fui ingannata; e quando chiesi a mia madre di lei, lei mi rispose:

      Dato che i signori arriveranno domani, le ragazze sono impegnate a preparare dei dolci; credo che li abbiano finiti e che arriveranno adesso.

      Stavo per alzarmi da tavola quando José, che stava salendo dalla valle verso la montagna con due muli carichi di canna-brava, si fermò sull'altura che dominava l'interno e mi gridò:

      –Buon pomeriggio! Non posso arrivare perché ho una chúcara e si sta facendo buio. Vi lascio un messaggio con le ragazze. Siate molto presto domani, perché la cosa accadrà sicuramente.

      –Bene", risposi, "verrò molto presto e saluterò tutti.

      –Non dimenticate i pellet!

      E sventolando il cappello, continuò a salire le scale.

      Andai in camera mia a preparare il fucile, non tanto perché avesse bisogno di essere pulito, quanto perché cercavo una scusa per non rimanere in sala da pranzo, dove finalmente Maria non si fece vedere.

      Avevo una scatola di pistoni aperta in mano quando vidi Maria venire verso di me, portandomi il caffè, che assaggiò con un cucchiaio prima di vedermi.

      I pistoni si sono rovesciati sul pavimento non appena si è avvicinato a me.

      Senza decidersi a guardarmi, mi augurò la buona sera e, appoggiando il piattino e la tazza sulla ringhiera con mano instabile, cercò per un istante con occhi vigliacchi i miei, che la fecero arrossire; poi, inginocchiandosi, cominciò a raccogliere i pistoni.

      –Non farlo", dissi, "lo farò dopo".

      –Ho un ottimo occhio per le piccole cose", rispose; "vediamo la scatoletta.

      Si protese verso di lei, esclamando alla sua vista:

      –Oh, sono stati tutti annaffiati!

      –Non era pieno", osservai, aiutandolo.

      –E che domani avrai bisogno di questi", disse, soffiando via la polvere da quelli che teneva nel palmo roseo di una mano.

      –Perché domani e perché questi?

      –Perché, dato che questa caccia è pericolosa, penso che sbagliare un colpo sarebbe terribile, e so dalla scatoletta che questi sono quelli che il dottore le ha dato l'altro giorno, dicendo che erano inglesi e molto buoni.....

      –Si sente tutto.

      –A volte avrei dato qualsiasi cosa per non sentire. Forse sarebbe meglio non fare questa caccia.... José ti ha lasciato un messaggio con noi.

      –Vuoi che non vada?

      –E come potrei pretendere questo?

      –Perché no?

      Mi guardò e non rispose.

      –Penso che non ci sia altro", disse, alzandosi in piedi e guardando il pavimento intorno a sé; "vado. Il caffè sarà già freddo.

      –Provatelo.

      –Ma non finire di caricare quel fucile adesso..... È buono", aggiunse, toccando la tazza.

      –Metto via la pistola e la prendo; ma non andate via.

      Ero entrato nella mia stanza e ne ero uscito.

      –C'è molto da fare lì dentro.

      –Oh, sì", risposi, "preparo i dolci e le serate di gala per domani, quindi te ne vai?

      Fece un movimento con le spalle, inclinando contemporaneamente la testa da un lato, che significava: come volete.

      –Ti devo una spiegazione", dissi avvicinandomi a lei. Vuoi ascoltarmi?

      –Non ho detto che ci sono cose che non vorrei sentire? – rispose, facendo tintinnare i pistoni all'interno della scatola.

      –Pensavo che quello che…

      –È vero quello che state per dire, è vero quello che credete.

      –Cosa?

      –Che io ti ascolti, ma non questa volta.

      –Devi aver pensato male di me in questi giorni!

      Ha letto, senza rispondermi, le scritte sul registratore di cassa.

      –Non vi dirò nulla, dunque; ma ditemi cosa avete supposto.

      –Che senso ha?

      –Vuoi dire che non mi permetti nemmeno di scusarmi con te?

      –Quello che vorrei sapere è perché l'avete fatto; ma ho paura di saperlo, perché non ne ho dato alcuna ragione; e ho sempre pensato che ne aveste qualcuna che io non avrei saputo..... Ma visto che sembri essere di nuovo felice, lo sono anch'io.

      –Non mi merito che tu sia così buono come lo sei con me.

      –Forse sono io che non merito....

      –Sono stato ingiusto con te e, se lo permetti, ti chiedo in ginocchio di perdonarmi.

      I suoi occhi, a lungo velati, brillarono di tutta la loro bellezza ed egli esclamò:

      –Oh, no, mio Dio! Ho dimenticato tutto… mi sentite bene? Tutto! Ma a una condizione", aggiunse dopo una breve pausa.

      –Tutto quello che volete.

      –Il giorno in cui farò o dirò qualcosa che ti dispiacerà, tu me lo dirai e io non lo farò o non lo dirò mai più. Non è facile?

      –E non dovrei pretendere lo stesso da voi?

      –No, perché non posso consigliarvi, né so sempre se quello che penso è meglio; inoltre, sapete quello che sto per dirvi, prima che ve lo dica io.

      –Sei sicura, dunque, che vivrai convinta che ti amo con tutta l'anima? -dissi, con voce bassa e commossa.

      –Sì, sì", rispose a bassa voce; e quasi toccandomi le labbra con una mano per indicarmi di stare tranquilla, fece qualche passo verso il salotto.

      –Che cosa hai intenzione di fare? -Dissi.

      –Non senti che John mi chiama e piange perché non mi trova?

      Indeciso per un attimo, nel suo sorriso c'era una tale dolcezza e un tale languore amoroso nel suo sguardo, che lei era già sparita e io la stavo ancora guardando estasiato.

      Capitolo XXI

      Il giorno dopo, all'alba, presi la strada della montagna, accompagnato da Juan Angel, che portava alcuni regali di mia madre per Luisa e le bambine. Mayo ci seguì: la sua fedeltà

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