Gli ultimi flibustieri. Emilio Salgari

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Gli ultimi flibustieri - Emilio Salgari

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a Panama per tradirvi?

      – Che cosa dici tu? – chiesero, ad una voce, Buttafuoco e Mendoza, colpiti in pieno petto da quell’inattesa rivelazione.

      – La verità, – rispose mastro Arnoldo, con voce grave. – Quell’uomo doveva aver saputo che il marchese di Montelimar da anni mirava ad impadronirsi del tesoro del Gran Cacico e vi ha traditi, dietro la promessa di avere un terzo del tesoro.

      – Ah!… Cane dannato!… – esclamò Mendoza, furibondo. – Ed io l’avevo creduto un onesto bucaniere!… Ora comprendo tutto.

      – Ed io comprendo che l’eredità del Cacico è in pericolo, – aggiunse don Barrejo. – Ah!… Quel Montelimar sa condurre a meraviglia i suoi affari!

      – Non mi aspettavo un colpo simile, – disse Buttafuoco, Il quale pareva scombussolato, – e non avrei mai supposto che un vecchio bucaniere fosse capace di compiere un simile tradimento. È vero che la canaglia abbonda fra le nostre file!…

      – Che cosa faremo ora, signor Buttafuoco? – chiese il basco.

      – Non perdiamo la testa per cosí poco, – rispose il bucaniere. – Quell’uomo può essere pericolosissimo, però io credo che non sia ancora giunto al Darien. E poi, senza la contessina di Ventimiglia non si potrà far nulla da parte di chicchessia.

      – L’ha in mano il marchese, signor Buttafuoco, – disse il guascone.

      – Non sono però ancora partiti.

      – Chi lo sa?

      – Oh!… Signor Arnoldo, – disse Buttafuoco, con feroce cipiglio, – avete da narrarci delle altre cose molto interessanti. Don Barrejo, tenete pronta qualche bottiglia d’acqua bollente.

      – Ve ne sono dieci in cucina, – rispose il guascone. – Rios non perde il suo tempo.

      – Allora a noi due, messer Arnoldo.

      Il disgraziato fiammingo era diventato terreo, mentre invece il suo compagno sogghignava sotto i baffi.

      – In che cosa posso esservi ancora utile? – balbettò.

      – Il marchese quando partirà pel Darien? Voi dovete saperlo.

      – Appena le truppe spagnuole si saranno ammassate in buon numero attraverso l’istmo, – rispose il fiammingo. – Il Darien deve finire la sua indipendenza.

      – E la contessina?

      – So che il signor marchese ha dato gli ordini opportuni perché un galeone la trasporti, fra qualche settimana, alla baia di David, per risparmiarle un lungo e faticoso viaggio in terra.

      – Il nome di quel galeone? Tu devi certamente saperlo, se sei dentro gli affari del tuo padrone.

      – Il San Juan.

      – È giunto già in porto?

      – Non ancora; si aspetta dal Perú con un carico di verghe d’oro.

      – Buonissime per i filibustieri di Raveneau, – borbottò Mendoza. – Ah!… Se potessero metterci sopra le mani, che magnifico colpetto! Terremo nota di questo affare.

      – Don Barrejo, – disse Buttafuoco, – tenete a mente il nome di quel galeone.

      – Me lo pianto nel cervello con un chiodo lungo quanto la mia draghinassa, – rispose il guascone.

      – Ora lasciamo in pace questi uomini, pel momento, – riprese il bucaniere. – Ne sappiamo piú di quanto speravo.

      “Venite, amici.”

      Si erano radunati in cucina, dove il bravo Rios, credendo in buona fede che il suo terribile cognato volesse cucinare le budella dei due prigionieri, si affannava a soffiare sul fuoco per far bollire un pentolone monumentale pieno d’acqua.

      – Il Consiglio di guerra apre l’udienza, – disse don Barrejo, con quel suo fare fra il comico ed il serio. – Il signor Buttafuoco, nominato ad unanimità presidente, ha la parola.

      – Sarò breve, – rispose il bucaniere. – Qui si tratta di non perdere tempo e di raggiungere a Taroga Raveneau de Lussan ed i suoi filibustieri, per arrestare la nave che dovrà portare la contessina di Ventimiglia alla baia di David.

      “Senza la señorita noi non potremmo fare assolutamente nulla e tanto varrebbe allora rinunciare alla spedizione.”

      – Noi siamo tutti pronti a partire, – disse Mendoza. – Verrai anche tu, è vero, don Barrejo?

      – Dove ci sono da menare colpi di draghinassa accorro sempre, – rispose il terribile guascone.

      – E Panchita?

      – Mi aspetterà sotto la sorveglianza di mio cognato Rios.

      “Sono o non sono padrone della mia libertà, io, tonnerre!…”

      – Bisognerebbe però trovare il modo di avvertire la señorita, – disse Buttafuoco.

      – Oh!… Me ne incarico io, – disse don Barrejo.

      – Cosí presto? – chiese Mendoza.

      – Tu sai, basco, che io ho una fantasia fervidissima.

      – Bada di non farti prendere.

      – Colle mie gambe!… Sfido tutte quelle degli armigeri del marchese. Lasciate fare a me e vi garantisco che prima di questa sera la contessina avrà nostre notizie e che noi avremo anche le sua.

      “Signor Buttafuoco, volete prepararmi qualche bigliettino? Ho una matita a vostra disposizione.”

      – Ed io non manco di carta, – rispose il bucaniere. – Mi aspetto però da voi un vero colpo di testa, degno di un guascone.

      – Quando ci va di mezzo l’onore della grande Guascogna si possono affrontare mille pericoli e compiere mille miracoli.

      – Noi intanto ci occuperemo per noleggiare qualche caravella per raggiungere i filibustieri di Taroga. Tu, Wandoe, conosci molti marinai.

      – L’affare non sarà difficile, – rispose il padrone della posada, – non so però come farete a lasciare il porto. Gli spagnuoli sono diventati eccessivamente curiosi, dopo che Raveneau de Lussan li guarda dal Pacifico, e nessun veliero può uscire senza uno speciale permesso od un’alta raccomandazione.

      – Tonnerre!… – esclamò il guascone. – Non abbiamo forse con noi il Pfiffero ed il figlio del grande di Spagna? Avranno delle carte, suppongo, che accorderanno loro ampia libertà di agire in nome del marchese di Montelimar.

      “Assoldiamo quelle due canaglie promettendo loro una parte dell’eredità del Grande Cacico del Darien. Piú tardi penseremo noi a gettarli in bocca ai pesci-cani del Pacifico.”

      – Decisamente questo guascone è diventato un antropofago, – disse Mendoza. – Ed io che avevo creduto che dopo il suo matrimonio fosse diventato uno zuccherino candito!

      – Approvate le mie idee? – chiese don Barrejo,

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