I minatori dell' Alaska. Emilio Salgari

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу I minatori dell' Alaska - Emilio Salgari страница 5

I minatori dell' Alaska - Emilio Salgari

Скачать книгу

lo abbandoneremo, ve lo prometto. Nube Rossa mi conosce e forse mi teme.

      – Grazie – rispose il ferito.

      – Vieni, Back, – disse il canadese. – Vedremo come finirà questa triste avventura.

      III – CODA SCREZIATA

      I due cow-boys, lasciato il carro, salirono sui due mustani, spinsero il bestiame, che s’era già sparso per la prateria, verso l’accampamento, affinché qualche capo non venisse assalito dai lupi, poi ripartirono al galoppo in direzione del bosco, volendo accertarsi sulla sorte dei compagni dello scotennato. Bastarono quindici minuti a quei veloci cavalli per trasportare i loro cavalieri presso il carro, che giaceva ancora allo stesso posto, il che indicava come gli indiani non fossero più tornati. I due cow-boy; batterono le erbe per un largo tratto sperando di trovare qualche altro ferito, e non vedendone alcuno, si cacciarono sotto il bosco formato da macchie di querce nere, di amelanci del Canada, di pioppi e di ontani. S’arrestarono un momento sul margine, per timore di cadere in qualche imboscata, poi rassicurati dal profondo silenzio, si spinsero lentamente innanzi, con gli occhi vigili, e le dita sul grilletto dei fucili. Si erano appena inoltrati di trenta o quaranta passi, quando scopersero le tracce della lotta. Dapprima fu il cadavere di un indiano, il cui viso era stato già divorato dai lupi della prateria, poi alcune casse sventrate, quindi delle lance spezzate, poi un cavallo morto.

      – Si sono battuti anche nel bosco, – disse Bennie, che guardava attentamente a destra e a manca. – Temo però che i lupi abbiano completato l’opera degli indiani.

      – Cerchiamo, – disse Back. – Talvolta i lupi non osano gettarsi su un uomo ferito.

      – È vero, però non sento alcuna chiamata.

      – Se provassimo a chiamare noi?…

      – Sarebbe forse un’imprudenza. Chi mi assicura che non vi sia qualche indiano nascosto?…

      – Lo credi?…

      – Lo sospetto. Ehm!…

      – Che cos’hai?…

      – Il cadavere di un uomo bianco.

      – Dove?…

      – Presso quel cespuglio di rose canine.

      Back era prontamente balzato di sella e si era avvicinato rapidamente al cadavere scoperto dal canadese. Era un uomo ancora giovane, grosso, robusto. Giaceva addossato al cespuglio di rose, con le mani raggrinzate attorno al viso. Come il suo compagno salvato dai cow-boys, era stato scotennato, e per di più aveva ricevuto due colpi di lancia in pieno petto e una palla di fucile in viso.

      – Morto?… – chiese Bennie.

      – Freddo – rispose Back. – Di questo povero corpo gli indiani hanno fatto un vero macello.

      – Rimonta in sella e andiamo a cercare gli altri.

      – E lo lasceremo ai lupi?…

      – Se avremo tempo, torneremo a sotterrarlo, tuttavia temo di non poterlo sottrarre ai lupi.

      – E perché, Bennie?…

      – Hai dimenticato il ragazzo?…

      – Quello che gli indiani hanno fatto prigioniero?…

      – Sì, Back.

      – Vuoi salvarlo?…

      – Almeno tentare. Suvvia, in sella; ne riparleremo più tardi.

      Back s’affrettò a obbedire, e i due cow-boys ripresero la triste esplorazione, cacciandosi in mezzo ai boschi. Venti passi più avanti fu scoperto un altro indiano morto, poi due altri cavalli, e un po’ più oltre, presso un gruppo di rododendri rossi, trovarono i due altri compagni dello scotennato. Uno era stato semidivorato dai lupi, l’altro non ancora, ma entrambi avevano lasciate le loro capigliature nelle mani degli indiani e avevano ricevuto delle ferite mortali, prodotte dai tomahawk, le formidabili scuri dei guerrieri rossi dell’America settentrionale. I due cow-boys, ormai certi della triste sorte toccata ai compagni dello scotennato, stavano per ritornare nella prateria, quando udirono echeggiare un grido che pareva come il lamento di un bambino.

      – Che cos’è questo?… – chiese Back, stupito.

      – Pare il grido dell’uccello beffatore, – disse il canadese – potrebbe anche essere un segnale.

      – Di chi?…

      – Aspetta un po’, amico, e intanto non abbandonare il fucile.

      Il canadese si rizzò sulle staffe e guardò attentamente fra gli alberi.

      Dopo una lunga osservazione, riuscì a scorgere un uccello dalle penne grige con le zampe lunghe e nere.

      – C’è fra i rami di quella quercia nera un uccello beffatore, un volatile che si diverte a imitare tutti i canti degli uccelli e anche i suoni che sente, ma mi è sembrato che quel lamento venisse da terra.

      – Che cosa vuoi dire?…

      – Uhm!… Non lo so nemmeno io. Ehi!… Corna di bisonte!…

      – Che cos’hai, Bennie?…

      – Non vedi agitarsi impercettibilmente i rami di quel cespuglio di sommacchi?…

      – Sì, vedo oscillare le foglie.

      – C’è laggiù qualcuno che cerca di andarsene, senza il nostro permesso. Imbraccia il fucile e non muoverti.

      – Tengo la canna tesa verso quei cespugli.

      Il canadese era sceso di sella. Si fermò qualche istante, poi si distese al suolo, appoggiando un orecchio contro terra. Stette in ascolto qualche minuto, poi, quando s’alzò, il suo volto, di solito così calmo, dimostrava qualche inquietudine.

      – Back – mormorò. – Non abbandonare il mio cavallo e stai pronto a tutto. Qualcuno striscia laggiù.

      Il canadese, rotto a tutte le astuzie, pratico della prateria e dei boschi, non doveva essersi ingannato. Il suo udito acuto di vecchio cacciatore, aveva raccolto il rumore leggero prodotto da un corpo strisciante sul terreno. Tenendosi curvo, per essere più pronto ad evitare qualche improvvisa scarica, non ignorando che un certo numero di indiani possedevano eccellenti armi da fuoco a ripetizione, si diresse silenziosamente verso la macchia di sommacchi. Back, sempre in sella, lo seguiva attentamente con lo sguardo, tenendo il fucile puntato. Giunto presso i primi cespugli, il canadese si gettò a terra, mettendosi a strisciare lungo i margini, con infinite precauzioni, per non tradire la sua presenza, poi d’un tratto si rizzò puntando il fucile in mezzo alla macchia.

      – Arrenditi, briccone, o ti caccio una palla nel cranio!… – gridò.

      A quell’intimazione, pronunziata con tono minaccioso, un uomo era sorto improvvisamente fra le piante, dicendo, con voce perfettamente tranquilla:

      – Mio fratello, il viso pallido non conosce dunque più suo fratello Coda Screziata?…

      Colui che così aveva parlato, era un indiano di bella statura, come lo sono in generale tutti quelli appartenenti alla

Скачать книгу