Il re del mare. Emilio Salgari
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Pareva che avesse cinquanta o sessanta anni. La sua pelle era assai abbronzata, ma non così oscura nè opaca come quella dei malesi e dei dayaki e anche i suoi lineamenti, che Yanez distingueva benissimo, erano molto più fini e più perfetti di quelli delle due razze dominanti le grandi isole malesi.
– Parrebbe un arabo o un birmano, – disse Yanez, dopo di averlo osservato a lungo. – Un dayako no di certo e nemmeno un malese. Da dove sarà piombato costui?
– Non lo hai mai veduto? – chiese Tremal-Naik.
– Frugo e rifrugo nella mia memoria e mi convinco sempre più di non aver mai avuto a che fare con quell’uomo, – rispose il portoghese.
– Eppure in qualche luogo dobbiamo averlo veduto. Il suo odio contro di me e anche contro di voi, avendo udito narrare che dopo di me si sarebbe anche occupato delle tigri di Mompracem, deve essere stato motivato da qualche cosa.
– Ah! Vorrebbe prendersela anche con Mompracem, – disse Yanez, sorridendo. – Si capisce che non conosce ancora quanto valgono i nostri Tigrotti.
– Si provi a rovesciare le sue orde sulle coste della nostra isola! Vedrà quanti dayaki torneranno alle loro natie foreste. Ah! La danza di guerra! Brutto indizio.
– Che cosa vuol dire, Yanez?
– Che i dayaki si preparano alla pugna. Si esaltano prima colla danza quando mettono mano ai kampilang. Sambigliong, va’ ad avvertire i nostri uomini di tenersi pronti e fa’ portare le spingarde ai quattro angoli della fattoria, onde possano battere tutti i punti dell’orizzonte. Quando i dayaki si muoveranno, verremo noi a dirigere la difesa.
Un centinaio e mezzo di guerrieri, che tenevano in ambo le mani una sciabola, si erano staccati dal grosso su quattro colonne avanzandosi verso il kampong, per eseguire la danza di guerra.
Giunti a cinquecento passi dalla cinta, mandarono un urlo altissimo, un urlo di sfida, poi formarono quattro circoli, mettendosi a ballare disordinatamente.
Nel centro avevano deposto i loro kampilang, incrociando l’uno coll’altro in modo da occupare un vasto spazio, poi alcuni avevano tratto dai panieri che portavano appesi al fianco, alcune teste umane che parevano recise di recente, collocandole fra i gruppi formati dalle sciabole.
Vedendo quelle teste, Yanez aveva fatto un gesto d’ira, a malapena represso.
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