Straordinarie avventure di Testa di Pietra. Emilio Salgari
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Straordinarie avventure di Testa di Pietra - Emilio Salgari страница 18
«E ti sei rifugiato qui.»
«Non lo nego più; sono fuggito pel passaggio segreto per tema che mi uccideste.»
«Piccolo Flocco,» disse il bretone, «che cosa faresti tu?»
«Darei fuoco al fortino e mi metterei in marcia verso Ticonderoga.» rispose il giovane.
«Senza canotti?»
«Andremo per terra.»
«E perderemo settimane e settimane,» disse Testa di Pietra. «Giungeremo troppo tardi per avvertire i due valorosi comandanti americani della grossa tegola che sta per cadere sulle loro teste. Signor Riberac, che cosa ci consigliate di fare?»
«Di rimanere qui,» rispose il trafficante. «Come vi ho detto i pellerossa, lo so per certo, ormai marciano verso le coste del lago per unirsi agli inglesi. Cadreste quindi subito nelle loro mani, tanto più che io so pure che il marchese d’Halifax ha promesso un grosso premio per la vostra cattura.»
«E se vengono qui a cercarci?»
«Vi nasconderemo dentro quelle grosse botti ed avendo io delle amicizie fra i sackem Uroni, non mi riuscirà difficile persuaderli che voi non vi trovate qui.»
«Il nostro passaggio dunque è stato segnalato anche agli indiani.»
«È proprio così»
«Dagli agenti del marchese.»
Testa di Pietra si tirò rabbiosamente la barba.
«Ecco una missione ben pericolosa,» disse. «Senza un canotto noi non potremo mai giungere al forte. Non vi è la possibilità di procurarcene uno?…»
«In questo momento no, ma forse potreste avere qualche scialuppa dalla nave inglese che poco fa ha sparato.»
«In quale modo? Non siamo così forti da tentare un abbordaggio.»
«Fra poco, se il tempo si calmerà, verrà qui un agente od un ufficiale del marchese, accompagnato certamente da alcuni marinai.»
«Lo aspettavate dunque?»
«Sì, ve lo confesso.»
«Per dare informazioni su di noi.»
«Precisamente.»
«Allegri, Piccolo Flocco, siamo diventati personaggi importanti che si sono lasciati però ben giocare. Eppure noi siamo bretoni e nemmeno i tedeschi sono minchioni.»
In quel momento un’altra cannonata rimbombò sul lago.
«Bisogna che risponda,» disse il trafficante. «Devo sparare tre colpi di fucile, che è il segnale convenuto.»
«E se non rispondeste?»
«Oh, verrebbero ugualmente qui per chiedermi notizie della fusta che voi montavate.»
«Corpo di trecento campanili!… Che razza d’imbroglio! I bretoni però son sempre bretoni e non si lasceranno prendere come le anitre.»
I tedeschi avevano portato due gigantesche botti e le avevano aperte, levando dall’interno dei grossi tamburi come si usavano in quell’epoca.
Vedendo quegli strumenti, Testa di Pietra ebbe un sorriso.
«Serviranno a noi,» disse. «Una volta con quattro soli tamburi io ho abbordata una nave, ma avevo dei tamburini solidi e lesti di mano. Ah!… ah!… Il bel gioco che farò agli inglesi per portar via loro la scialuppa! Soneremo una carica indiavolata e li faremo scappare senza lasciare loro il tempo d’imbarcarsi. Ma a noi occorrono anche delle armi da fuoco e delle munizioni, signor Riberac. Siamo pronti a pagarvele.»
«Non occorre: voi siete francesi ed io devo ben pagare la cattiva azione che ho commessa insieme ai canadesi di Davis. Ho delle bellissime carabine inglesi ed anche delle pistole dal tiro assai lungo. Metto tutto a vostra disposizione.»
«Ecco un traffcante generoso,» disse Testa di Pietra.
Riberac ebbe un pallido sorriso, poi disse:
«Non dimentico che voi sareste stati nel vostro pieno diritto di ammazzarmi: generosità per generosità. Seguitemi.»
Si avvicinò ad una gran cassa, l’aprì e mostrò ai due bretoni carabine e pistole, di fabbrica certamente inglese, le migliori di quell’epoca, colle relative munizioni rinchiuse entro grossi corni di bue e sacchetti di pelle oscura.
«Un piccolo arsenale,» disse Testa di Pietra scegliendo subito. «Armi veramente di precisione: me ne intendo io. Su. Piccolo Flocco, ed anche voi assiani. Non perdiamo tempo. perché gl’inglesi possono giungere da un momento all’altro. Ah!… E da quale parte entreranno?»
«Dalla porta.»
«Non conoscono il passaggio segreto?»
«No, lo conoscevano solo i canadesi.»
«Allora faremo trasportare quattro tamburi nella galleria. Ci serviranno bene. Carichiamole armi ed aspettiamo la visita degl’inglesi. Io e Piccolo Flocco ci nasconderemo dietro i barili e le balle di pelli per sorvegliare da vicino quella gente; e voi, Wolf ed Hulrik, ci aspetterete all’uscita del passaggio segreto. Ora, signor Riberac, volete rispondere ai segnali che fa la nave?»
«Sarebbe necessario. Già, se anche io rimanessi zitto, l’agente del marchese verrebbe ugualmente.»
«Noi così potremo vederlo.»
«Ed anche udirlo.»
«Senza che voi ci tradiate?»
«Io ho dei gravi torti verso di voi ed ora farò del mio meglio per giocare gl’inglesi ed imbrogliarli. Ormai mi sento francese.»
«E di Jor possiamo fidarci?»
«Ora sì. Di Davis non risponderei, ma quello era un meticcio.»
«Tuttavia, per precauzione, Piccolo Flocco rimarrà qui a sorvegliarlo,» disse Testa di Pietra.
«Fate come volete,» rispose il canadese. «Mi accompagnate? Così vedremo la nave che sta per giungere.»
«Una domanda ancora.»
«Dite pure.»
«Che su quel veliero possa trovarsi il marchese d’Halifax?»
«Può darsi.»
«Ah, ma non oserà sbarcare lui.»
«Non credo.»
Prese il grosso archibugio, aprì la porta del fortino ed uscì attraversando rapidamente il piccolo ponte.
Il vecchio bretone l’aveva seguito portando le sue armi già caricate, una carabina e due pistole a canne lunghe, a doppio tiro.
L’uragano accennava a calmarsi, però il lago doveva essere ancora sconvolto, a giudicare dai muggiti