Straordinarie avventure di Testa di Pietra. Emilio Salgari

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Straordinarie avventure di Testa di Pietra - Emilio Salgari

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incassato lui, a suo completo beneficio.»

      «A chi vorresti raccontare queste storie? A noi? Siamo troppo furbi per credere a certe sciocchezze.»

      «A me poco importa,» rispose il canadese. «Volete sapere altro? Allora potete andarvene e lasciarmi tranquillo. Nell’incendio della fusta io non c’entro affatto, quindi voi non dovete conservare rancore contro di me.»

      «E la ribellione? Tutti insieme avete cercato di assassinarci, canaglie,» disse Testa di Pietra.

      «Ma no, si voleva solamente sbarazzarci di voi senza però uccidervi.»

      «Con quei colpi di fuoco che ci ha sparati contro Davis?»

      «Io non sono Davis,» rispose il canadese. «Voi non mi avete veduto sparare.»

      «Non l’avete fatto perché i fucili si erano bagnati.»

      «Avrebbero potuto sparare ancora.»

      «Non dirlo ad un mastro cannoniere. Davis, Davis, tutto Davis. E poi non sapevate nulla delle sue intenzioni?»

      «Parlava poco e non amava fare delle confidenze.»

      «Chi ha pagato Davis?»

      «Ah, io non lo so.»

      «Scommetto d’indovinarlo.»

      «Dite pure.»

      «Il marchese d’Halifax, il fratellastro del baronetto Sir Mac-Lellan.»

      «Chi sono quelle persone?»

      «Corpo d’una pipa rotta!… In tutta l’America si sa dell’odio che regna fra quei due fratelli per causa d’una bionda miss: Mary di Wentwort.»

      «Non so nulla.»

      «Non hai udito parlare nemmeno della Tuonante, la nave corsara delle Bermude, che con i suoi grossi pezzi ha deciso la resa di Boston agli americani?»

      «Sì, vagamente.»

      «Tu non sai nulla insomma, mentre, essendo il luogotenente di Davis, dovresti sapere molte cose. Seguici!…»

      «Dove?» chiese il canadese alzando l’ascia.

      «Nel magazzino del trafficante che già tu conosci perché prima di rifugiarti qui ti eri nascosto dietro le botti e le balle di pelle.»

      «Io non so dove si trovi quel trafficante. Questa spiaggia non l’ho mai percorsa prima d’ora.»

      «Se abbiamo trovato la dentro le tue tracce!…»

      «Avrete sognato.»

      «Tu cerchi di giocarci.»

      Il canadese alzò le spalle e dardeggiò su Testa di Pietra uno sguardo feroce.

      «Domandane al mio compagno,» disse il vecchio bretone.

      «Sì, voi prima di esservi rifugiato qui eravate nascosto nel magazzino del trafficante, del signor Riberac,» disse Piccolo Flocco.

      «Voi avevate bevuto troppo e la vostra vista non poteva più servirvi,» rispose il canadese sbuffando.

      «Come sai tu, amico, che noi abbiamo vuotato qualche bottiglia di gin mentre ci asciugavamo?» chiese Testa di Pietra.

      «Lo suppongo poiché io nulla ho veduto.»

      «Io credo invece che tu abbia conosciuto quel misterioso trafficante.»

      «Non l’ho veduto e non l’ho mai udito nominare.»

      «Menti spudoratamente, canaglia!… Tu conoscevi l’esistenza di quel magazzino, poiché ti ci eri rifugiato.»

      «Storie,» disse il canadese, alzando rabbiosamente le spalle.

      Poi alzò l’ascia e urlò rabbiosamente:

      «Lasciatemi il passo o vi uccido!…»

      «E ti credi capace di tanto?»

      «Difendetevi perché vi attacco!…»

      «Se non c’è bisogno!…»

      Testa di Pietra con una mossa fulminea si era gettato sul bandito, l’aveva abbracciato strettamente e lo aveva atterrato di colpo, disarmandolo subito.

      «Te lo avevo detto che avevi paura ad impegnare una lotta contro due marinai che maneggiano meglio le asce che le carabine.»

      «Dammi l’arma e vedrai come io vi farò a pezzi!…» urlò il canadese, il quale era trattenuto al suolo da Piccolo Flocco.

      «Dovevi farlo prima,» rispose Testa di Pietra, levandosi da una delle sue dodici tasche un buon pezzo di funicella incatramata.

      «Mi avete sorpreso.»

      «Facciamo sempre così, noi corsari. Se aspettassimo i colpi dei nemici con le braccia incrociate, non esisterebbe più uno della nostra specie.»

      «Ebbene, che cosa volete fare ora di me?» chiese il canadese con voce rauca, tentando di dibattersi sotto le strette vigorose del giovane marinaio.

      «Ora andiamo a bere una bottiglia di gin nel fortino del signor Riberac e ad asciugarci dinanzi ad un buon fuoco.»

      «Non mi ucciderete?»

      «Ci credi dei pellerossa?»

      «Io non mi fido di nessuno.»

      «Basta la parola di un bretone per tranquillizzarti? Porgi le mani.»

      «Mi volete legare anche?»

      «Ti libereremo quando saremo giunti al magazzino.»

      «Vi do la mia parola d’onore che non cercherò di sfuggirvi.»

      «Anche i banditi hanno un onore,» disse Testa di Pietra, ironicamente. «Come sono buffi!…»

      «L’avete finita?» urlò il canadese. «Io non sono mai stato un corsaro.»

      «Ehi, bell’uomo! i corsari hanno dell’onore da vendere a tutti perché combattono per la libertà dei popoli oppressi, e soprattutto sono leali. Non vuoi che ti leghiamo le mani? Sia pure, ti concediamo anche questo, ma tu camminerai dinanzi a noi.»

      «Se non so dove si trova quel magazzino!…»

      «Ti guideremo noi.»

      Prese l’ascia del canadese e la lanciò contro la parete con tale forza da affondarvi completamente la lama.

      «Sfido chiunque a levarla di là,» disse. «Su, Jor, coraggio, ormai sei preso, ma non dispero di mettere le mani, un giorno o l’altro, anche sulle spalle di Davis. Fra qualche ora l’alba spunterà e con gl’indiani che si sono già messi sul sentiero della guerra, non conviene farci vedere sotto questi boschi. Tu che sei canadese sai quanto sono crudeli gli Uroni e gli Algonchini e anche gli altri che fanno parte delle cinque nazioni dei laghi.»

      «Lo so,» brontolò Jor, alzandosi

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