Straordinarie avventure di Testa di Pietra. Emilio Salgari
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Читать онлайн книгу Straordinarie avventure di Testa di Pietra - Emilio Salgari страница 7
Piccolo Flocco e Wolf avevano allora finito di tagliare a colpi d’ascia tutte le griselle, i paterazzi ed altri cordami che trattenevano l’albero e la fusta, sbarazzata da quel peso, si era un po’ raddrizzata rovesciandosi invece sul tribordo, ciò che migliorava alquanto la sua posizione mettendola un po’pò al riparo dai continui assalti delle onde.
«Finito?» chiese il vecchio bretone.
«L’albero già naviga per conto suo,» rispose Piccolo Flocco. «Cominciava a picchiare terribilmente contro i fianchi della barca e minacciava di aprirci una grossa falla.»
«Con tutto ciò noi siamo immobilizzati.»
«E ci resteremo, vecchio mio, se non ci costruiamo una zattera per poter raggiungere la costa.»
«L’ho pensato anch’io, ma finché questo lago non si calma non riusciremo a calarla in acqua. Aspettiamo dunque.»
«Che resista la fusta?»
«Lo spero. Ha un pezzo di scoglio piantato attraverso la carena.»
«Me l’ero immaginato,» disse Piccolo Flocco. «Che cosa pensi di fare, Testa di Pietra?»
Il vecchio bretone sprofondò le callose mani nelle immense tasche dei suoi pantaloni e si mise a guardare la costa la quale era coperta, fin dove giungevano gli sguardi, di pini bianchi altissimi, i quali torcevano le loro punte sotto le sferzate delle raffiche che aumentavano sempre.
«Ci sono due miglia da attraversare,» disse finalmente, «ed ho veduto laggiù, se gli occhi non mi hanno tradito, uno squarcio che segna forse la foce di qualche fiume. Già, ci vuole una zattera, ma per ora sarà meglio pensare a mandare giù un boccone, giacché il signor lago tarda un po’ a risvegliarsi. Tu, Hulrik, va a cercare qualche barile che contenga dei prosciutti, e tu, Wolf, incaricati delle gallette. Quei cani di canadesi non ci hanno permesso di cenare e <sacco vuoto non sta in piedi>, dice un vecchio proverbio. Tu poi, Piccolo Flocco, va a vedere se ci sono delle bottiglie da vuotare. Davis ne aveva imbarcate tre o quattro casse a Montreal.»
«Sei un uomo ammirabile,» disse il giovane marinaio. «La fusta è pericolante e tu pensi alla colazione.»
«Dobbiamo approfittare, mio caro. Su, lesti, giacché le onde ci lasciano un po’ di tregua. Oh!… Oh!… Un lume!…»
«Dove?» chiese Piccolo Flocco, balzando avanti.
«L’ho scoperto solamente ora.»
«Non ardeva prima?»
«No.»
«Un fuoco od un fanale?»
«Un fanale no di certo. È un falò che brucia sulle rive di quella spaccatura che io ho scoperta.»
«Che qualche accampamento indiano si sia stabilito in questi dintorni e proprio in questo momento?»
«I miei occhi sono ancora buoni, ma non possono forare le foreste. So che della legna brucia e che deve essere stata accesa solamente da qualche minuto, poiché prima non ho veduto nessun punto luminoso sulla costa.»
«E nemmeno io, Testa di Pietra. L’avrei scorto subito. Oh!…»
«Ti sei rotto un dente?»
«No, sono troppo saldi per andarsene, e poi così presto.»
«Allora, cosa volevi dire?»
«Che quel fuoco può essere stato acceso dai canadesi per asciugarsi. Non saranno giunti in buono stato alla costa con quest’acqua così fredda che pare che da un momento all’altro voglia congelarsi.»
«Uhm!…» fece il vecchio bretone, il quale continuava a fissare il fuoco. «Sarà un po’ difficile. Suppongo invece che vi si trovi qualche capanna abitata forse da qualche colono. Ve ne sono di quelli che vanno d’accordo cogl’indiani perché comprano da loro le pellicce vendendo polveri, armi e soprattutto liquori.»
«E non ne scotennano qualcuno di quando in quando?»
«Io non farei quel mestiere. Quei coloni devono guadagnare immensamente e tornare in Francia assai ricchi, quando però ci tornano.»
«E non saranno molti probabilmente.»
«Lo credo anch’io. Gl’indiani canadesi sono i più feroci di tutti quelli che abitano l’America settentrionale e non possono vedere gli uomini male cucinati.»
«Come male cucinati?»
«Perché dicono che il Grande Spirito ci ha male biscottati, mentre invece ha lasciato abbruciare troppo i negri.»
«Sicché loro sono i soli che hanno la giusta cottura.»
«E se ne vantano e disprezzano noi che abbiamo invece delle pelli ben sovente rosee. Ehi, Hulrik!… E la colazione è pronta?»
«Sì, pon patre,» rispose l’assiano. «Afere trovato anche salsicciotti affumicati e pottiglie di pirra.»
«Allora, Piccolo Flocco, possiamo mettere in moto i nostri denti,» disse il vecchio bretone.
«Con questa burrasca?…»
«Chi ci bada? Siamo abituati ai colpi di vento e d’acqua.»
I due assiani avevano preparato il desco dietro le barricate onde metterlo al coperto dalle onde, ed avevano fatto le cose per bene, infischiandosene del vento, il quale d’altronde non giungeva più con grande violenza, e dei soprassalti che subiva la povera fusta.
Il cielo però era gravido di nubi di un colore nerastro con qualche orlo quasi fiammeggiante ed accennava a continuare la sua musica.
I due bretoni ed i due assiani, dopo essersi ben assicurati che la barca non accennasse, almeno pel momento, a piegarsi completamente sul tribordo, diedero un formidabile assalto ai prosciutti ed ai salsicciotti inaffiandoli copiosamente di eccellente birra inglese che allora superava quella tedesca.
Dal mezzodì del giorno precedente non avevano più mandato giù nulla poiché Davis li aveva sorpresi nel momento in cui stavano per prepararsi la cena.
Testa di Pietra, quand’ebbe finito, tirò fuori la sua famosa pipa, la caricò di forte tabacco olandese giunto a New York di contrabbando e, dopo aver faticato un poco ad accenderla poiché il vento aveva ripresa la sua pazza corsa sconvolgendo le acque del lago che poco prima accennavano a spianarsi. disse:
«Ora vi posso dire che io tengo nascoste veramente due lettere che devo consegnare nelle mani dei soli comandanti del forte di Ticonderoga. Una mi è stata consegnata da Washington e l’altra dal baronetto Mac-Lellan.»
«E come Davis ha potuto saperlo?» chiese Piccolo Flocco, stringendo i denti. «Io vorrei spiegare questa faccenda.»
«Ci deve essere sotto la mano del marchese d’Halifax. Credi tu che abbia rinunciato, quantunque la bionda scozzese sia ormai diventata moglie del nostro capitano, alla sua passione? Quel miserabile, che dispone di grandi ricchezze.ricchezze, deve aver corrotto con le ghinee non solo dei canadesi ma fors’anche degli americani che avvicinano Washington.»
«E così Davis avrà potuto sapere