Tragedie dell'anima. Bracco Roberto
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(con umorismo freddo e sarcastico) Glielo hai mai detto che ne sei innamorato?
Che sciocchezza! Non sono forse suo marito, io?
Ragione di più per dirle delle cose di cui i mariti sono raramente capaci. Come fa una povera moglie a sapere che suo marito è innamorato di lei? Quando l'amore è un dovere, è molto facile dubitarne.
Caterina non ne dubita.
Ma non ti contraccambia.
Non è esatto neanche questo. Se tu sapessi quante volte io sorprendo, in un suo sguardo quasi furtivo, o in un tremito di voce, o nella frase interrotta, un sentimento uguale al mio, un orgasmo di vera femminilità palpitante! Se tu sapessi quante volte la vedo penare come me, più di me, in una tensione nervosa che pare l'attesa febbrile della passione! Eppure… appena io mostro di essermene accorto, ella si chiude in sè e s'immerge sempre più nella sua malinconia glaciale e misteriosa.
(seguendo il corso delle proprie idee, sogghigna e ride un po') Ah ah!
E tu ti diverti?
Sì… piuttosto…
Ti ringrazio.
Ma non è di te che io mi diverto: è di me.
A che proposito?
Idee che mi passano pel capo; non ci badare. (Pausa.) E la tua malinconica sfinge non è visibile, stasera? Già, con me ella è d'una scortesia deliziosa.
(senza convinzione) Con te? T'inganni! Probabilmente, non sa che tu sei qui. (Tocca il bottone del campanello due volte.)
Che è?
La faccio chiamare.
Ma no… Ho scherzato… E poi, vedi, me ne vado, me ne vado subito…
(entra dal fondo.)
Dite alla signora Caterina che il signor Moretti, prima d'andarsene, vorrebbe salutarla.
(esce per la prima porta a destra.)
Non era il caso d'incomodarla.
Lascia che venga. Fa piacere anche a me di trarla fuori dalle sue stanze. Quando vi si rincantuccia, diventa più lugubre del solito.
(Oltre la seconda porta a destra, si vede Betta attraversare la stanza attigua.)
Se è per l'incremento della felicità coniugale, sta benissimo.
SCENA II
(dalla prima porta a destra, fa capolino, curva, con la sua testa bianchissima, dal profilo sereno.) È permesso? (La sua vocetta è tanto dolce.)
(piano, a Ludovico) Ah ah! Viene la vecchia.
(festosamente) Avanti la bisnonna.
Buona sera, signora Teresa!
Vengo proprio per voi…
Un'eccellente idea!
Eh! Lo so che non vi vado a genio.
Come! Come! (A Francesco) Non le fai più la corte?
Se sono stato respinto!
Meglio tardi che mai!
Ah dunque, fraschetta, lei confessa che ce n'è stato del tenero!
Che volete! Con un seduttore di quella forza c'è poco da scherzare! (Ride ostentatamente) Ah ah ah!
(sarcastico) Parlate d'oro, parlate! E la signora Caterina?
Stavo appunto per dirvelo… Sono qui per farvi le sue scuse. Il bimbo è un po' inquieto stasera, ed ella non si scosterà da lui se non quando lo vedrà addormentato. Ci è anche la balia, è vero, ma quattro occhi vedono meglio di due.
È giusto, è giusto, è molto giusto! (A Ludovico) Mi duole, caro signor marito, ma non siamo riusciti a snidare la selvaggina.
Poveretta, se sta vicino al suo figliolo, bisogna perdonarla.
E io chiedo licenza e vado a letto.
Di già? Restate, restate un pochino con noi. Fate le veci di quella scontrosa di vostra nipote. Tanto, parlando con voi pare sempre di parlare, in certo modo, anche con lei.
È vero, è vero: due corpi e un'anima.
Deve essere imbarazzante per quest'anima il trovarsi contemporaneamente in un corpo di venticinque anni e in un altro di… Suggeritemi voi, signora Teresa…
Di ottantadue, se non vi dispiace.
Non credere a ciò che ti dice questa civettona. Ne ha appena… ottantuno. L'accrescersi gli anni è una civetteria della vecchiezza.
Non è una noia il vivere a quest'età, signora Teresa?
(con devota dolcezza, guardando il cielo) Si vive per obbedire a Dio.
E questo è il divertimento!
(avviandosi per uscire) Vado a dormire, io, vado a dormire…
E chi dorme non fa peccati.
(uscendo) Ah, se dormiste un poco di più, voi!
SCENA III
(astioso) È arguta la vecchietta!
Tu la tormenti troppo.
Di': perdo di rispetto anche alla vecchiaia? Non è