Tragedie dell'anima. Bracco Roberto

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Tragedie dell'anima - Bracco Roberto

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style="font-size:15px;">      Volentieri.

Francesco

      (alzandosi) Ma io ti saluto, caro. (Prende il paltò.)

Ludovico

      Te ne vai davvero?

Francesco

      Eh sì. Ti ho già troppo distolto dal tuo lavoro.

Ludovico

      Nulla di urgente.

Francesco

      (infilando il paltò) E poi, qua dentro fa un freddo indemoniato.

Ludovico

      Accenderò il caminetto.

Francesco

      Lasciami andar via. Sono aspettato.

Ludovico

      A quest'ora?

Francesco

      A quest'ora.

Ludovico

      E da chi? Ah! Capisco: hai delle donne…

Francesco

      (accendendo ancora una sigaretta) Può darsi.

Ludovico

      Ma bada che ciò è rovinoso per la tua salute.

Francesco

      Oramai!..

Ludovico

      Ed è ridicolo, per giunta. Dopo tutto, sei un uomo d'ingegno.

Francesco

      Secondo te, le donne sono il monopolio dei cretini?

Ludovico

      Non fingere di fraintendere. Se fosse sempre la stessa donna, non avrei niente a ridire.

Francesco

      Ma, scusa, per non cambiare di donne dovrei io trovarne una che non cambiasse di uomini. E questo è il problema! Cercherò di fabbricarmela da me.

Ludovico

      Non si tratta di fabbricarsela. In fondo, tutto sta ad innamorarsi.

Francesco

      E ad innamorare.

Ludovico

      Comincia con l'innamorarti tu.

Francesco

      E che ne sai ch'io non l'abbia già fatto?

Ludovico

      Troppe volte.

Francesco

      Una volta sola!

Ludovico

      E lei?

Francesco

      Lei? (Ride amaramente) Eh eh eh! (Pausa. – Poi, a un tratto, prendendo il cappello) Be', buona notte, Ludovico.

Ludovico

      No, non voglio che tu te ne vada, ora. Vieni qua… Fammi le tue confidenze… E non fumare tanto: mi sembri un fumaiuolo. Siedi. Parliamo tra noi.

Francesco

      (obbedendo di malavoglia, resta, senza sedere.) Mi secchi.

Ludovico

      Ma come! Io ti dico ogni mio segreto, io ti metto a parte di tutto ciò che mi riguarda, io ti mostro ogni piega dell'animo mio, e tu, invece, sei così poco espansivo con me, così misterioso, così… autonomo…

Francesco

      (interrompendolo) Magnifica parola: «autonomo»!

Ludovico

      (continuando) E io vedo che dentro di te c'è un altro mondo, e che questa aridità che t'imponi ti rende peggiore. È un grande conforto il poter rivelare a qualcuno le proprie angosce. Quando l'anima trova nella voce e nella parola l'espressione d'un suo dolore, tutto quel che c'è in esso di più acre se ne va, e ne resta quel tanto che può essere almeno sopportato con una certa rassegnazione. Non mi credi?

Francesco

      Sicuro! Ma ci sono degli uomini che provano una voluttà particolare appunto in ciò che il dolore ha di più acre. (Si eccita morbosamente.) Essi non ammettono la rassegnazione, ed è forse per questo che non vogliono crearne nemmeno la possibilità. Per essere espansivi, s'ha da essere buoni come sei tu. Io, per esempio, io sono cattivo, e mi compiaccio d'esserlo. Mi ci trovo bene. L'uomo buono, guarda, è un creditore dell'umanità; l'uomo cattivo ne è un debitore: e la parte del creditore non mi conviene nè punto nè poco, visto che l'umanità non paga mai i suoi debiti. (Eccitandosi sempre più) Insomma, se ti credessi tale da sapermi trasformare, io ti pregherei di non incomodarti e di lasciarmi essere tranquillamente una canaglia. Mi sono spiegato? Mi hai capito? No? No?.. E non ci capiremo mai, e non è proprio necessario di capirci. Tu stai al nord, io al sud. Tu ami, io invidio. Tu vedi tutto roseo, io tutto nero. Tu sei un fortunato, io un disgraziato. Tu sei un uomo sano, io un infermo. Tu sei uno sciocco che ha del genio, e io sono un uomo d'ingegno che non ha niente! Ed ora, mettiti a lavorare, e a rivederci domani.

(Esce.)

      SCENA IV

LUDOVICO, CATERINA, poi LUISALudovico

      (riflettendo e scrollando il capo) È veramente un infelice, povero Francesco! (Si scuote, si alza, si decide a fare un po' di fuoco nel caminetto. Mette la legna, accende la carta e col soffietto ravviva le fiamme.)

Caterina

      (di dentro, canta fievolmente la ninna-nanna, che è una monotona e semplice cantilena:)

      Ninna-nanna,

      un vecchio canuto

      ha trovato

      il sonno perduto.

Ludovico

      (resta in ascolto, quasi assorto, come se quella cantilena fosse per lui una carezza.)

Caterina

      (di dentro)

      Ninna-nanna,

      al bimbo egli viene

      e gli porta

      col sonno ogni bene.1

Ludovico

      (vedendo la legna accesa, si frega le mani) Ottimamente: dove c'è fuoco, c'è vita!.. (Si accosta al primo uscio a destra e chiama:) Caterina!

Caterina

      (dietro l'uscio) Che c'è?

Ludovico

      Si è addormentato?

Caterina

      Sta per addormentarsi.

Ludovico

      Vengo a dargli un bacino?

Caterina

      Ma no! Se vieni tu, spalanca tanto d'occhi e siamo da capo.

Ludovico

      Ci vengo?

Caterina

      (impaziente) Ti dico di no!

Ludovico

      Ih!.. Hai paura che me lo mangi? (S'allontana e poi, sorridendo, pensa tra sè:) Però, questa volta ha ragione lei. (Siede presso la sua scrivania. Borbotta scherzosamente:) Laboremus! (Apre uno scartafaccio e si riconcentra nella riflessione.)

Caterina

      (di dentro)

      Ninna-nanna,

      un vecchio canuto

      ha trovato

      il sonno perduto.

      Ninna-nanna,

      al bimbo egli viene

      e gli porta

      col

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<p>1</p>

Le note della cantilena sono a pagina 320.