Tragedie dell'anima. Bracco Roberto

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Tragedie dell'anima - Bracco Roberto

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style="font-size:15px;">      (guardando ciò che aveva scritto) Che volevo dire, qui? (Leggendo le ultime parole:) «Assodata la differenza essenziale tra il perdonare e il dimenticare, noi ci rivolgiamo una domanda dalla cui sottigliezza, a prima giunta, siamo turbati…» (Pensa) Ah, ecco, ci sono! (Scrive.)

Caterina

      (entra. – Ha l'aria preoccupata. Sta per chiudere la porta e dà ancora uno sguardo nella stanza donde è venuta, chiamando sottovoce:) Luisa! Luisa!

Luisa

      (si avvicina all'uscio e resta sulla soglia.)

Caterina

      Spegni il lume e accendi la lampada da notte.

Luisa

      Sì, signora. (Via.)

Caterina

      (chiude l'uscio con precauzione.)

Ludovico

      (vedendola) Che onore!

Caterina

      Sei solo?

Ludovico

      (scherzando) Crederei di sì.

Caterina

      Il tuo amico è andato via?

Ludovico

      Non lo vedi?

Caterina

      (attraversa la stanza, va sino alla porta in fondo e guarda fuori.)

Ludovico

      Oh, che ti salta in mente? Ch'egli si metta a spiare dietro gli usci?

Caterina

      Stai lavorando?

Ludovico

      (lasciando la penna) Cominciavo appena…

Caterina

      (tossendo un po') Quanto fumo in questa camera! Si soffoca…

Ludovico

      Abbi pazienza: è Francesco che ha divorato una decina di sigarette. Apri un po' la finestra. Fa rinnovare l'aria.

Caterina

      (eseguendo) Ma lèvati di là, tu: viene la corrente alle spalle.

Ludovico

      Che che! Non ne ho paura, io. (Scrive di nuovo.)

Caterina

      (guardando la finestra) Nevica.

Ludovico

      (in tono buono) Meglio. Il gelo della strada ci fa amare di più il tepore della casa.

Caterina

      Oh, come nevica!

Ludovico

      Attenta che il freddo non s'insinui nelle stanze da letto.

Caterina

      Le porte sono ben chiuse.

Ludovico

      E il tuo piccolo padrone che fa?

Caterina

      (serrando la finestra) Adesso sì che dorme.

Ludovico

      (alzandosi giovialmente) E adesso sì che ci vado.

Caterina

      No, lascialo stare.

Ludovico

      Neanche vederlo? Che gelosa! Che gelosa!

Caterina

      Come c'entra la gelosia?

Ludovico

      Sì, sì: proprio gelosa. Ogni volta che mi accosto a quel bambino, non so che ti piglia; e se riesco a baciarlo, uh!, apriti cielo! Sei un bel tipo, sai? E anche ora… guàrdati in uno specchio… Vedi che cèra hai fatta! E perchè?.. Perchè io volevo dare la buona notte al piccino.

Caterina

      E corri… Io non te l'impedisco… Ma se me lo fai svegliare…

Ludovico

      Va' là, che glie la ricanto io la ninna-nanna. (Canzonandola affettuosamente:)

      Ninna-nanna,

      un vecchio canuto…

      Che credi? Non è una cosa tanto difficile…

Caterina

      E corri… Fa il comodo tuo…

Ludovico

      Dio! Che faccia di rabbia! (Pausa. – Diventando triste) Ma sta tranquilla: non ci andrò. Non mi piaci più quando metti quel muso. (Risedendo presso la scrivania e celiando come se parlasse tra sè:) Andate a fare dei figliuoli sul serio, vedete quel che vi capita! (A lei, in tono fanciullesco) Del resto, io mi vendico; e come mi vendico!.. Gli dedico dei versi…

Caterina

      A chi?!

Ludovico

      Oh bella! A mio figlio. Da che campo, è la prima volta che commetto questa corbelleria. Ma che vuoi! Ho capito che in certi casi si debba sentire il bisogno di… verseggiare. Decisamente, ci sono cose le quali non si possono pensare che in versi… Siedi, siedi vicino a me. Te ne voglio offrire un saggio… È tanto tempo che non mi stai vicino mentr'io lavoro!

Caterina

      (sedendogli dirimpetto) Per non farti distrarre…

Ludovico

      Ma che distrarre! che distrarre! Quando sedevi sempre a questo posto per leggere o ricamare, le mie idee si succedevano così fluenti e facili che mi sembrava di scriverle come se qualcuno me le dettasse… (Tira un cassetto della scrivania e cerca.) Li tengo ben nascosti i miei versi, sai, perchè, modestia a parte, sono di una bruttezza rara. (Ridendo) Ah ah ah, addirittura infantili. Nondimeno, dicono quel che devono dire, e, conveniamone, da un sociologo noioso come me ci sarebbe da aspettarsi di peggio. Vedrai. (Con in mano alcune pagine scritte) Leggerò il primo sonetto. Ti secca?.. Eh sì, lo vedo che ti secca.

Caterina

      (inquieta – dissimulando) Leggi… Tutto ciò che è tuo m'interessa: ne sei persuaso.

Ludovico

      (con un pudore di collegiale) Mi dài soggezione, mi dài. Basta! Animo, Ludovico! (Legge:)

      Vagisci, o bimbo, e il tuo vagito pare

      non so quale prodigio d'eloquenza.

      Non pensi, è ver, ma a tutto fai pensare

      in questa tua dolcissima incoscenza.

      (A Caterina) Non ti va?

Caterina

      (soffrendo) Sì sì, continua.

Ludovico

      (prosegue a leggere:)

      Non pensi, è ver, ma quante cose care

      al babbo dici, inconsciamente, senza

      che l'aria stessa le possa rubare

      alla felice tua breve innocenza.

      O bimbo mio…

      (Interrompendosi) No, no, è inutile, non ti va, non ti va. Non so se per le idee o per la forma, ma è indubitato che non ti va; ed io non me ne dolgo punto. Che diamine! Te l'avevo detto: sono versicoli che metto insieme per mio sfogo. E non temere: ti risparmio il resto… (Sforzandosi di scherzare) Abbasso il poeta! (Ripone nel cassetto le paginette.) Sei contenta?

Caterina

      Ma ti sembra che io mi permetta di giudicare quello che tu scrivi?

Ludovico

      Giudicare no. Ma non ti piace quello

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