Il frutto acerbo: Commedia in tre atti. Bracco Roberto

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Il frutto acerbo: Commedia in tre atti - Bracco Roberto

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Io sono uno scimpanzè, e me ne vanto!

Tilde

      Aspetta. Ti aiuto. Non c'è nessuno giù?

Nino

      (si affaccia) Sì.

Tilde

      (impaurita) Chi c'è?

Nino

      Un asino.

Tilde

      Stupido! (Lo raggiunge per aiutarlo.)

Nino

      (celiando) Se raglia, siamo perduti! (Scavalca il parapetto.)

Tilde

      (sostenendolo per le ascelle) Attento, bébé!.. Dove mettete il piede?

Nino

      Non lo so. (Profittando della posizione le dà un bacio.)

Tilde

      Questo bacio ve lo faccio scontare!

Il Cameriere

      (di fuori, picchiando) Signora, ho qui la carta di quel signore.

Nino

      (a lei) Ne parleremo dopo colezione. (Sparisce.)

Tilde

      (dalla finestra, tutta gioconda) Mostro! (Col viso acceso, corre alla porta a sinistra. Apre.)

Il Cameriere

      (avanzandosi, le porge la carta in un vassoio.)

Tilde

      (la prende e legge. Ha una scossa ed esclama:) Ma questo è mio marito!

Ernesto

      (di dentro, sganasciandosi dalle risa) Ah ah ah ah… Chi avevi creduto che fosse? (Entra, continuando a ridere.)

Il Cameriere(esce.)Tilde

      (comprimendo la sua rabbia e nascondendo la sua emozione) Scusa, non ci arrivo. Perchè tante storie?

Ernesto

      Ho pensato che la visita antimeridiana d'un estraneo t'avrebbe seccata non poco e ho voluto farti paura. Uno scherzo, insomma. Sono di buonissimo umore.

Tilde

      Me ne compiaccio.

Ernesto

      E vengo… a godermi la vita!

Tilde

      Con me?

Ernesto

      Con te.

Tilde

      Vieni per restare?

Ernesto

      Per restare, beninteso. Le mie valige arriveranno più tardi… e sono molte! (Canticchia) Trallalà là là, trallalà là là…

Tilde

      (rodendosi) Il numero delle valige non ti riconcilierà certo con la campagna che hai sempre odiata. Ti annoierai.

Ernesto

      Nossignora!.. Non mi annoierò. Trallalà là là, trallalà là là....

Tilde

      (guardandolo curiosamente) Ma che è «trallalà là là»?

Ernesto

      Che è «trallalà là là»? È il benessere, è la salute, è la forza! Non mi vedi?

Tilde

      Ti vedo.

Ernesto

      Come ti sembro?

Tilde

      Come eri. Tale e quale.

Ernesto

      Ah no! Non hai l'occhio clinico. Da parecchio tempo io non mi sentivo così bene.

Tilde

      Tu me lo dici e io ti credo.

Ernesto

      E non ne provi una consolazione?

Tilde

      Certamente. (Siede presso il tavolino.)

Ernesto

      Ti do un consiglio: abbracciami.

Tilde

      Io non ci penso neppure. (Prende un libro.)

Ernesto

      Va là! Non dissimulare. Tu desideri ardentemente di abbracciarmi. La solitudine non è per te. L'aria ossigenata non ti basta. Non di sola aria… vive la donna! Guarda come ti riduci! Hai dei lividi qui (si tocca sotto gli occhi) che mi rivelano… tutto! Nella solitudine, tu deperisci, mia cara. Vuoi rifiorire?.. Abbracciami.

Tilde(apre il libro come per leggere.)Ernesto

      (togliendole di mano il libro senza bruschezza) Non metterti a leggere, Tilde. Non ci vediamo da tanti giorni! Sii un po' graziosa. (Pausa) (Sedendole accanto) Sai che cosa sono io?

Tilde

      Più o meno, lo so.

Ernesto

      Tu credi di saperlo, ma mi calunni. Io sono… un nevrastenico. Niente altro. Cioè, rettifico: ora non lo sono più. O, meglio, lo sono e non lo sono. La natura del nevrastenico – mi ha detto il dottore – ci è sempre, e devo stare in guardia. Ma dopo la cura che ho fatta, ho guadagnato il cento per cento. Se io non fossi sicuro d'essere la stessa persona che ero, non mi riconoscerei più. E sai qual'è la cura che ho fatta?

Tilde

      (lievemente) No.

Ernesto

      L'elettroterapia! Elettricità, senza risparmio. Correnti elettriche… da per tutto. E non vanno via, no! Restano dentro. Io mi sento pieno di correnti. Suppongo che se di notte mi si applica una lampada, io sono buono ad illuminare un tunnel. Fa miracoli, mia cara Tilde, la scienza moderna.

Tilde

      Per i mariti antichi.

Ernesto

      Per i mariti antichi che abbiano delle qualità resistenti come le ho io.

Tilde

      Tu hai delle qualità resistenti?!

Ernesto

      Sì che le ho.

Tilde

      Dimmene una.

Ernesto

      Te ne dico una che è rarissima: (con prosopopea) la fedeltà!

Tilde

      Ah, senti: è il colmo dell'improntitudine!

Ernesto

      Sospetti che io abbia dei capricci fuori di casa?

Tilde

      Dei capricci, tu?! Sta tranquillo: so bene che non è verosimile.

Ernesto

      Dunque, non sono infedele.

Tilde

      Per la medesima ragione per cui non sei neppure fedele.

Ernesto

      Ecco il solito pessimismo che mi paralizza! Tu sei pessimista. Tu sei… oscurantista. Nelle tue parole non manca mai l'idea che ti sei fitta in mente: cioè che io sono un ferro vecchio, che io sono arrugginito, che io non so amarti più. A via di ripetermelo, ne hai persuaso anche me. Il medico appunto questo mi spiegava: – «Voi siete impressionabile come tutti i nevrastenici. Se vi si ripete, mettiamo, che non potete camminare, ve ne convincete voi più di ogni altro… e non camminate davvero. Dovreste pregare chi vi vuol bene di non impressionarvi a vostro svantaggio. Altrimenti, siete perduto». E tu, al contrario, oggi come sempre, non fai che impressionarmi nel modo più… debilitante. Mi cascano le braccia.

Tilde

      Me

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