Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3. Edward Gibbon
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Come si può spiegare lo Scetticismo de' letterati Pagani intorno all'immortalità dell'anima ed intorno la rivelazione in generale? Si spiega ottimamente con accordarvi di buon grado, che questi guardavano gli affari Cristiani con quell'indifferenza, e con quel dispregio, con cui credete di mortificarci in tanti passi dell'Opera vostra. Persone, che non credono, perchè non si sono informate, perchè non hanno fatto esame veruno, qual peso di autorità possono avere? Oltre che è legge forse di Psicologia, che la volontà si determini invincibilmente secondo la verità che scuopre l'intendimento? Perchè peccano tanti Cristiani persuasi fermamente dell'esistenza dell'inferno? Non si debbono avere in conto alcuno i pregiudizi, la superbia, i legami civili che stringono più che ogni altro le persone di merito distinte? E di questi stessi personaggi non ne vantò in gran copia la primitiva Chiesa?
Della credulità del popolo si è abbastanza parlato per non dover qui ripetere il già detto. Restano le riflessioni critiche sopra Ireneo e sopra Teofilo.
Ireneo, dice il Middleton, attribuisce altrui il dono delle lingue, dov'egli predicando l'Evangelio nelle Gallie confessa di aver dovuto contrastare colle difficoltà d'un dialetto barbaro. Nel testo si legge, che il Santo si scusa di non iscrivere con Greca eleganza la storia dell'Eresie a motivo di questo barbaro dialetto: frattanto ci si suppone, che ciò accadesse nell'atto di predicar l'Evangelio. La parola Greca poi, alla quale si fa significare contrastare colle difficoltà di un dialetto barbaro realmente significa esercitare, usare, parlare un dialetto barbaro.
Teofilo rigettò la proposizione di rendere ad un morto la vita, per quanto bramoso fosse dalla conversion dell'amico. Il fatto è verissimo, e ne istruisce chiaramente, che gli antichi Vescovi non si avvisavano di poter fare i miracoli a lor piacimento. Ma che se ne vuole inferire? Dunque Ireneo, il quale dice, che questo prodigio non era raro a suo tempo, e ch'egli aveva conversato con persone, alle quali era stata fatta questa grazia, mentisce. Dobbiamo perdere il tempo a confutar questa maniera di argomentare? Dipendente da questo è l'altro esame che siamo ora per fare. Suppone l'Autore, che ogni uomo ragionevole confessi, non farsi più nella Chiesa veri miracoli. La sua perplessità è soltanto nel fissar l'epoca della pretesa sospensione. Fu immediatamente dopo la morte degli Apostoli? Alla conversione di Costantino? All'estinzione dell'Arriana eresia? Tacciamo che la perplessità non può aver luogo in chi ha impugnati i miracoli de' tempi d'Ireneo, e facciamo osservare, che i Cattolici esclusi dal numero degli uomini ragionevoli, perchè insegnano operarsi tuttora, benchè meno frequentemente, e doversi operare veri miracoli sino alla consumazione de' secoli nella Chiesa, lo dimostrano all'Autore co' suoi stessi principj.
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