Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5. Edward Gibbon
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5 - Edward Gibbon страница 15
Lo spirito di Valentiniano, che allora risedeva in Treveri, fu profondamente commosso dalle calamità dell'Illirico; ma la stagione avanzata sospese l'esecuzione de' suoi disegni fino alla primavera seguente. Mosse egli in persona, con una parte considerabile delle truppe della Gallia, dalle rive della Mosella; ed ai supplichevoli Ambasciatori dei Sarmati, che l'incontraron per viaggio, rispose dubbiosamente, che quando fosse giunto al luogo dell'azione, avrebbe esaminato e deciso. Arrivato a Sirmio, diede udienza ai Deputati delle Province Illiriche, i quali altamente gloriaronsi della loro felicità sotto il prospero governo di Probo, Prefetto del Pretorio151. Valentiniano, ch'era lusingato da tali dimostrazioni di fedeltà e di gratitudine, dimandò imprudentemente al Deputato dell'Epiro, che era un filosofo Cinico d'intrepida sincerità152, s'era egli stato inviato liberamente dai voti della Provincia? «Io son mandato (replicò Ificle) con lacrime e con lamenti da un popolo contro sua voglia». L'Imperatore s'arrestò: ma l'impunità de' suoi ministri fece stabilire la perniciosa massima che essi potevano opprimere i sudditi, senza offendere il servizio di lui. Una rigorosa ricerca sopra la loro condotta avrebbe medicato il pubblico disgusto. La severa condanna dell'uccisor di Gabinio era il solo mezzo che restituir potesse la confidenza dei Germani, e vendicar l'onore del nome Romano. Ma il superbo Monarca era incapace della magnanimità, che osa riconoscere una mancanza. Dimenticò egli la causa, solo si rammentò dell'ingiuria, e s'avanzò nel paese dei Quadi con un'insaziabile sete di vendetta e di sangue. Si giustificò agli occhi dell'Imperatore, e forse a quelli del Mondo l'estrema devastazione ed il promiscuo macello d'una barbara guerra dalla crudele equità delle rappresaglie153, e tale fu la disciplina dei Romani e la costernazione del nemico, che Valentiniano ripassò il Danubio senza la perdita d'un solo uomo. Siccome aveva egli risoluto di totalmente distruggere i Quadi in una seconda campagna, stabilì i suoi quartieri d'inverno a Bregezio sul Danubio, vicino alla città di Presburgo nell'Ungheria. Mentre il rigore della stagione teneva sospese le operazioni di guerra, i Quadi fecero un umile tentativo di mitigare il furor del vincitore; ed i loro Ambasciatori, alla premurosa persuasione d'Equizio, furono introdotti nel consiglio Imperiale. Accostaronsi al trono inchinati ed in aria dimessa; e senza neppure osar di dolersi della morte del loro Re, affermarono con solenni giuramenti, che l'ultima invasione era solo imputabile ad alcuni sregolati ladroni, dal consiglio pubblico della nazione condannati ed abborriti. La risposta dell'Imperatore lasciò ad essi ben poca speranza di clemenza o di pietà. Egli rinfacciò loro, col più intemperante linguaggio, la lor viltà, ingratitudine ed insolenza. Gli occhi, la voce, il colore, i gesti esprimevano la violenza dello sfrenato furore di lui. Mentre tutto il suo aspetto era agitato da una passion convulsiva, un grosso vaso sanguigno ad un tratto gli si ruppe nel petto; e Valentiniano cadde senza parola nelle braccia dei suoi famigliari. Essi ebbero immediatamente la cura di nasconder la sua situazione alla moltitudine: ma in pochi minuti l'Imperator d'Occidente spirò in un'agonia dolorosa, ritenendo fino all'ultimo i suoi sentimenti, e cercando inutilmente di esprimere le sue intenzioni ai Generali e Ministri che circondavano il reale suo letto. Valentiniano aveva circa cinquantaquattro anni; e non mancavano che cento giorni a compire i dodici anni del suo regno154.
Un istorico Ecclesiastico attesta seriamente la poligamia di Valentiniano155. «L'Imperatrice Severa (io riferisco la favola) ammise alla sua famigliar conversazione la bella Giustina, figlia d'un Governatore Italiano; ed espresse con sì grandi ed inconsiderate lodi la sua ammirazione di quelle nude bellezze, che aveva spesso vedute nel bagno, che l'Imperatore fu tentato d'introdurre una seconda moglie nel proprio letto; e con pubblico editto estese a tutti i sudditi dell'Impero l'istesso domestico privilegio, che aveva preso per se medesimo». Ma noi siamo assicurati dalla testimonianza della ragione e dell'Istoria, che i due matrimoni di Valentiniano con Severa e con Giustina furon contratti l'un dopo l'altro; e che ei si servì dell'antica permission del divorzio, che era sempre accordata dalle leggi, quantunque condannata dalla Chiesa. Severa fu madre di Graziano, il quale sembrò che riunisse in sè ogni diritto all'indubitata successione dell'Impero
150
Ammiano (XXIX. 6) e Zosimo (l. IV. p. 119 220) notano esattamente l'origine ed il progresso della guerra dei Quadi e de' Sarmati.
151
Ammiano, che (XXX. 5) confessa il merito di Petronio Probo, ne ha con giusta asprezza censurato l'oppressivo governo. Quando Girolamo tradusse e continuò la Cronica d'Eusebio an. 380 (Vedi Tillemont Mem.
152
Giuliano (
153
Ammiano XXX. 5. Girolamo, che esagera la disgrazia di Valentiniano, gli nega sino quest'ultima consolazione della vendetta:
154
Vedasi quanto alla morte di Valentiniano, Ammiano (XXX. 6), Zosimo (l. IV. p. 221), Vittore (
155
Socrate (l. IV. c. 31) è l'unico testimone originale di questa stolta istoria, sì repugnante alle leggi ed ai costumi de' Romani, che appena merita la formale ed elaborata dissertazione del Bonamy (