Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11. Edward Gibbon
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A. D. 1084
Guiscardo liberatore e in un flagello di Roma, avrebbe potuto finalmente darsi al riposo: ma nel medesimo anno che egli aveva veduto fuggire l'Imperator d'Alemagna, il capitano instancabile agli antichi divisamenti delle orientali conquiste fece ritorno. L'entusiastico zelo, o la gratitudine di Gregorio, i regni della Grecia e dell'Asia al costui valore aveva promessi249. Le milizie del Normanno stavano in armi, fatte orgogliose dai buoni successi ottenuti, e preste a cercarne altri in mezzo alle pugne. La principessa Anna, valendosi delle parole di Omero paragona questi soldati ad uno sciame di api250: ma ho già fatto conoscere innanzi che maggior numero di forze il figlio di Altavilla non aveva mai radunate: cento venti navigli vi vollero ad imbarcarle, e innoltrata essendo di molto la stagione, il porto di Brindisi251, alla rada aperta di Otranto ci preferì. Alessio intanto, timoroso di un secondo assalto, a ristorare la marineria dell'Impero si adoperava, oltre al considerabile soccorso di trentasei legni da sbarco, di quattordici galee, e nove galeotte straordinariamente ampie e robuste che dalla Repubblica veneta aveva ottenuto: soccorso abbondantemente ricompensato col privilegio parziale di commercio conceduto alla repubblica, col dono fattole dall'Imperatore di molte botteghe e case nel porto di Costantinopoli, col pagamento di un tributo, tanto più gradevole ai Veneziani, che derivava da una tassa imposta ai cittadini di Amalfi loro rivali. La lega de' Greci coi Veneziani copriva di una squadra nemica il mare Adriatico. Ma fosse negligenza dei confederati, o abilità di Roberto, l'incostanza de' venti, o l'oscurità d'un nebbione, il Duca si aperse un varco, e i Normanni sani e salvi sulla costa d'Epiro sbarcarono. L'intrepido Capitano, comandando venti buone galee si pose immantinente in cerca dell'inimico, e benchè più avvezzo a guerreggiare a cavallo, commise la propria vita, e quella di suo fratello e de' suoi due figli all'evento di una battaglia navale. In tre successive pugne datesi a veggente dell'isola di Corfù, l'impero del mare fu disputato; e l'abilità e il numero de' confederati prevalsero nelle due prime: ma nella terza i Normanni riportarono una vittoria decisiva e compiuta252. Con ignominiosa fuga i brigantini leggieri de' Greci si spersero: più ostinata lotta sostennero le nove Fortezze mobili de' Veneziani; sette mandate a fondo, e due cadute finalmente in potere dell'inimico; duemila cinquecento prigionieri la pietà del vincitore indarno implorarono, e la figlia di Alessio fa ascendere a tredicimila uomini il numero de' Greci, o confederati, che in tale occasione morti rimasero. L'altezza d'ingegno avea tenuto luogo di esperienza a Guiscardo. In ognuna delle sere successive alle azioni, dopo avere sonato a ritratta, esaminava tranquillamente le cagioni della sconfitta, e immaginava nuovi stratagemmi che alla sua debolezza supplissero, e i vantaggi del Greco rendessero vani. Le fazioni marittime il verno sospese: col ritorno di primavera pensò nuovamente ad impadronirsi di Costantinopoli; ma in vece di attraversare i colli dell'Epiro, si trasferì nella Grecia, e nelle città dell'Arcipelago, le cui spoglie un maggior premio alle sue fatiche offerivano; oltrechè, in un tal campo i suoi eserciti di terra e di mare poterono più vigorosamente, e con migliore speranza di buon successo, accordarsi; ma tai disegni turbò un morbo contagioso che si diffuse per tutto il campo normanno nell'isola di Cefalonia, e del quale lo stesso Roberto fu vittima. Egli spirò entro la sua tenda in età di settant'anni: si sparse generalmente la voce che ei morisse avvelenato per opera o della moglie, o del greco Imperatore253. Questa inaspettata morte dà luogo alla immaginazione di spaziare per tutto il corso d'imprese che potevano ancora essere riserbate a Roberto, dall'esistenza del quale, ed è provato abbastanza, la grandezza dei Normanni pendea254. Un esercito vittorioso che non vedea più nemici attorno di sè, si sbandò e si ritrasse in preda al disordine della costernazione, ed Alessio, che palpitava pel proprio Impero credè appena a sè stesso di essere libero dal pericolo. La galea che portava i mortali avanzi di Guiscardo, naufragò alla costa d'Italia: pur questi, avendosi potuto ritirarli, deposti vennero nella tomba di Venosa255, luogo più celebre per essere stata culla di Orazio256, che come sepolcro del guerriero di Normandia. Ruggero, secondogenito e successore di lui, ridotto videsi alla modesta condizione di Duca della Puglia. Fosse stima, o spirito di parzialità, Guiscardo non avea lasciato al prode Boemondo altro retaggio che la sua spada. Le pretensioni di questo turbarono la pubblica tranquillità sino all'istante che la prima Crociata contro i Saracini d'Oriente, un campo più luminoso di gloria e di conquiste gli aperse257.
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