Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11 - Edward Gibbon

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volume della Hist. de Russie, del signor Levesque, e i Viaggi di Coxe nel Nort, t. I, p. 241.

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Gli ambasciatori di S. Stefano aveano adoperate le rispettose espressioni di regnum oblatum, debitam obedientiam, etc. che Gregorio VII alla lettera interpretò; onde gli Ungaresi sonosi trovati impacciati fra la santità del Papa e l'independenza della Corona (Katona, Hist. critica, tom. I, p. 20-25, t. II, p. 304, 346, 360 ec.)

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In quanto spetta alla storia d'Italia dei secoli nono e decimo, posso citare i libri quinto, sesto, e settimo del Sigonio, De regno Italiae (secondo volume delle sue opere, ediz. di Milano 1732): gli Annales del Baronio colla critica del Pagi: il settimo e ottavo libro della Istoria civile del regno di Napoli, del Giannone: il settimo e ottavo volume degli Annali d'Italia del Muratori (ediz. in 8), e il secondo volume dell'Abrégé chronologique del signor di Saint-Marc, opera che sotto un titolo superficiale molta dottrina, e indagini molte racchiude. Accerto i miei leggitori, e conoscendo eglino adesso il mio metodo di scrivere la Storia dovrebbero crederlo facilmente, che fin dove ho potuto, e tutte le volte che era utile il farlo, ho portate le mie ricerche a tutte le fonti primitive, e soprattutto ho accuratamente consultati gli originali dei primi volumi della grande Raccolta intitolata Scriptores rerum ital. del Muratori.

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Il dotto Camillo Pellegrino, che viveva a Capua nel secolo XVII, ha rischiarata la storia del ducato di Benevento nella sua Historia principum longobardorum. V. i Scriptores el Muratori (t. II, part. I, p. 221-345; e t. V, p. 159-245).

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V. Costantino Porfirogeneta, De thematibus, lib. II, c. 11, in vit. Basil. c. 55, p. 181.

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La lettera originale dell'imperatore Luigi II all'imperatore Basilio, curioso monumento del nono secolo, è stata per la prima volta pubblicata dal Baronio (Annal. eccles., A. D. 871 n. 51-71), che ha seguìto un manoscritto dell'Erenperto, o piuttosto dello Storico Anonimo di Salerno, tratto dalla Biblioteca del Vaticano.

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V. l'eccellente dissertazione De republica Amalphitana, nella Appendix (p. 1-42) della Historia Pandectarum(Trajecti ad Rhenum, 1722 in 4) di Enrico Brencmann.

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Il vostro signore, dicea Niceforo, ha dato soccorso e protezione, principibus capuano et beneventano, servis meis, quos oppugnare dispono… Nova (piuttosto Nota) res est od eorum patres et avi, nostro imperio tributa dederunt (Luitprando, in Legat., p. 484). Non si fa qui menzione di Salerno; pur fu in questi giorni all'incirca che questo principe cambiò di parte, e Camillo Pellegrino (Script. rer. ital., t. II, part. I, p. 285) ha osservato con molta accortezza questo cambiamento nello stile della Cronaca Anonima. Luitprando (p. 480) fonda su prove dedotte dalla Storia e dalla Lingua i diritti dei Latini sulla Puglia e sulla Calabria.

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V. I Glossarj greci e latini del Ducange (articoli Κατεπανο Catapana) e le sue note sull'Alexiade (pag. 275). Egli non ammette l'idea de' contemporanei che derivar faceano questo vocabolo da Κατα παν, juxta omne; e trova soltanto che essa è una corruzione del vocabolo latino capitaneus. Il signor di Saint-Marc osserva però giustamente (Abrégé chronolog., t. II, pag. 924) che in quel secolo i Capitanei non erano Capitani, ma solamente i Nobili di primo ordine, i grandi sottovassalli dell'Italia.

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Ου μονον δια πολεμων ακριβως ετεταγμενον το τοιουτον υπηγαγε το εθνος (i Lombardi) αλλα και αγχινοια χρησαμενος, και δικαισυνη και χρηστοτητι επιεικως τε τοις προσερχομενοις προσφερομενος και την ελευθεριαν αυτοις πασης τε δουλειας, και των αλλων φορολογικων χαριξομενος, non solamente con guerre saggiamente condotte assoggettò la nazione (i Lombardi); ma usando d'ingegno, e colla giustizia e l'indulgenza egualmente proferendosi a' nuovi sudditi, e facendo lor grazia della libertà franca, da ogni servitù e dagli altri tributi usitati (Leone, Tattica, c. 15, pag. 741). La Cronaca di Benevento (t. II, part. I, p. 280) offre una idea ben diversa de' Greci in que' cinque anni (891-894) che Leone signoreggiò la città.

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Calabriam adeunt, eamque inter se divisam reperientes, funditus depopulati sunt (o depopularunt) ita ut deserta sit velut in diluvio. Tale è il testo di Eremperto o Erchemperto, giusta le due Edizioni del Caraccioli (Rerum ital. script. t. V, p. 23) e di Camillo Pellegrino (t. II, part. I, p. 246) opere rarissime al tempo che il Muratori le ha pubblicate di nuovo.

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Il Baronio (Annal. eccles. A. D. 874 n. 2) ha tratta questa storia da un manoscritto di Eremperto, che morì a Capua, quindici anni dopo un tale avvenimento. Ma un falso titolo ha ingannato questo Cardinale, e noi non possiamo citare che la Cronaca Anonima di Salerno (Paralipomena, c. 110), composta verso la fine del decimo secolo, e pubblicata nel secondo volume della Raccolta del Muratori. V. le Dissertazioni di Camillo Pellegrino (t. II, part. I, pag. 231-281 ec.).

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Costantino Porfirogeneta (in vit. Basil. c. 58, p. 183) è il primo autore che racconti questo fatto. Ma lo pone accaduto sotto i regni di Basilio e di Lodovico II, mentre la riduzione di Benevento operata dai Greci, non avvenne che nel 891, vale a dire dopo la morte di questi due principi.

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Paolo Diacono (De gest. Longob., l. V, c. 7, 8, p. 870, 871, ediz. Grot.) racconta un fatto simile, accaduto nel 663 sotto le mura della stessa città di Benevento; ma attribuisce ai Greci il delitto di cui gli autori di Bisanzo incolpano i Saracini. Dicesi che nella guerra del 1756 il signor di Assas, ufiziale del reggimento di Auvergne, si consecrasse in egual modo alla morte: ed anzi con maggiore eroismo, perchè i nemici che lo aveano fatto prigioniere, non gli chiedeano che il silenzio. (Voltaire, siècle de Louis XV, c. 33, t. IX, p. 172).

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Tebaldo che Luitprando colloca fra gli eroi, fu, propriamente parlando, duca di Spoleto e marchese di Camerino dall'anno 926 al 935. Il titolo e l'impiego di marchese (comandante della Marca, o della Frontiera) era stato introdotto in Italia dagl'imperatori francesi (V. Abrégé chronologique, t. II, p. 645-732, ec.).

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Luitprando, Hist., l. IV, c. 4, Rerum italic. scriptores, t. I, part. I, p. 453, 454. Se qualcuno trovasse troppo libera tal descrizione sarei costretto ad esclamare col povero Sterne: «Duolmi di non potere trascrivere con circospezione quelle cose che senza scrupolo un vescovo ha scritte; sarebbe stato ben peggio se avessi tradotto alla lettera ut viris certetis testiculos amputare, in quibus nostri corporis refocillatio, etc.».

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I monumenti che ci restano del soggiorno de' Normanni in Italia, sono stati raccolti nel quinto volume del Muratori; fra i quali monumenti conviene distinguere il poema di Guglielmo Pugliese (p. 245-278) e la storia di Galfridus (Gioffredo) Malaterra (p. 537-607). Nati entrambi in Francia, i ridetti autori scrivevano in Italia, colla robusta franchezza di uomini liberi ai giorni de' primi conquistatori (prima dell'anno 1100). Non fa di mestieri il ripetere i nomi de' compilatori e critici della Storia d'Italia, Sigonio, Baronio, Pagi, Giannone, Muratori, Saint-Marc ec. da me consultati sempre, e non copiati giammai.

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Alcuni fra i primi convertiti si fecero battezzare dieci, o dodici volte, affine di ricevere dieci o dodici volte la tonaca bianca che era d'uso il dare in dono ai Neofiti. Ai funerali di Rollone, furono fatte largizioni

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