Scherzi Delle Fiabe. Marco Fogliani

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Scherzi Delle Fiabe - Marco  Fogliani

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      Osvaldo uscì. Io rimasi con calma a finirmi il mio caffè.

      

      

      "E tu che cosa ne pensi di quello che ha raccontato il mio amico Osvaldo?", chiesi a Vincenzo, il barista, che in quel momento era impegnato a lavare alcune tazze. "Trovi che ci sia anche solo qualcosa di ragionevolmente credibile in tutto quello che ha detto?"

      "Scusami, ma non sono stato a sentire cosa ha detto", mi rispose lui senza pensarci troppo.

      "Frottole. Tutte frottole da pescatore", continuai io. "Mi chiedo perché mai i pescatori siano tutti così, almeno quelli che conosco: fantasiosi ed esagerati. Forse star fuori la notte, saltare i ritmi naturali del sonno e della luce gli fa questi scherzi. Chissà."

      Gli pagai il mio caffè e feci per uscire.

      "Ehi, aspetta. Stai dimenticando qualcosa qui sul banco. O forse l'ha lasciato qui il tuo amico. Come si chiama?"

      "Osvaldo", gli risposi. Io non avevo niente con me. Controllai se fosse roba di Osvaldo. In effetti c'erano delle fatture del mercato ittico, e c'era su il suo nome come venditore. Poi c'era qualche altra cosa che non capivo cosa fosse, e … questa cos'era? Una foto. Fatta di sera, col flash. Aveva in braccio un pesce gigantesco, quasi più grande di lui. E, sembra strano a dirsi, questo grande pesce pareva proprio che sorridesse.

      

      

      SALAFINO E LA CAFFETTIERA MAGICA

      Giacomino era già pronto per la notte, sotto le coperte del suo letto, con indosso il suo pigiamino felpato.

      "Papà, mi racconti una storia per favore?"

      E il papà, come se fosse una cosa nuova e non la loro bella abitudine di tutte le sere, lo accontentò. Prese il suo grande libro delle favole e lo fece aprire ad una pagina a caso.

      "Una storia? Va bene. E' uscita Salafino e la caffettiera magica, che mi pare non abbiamo mai letto. Che ne dici, la leggiamo?"

      Giacomino fece cenno di sì col capo.

      "Allora, vediamo. C'era una volta un ragazzino, mi pare che fosse napoletano, che camminando per strada inciampò in una vecchia caffettiera. Napoletana anche lei. Di quelle che fanno il caffè buono buono. Tu ancora non lo sai, perché sei piccolo ed il caffè forse non lo hai mai assaggiato, ma dicono che più è vecchia la caffettiera, più è buono il caffè. Allora questo ragazzino, che si chiamava Salafino, la raccolse, per vedere che cosa avesse che non andava. In effetti aveva il manico un po' rotto, ed era tutta un po' sbilenca, come si dice, cioè deforme, quasi che fosse stata calpestata da un camion. Ma lui era un ragazzino ingegnoso e pensò che, con un po' di pazienza, avrebbe potuto rimetterla a posto e rivenderla, oppure regalarla. E gira di qua, e tira di là, e forza il manico ed avvita meglio quell'altro pezzo, ad un tratto, come per magia ... Giacomino? Ci sei Giacomino? Ecco che ad un tratto, come per magia, Giacomino si è già addormentato. Va bene, allora sai che cosa facciamo? Questa storia la proseguiamo domani sera, perché sembra molto interessante, almeno a giudicare dall'illustrazione che c'è qui." (Nella pagina si vedeva il ragazzino avvolto da una specie di fumo che usciva dalla caffettiera).

      Il papà lasciò il libro aperto sul letto di Giacomino, diede al figlio il bacio della buona notte e si ritirò anch'egli per dormire.

      Forse non l'avrebbe fatto, se avesse saputo che razza di caratterino aveva quella caffettiera. Magica sarà stata pure magica, ma anche irascibile non poco. E altro che buona notte!

      “ Ma è forse questo il modo di leggere una favola, interrompendola così dopo neanche la prima paginetta? Ascoltandola così distrattamente da non riuscire neanche a restare sveglio per sapere che cosa è successo? Adesso gli faccio vedere io quello che ho combinato. Anzi, stanotte, visto che mi hanno abbandonato qui da solo senza ritegno, la storia andrà come dico io. Altro che “sarò al tuo servizio, signor Salafino”, ed “esaudirò tre tuoi desideri”! Stanotte sarò io a togliermi lo sfizio di esaudire tre miei desideri. E il mio primo desiderio è, … vediamo … che io per questa notte diventi padrone assoluto di questa casa!”

      Così borbottava quella caffettiera, e il papà di Giacomino forse non se ne accorse, o forse riuscì a sentirlo a stento con la coda dell'orecchio nel suo sonno leggero. Di certo però si accorse di quel forte odore di caffè che invase e riempì completamente le loro stanze, tanto da spingerlo a cercare di aprire le finestre. Ma tutte le finestre che provò ad aprire, per magia o meglio a dire per sortilegio, risultarono bloccate ed inamovibili.

      “ Stanotte sarò io il padrone assoluto di questa casa!” proseguiva in sottofondo quella voce cupa ed assurda da caffettiera.

      “Giacomino, Giacomino! Come stai? Stai bene?”

      “Si papà, sto bene”, rispose Giacomino dalla sua stanza, inframezzando la sua risposta con dei colpi di tosse.

      “Cerca di aprire la finestra, o magari di accendere la luce, se riesci”, gli disse il suo papà che nel frattempo aveva provato invano ad aprire la porta della camera di Giacomino. O meglio, la porta si apriva, ma poi dietro a questa ne compariva un'altra chiusa, e poi un'altra, ed un'altra ancora sempre chiusa.

      “ Stanotte sarò io il padrone assoluto di questa casa!” continuava ossessiva la caffettiera.

      Anche la luce elettrica non funzionava, né i telefoni, e pure la porta di casa era bloccata. Per fortuna l'odore di caffè era diventato meno fastidioso, o forse i due ci avevano fato l'abitudine, e dava loro meno fastidio.

      “Giacomino, rimettiti pure a dormire. Magari è solo un brutto sogno, e domani mattina torneremo ad essere noi i padroni della nostra casa”.

      Tornati nei loro letti, l'odore di caffè non cessò, anche se la caffettiera interruppe e cambiò la sua solfa.

      “ E adesso passiamo al secondo desiderio. Io non diventerò più servo di nessuno. Anzi, saranno in molti ad essere miei schiavi, e a non poter fare a meno di me anche per diverse volte al giorno.” Desiderio sprecato, pensò ascoltandolo il papà di Giacomino, che di persone che non riuscivano a iniziare la giornata senza uno o più caffè ne conosceva personalmente in abbondanza.

      “ E infine il mio terzo e ultimo desiderio: che della storia di Salafino e della caffettiera magica, così ingiusta nei miei confronti e che a dire il vero sembra scopiazzata da un'altra storia simile e molto più famosa, da domani nessuno ricordi più nulla, ma proprio nulla. Insomma, che non ne rimanga traccia alcuna in tutto l'universo”.

      Poi la strana voce tacque, il silenzio tornò a far compagnia al buio e grazie a loro il sonno, un po' alla volta, riprese il sopravvento.

      Il mattino dopo, al risveglio, tutti i condòmini si stupirono di quel buon profumo di caffè così intenso, domandandosi invano da dove provenisse.

      Giacomino raccontò a suo papà di aver fatto dei brutti sogni; ed egli, constatando di aver egli stesso dormito male, ne attribuì la colpa a ciò che avevano mangiato per cena.

      Poi la giornata trascorse normalmente. Alla sera, quando fu il momento di addormentarsi leggendo una storia dal loro grosso libro, il papà di Giacomino si chiese:

      “Avevamo lasciato a metà una storiella da ieri sera,

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