Abigail Strega Per Caso. Sandro Dell'Orto

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Abigail Strega Per Caso - Sandro Dell'Orto

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Ken mostrò loro quello che dovevano fare e quindi se ne andò in cucina con Abigail.

      «Intanto che le tue compagne lavorano, che ne dici di preparare una torta per tutti?»

      «Una torta? Ma come...»

      «Con la magia, no? Nella credenza c’è un libro di ricette: crea prima gli ingredienti e poi li unisci con la magia, vedrai che verrà fuori una bella torta.»

      «Non potrei creare direttamente la torta già bell’e fatta?»

      «Potresti, ma non avrebbe alcun sapore e sarebbe immangiabile: devi immaginare che il libro di ricette sia un libro di incantesimi e le ricette le formule magiche.»

      «Va bene, Ken.»

      Abigail prese il libro dalla credenza, scelse una ricetta che le sembrava promettente, s’infilò i guanti e cominciò a creare gli ingredienti per la torta.

      Destino volle che proprio in quel momento l’auto con a bordo Rachel e Rudolph entrò in paese.

      Rachel frenò di colpo.

      «Che ti succede, Rachel?» chiese Rudolph.

      «Sono qui.» rispose Rachel.

      «Lo so che sei qui, anch’io sono qui.»

      «Ti metti a fare anche lo spiritoso, adesso? Sto parlando dei guanti magici; qualcuno li ha usati, anche se per pochi minuti.»

      «Ne sei sicura?»

      «Sì, non posso sbagliarmi. La sensazione era troppo forte, devono essere vicinissimi.»

      «Allora ci conviene fermarci in questo paese.»

      «D’accordo. Cerchiamo un albergo.»

      Intanto le compagne di Abigail avevano finito i mestieri e si stavano chiedendo dove fossero finiti Ken e Abigail quando li videro entrare con una magnifica torta.

      «Ecco qua, una torta per sancire la nostra amicizia. Che ne dite, ragazze?» chiese Ken.

      «Diciamo che è magnifica, sia la torta, sia l’amicizia.» risposero in coro e si avventarono come falchi sulla torta.

      Il giorno dopo, a scuola, mentre Abigail era in classe ad aspettare che iniziassero le lezioni, quando suonò la campanella invece del professor Brown entrò il preside accompagnato da un’altra persona.

      «Buongiorno, ragazzi.» cominciò il preside «Purtroppo il signor Brown si è ammalato e per un po’ di tempo vi farà supplenza il professor Rudolph.»

      Appena sentì quel nome Abigail ebbe un sobbalzo e il suo sguardo incrociò per un attimo quello di Rudolph, ma poi riuscì a ricomporsi. Durante la lezione, Abigail e Rudolph si lanciavano di tanto in tanto occhiate furtive per distogliere lo sguardo appena uno dei due si accorgeva di essere osservato.

      «Ti dico che quella ragazzina sa qualcosa.» disse Rudolph a Rachel.

      «Ne sei sicuro? Cosa te lo fa pensare?»

      «Quando il preside mi ha presentato alla classe, lei ha avuto una reazione come se mi conoscesse o avesse già sentito parlare di me, e durante la lezione avevo il suo sguardo sempre addosso.»

      «Potresti anche aver fatto colpo su di lei.»

      «Andiamo, Rachel, è una ragazzina di 12 anni e io ho l’aspetto di un umano di mezza età e nemmeno tanto attraente.»

      «Però tu sei anche un orco.»

      «Cosa vorresti dire con questo?»

      «Che qualche volta potresti comportarti come un vero orco.»

      «E come sarebbe un vero orco? Un troglodita analfabeta dall’aspetto neandertaliano, oppure sono io un vero orco? Ti ricordo che la commissione d’esame ti ha promosso con il beneficio del dubbio.»

      « …e così è stata promossa col beneficio del dubbio.» concluse Ken.

      «Cosa vorresti dire?» chiese Abigail.

      «Che la commissione era indecisa se la creazione di Rudolph era da considerarsi un errore oppure poteva essere vista come un miglioramento o un'evoluzione della razza degli orchi.»

      Ken stava informando Abigail su quanto sapeva di Rachel e Rudolph. Lei gli aveva detto che quella mattina il preside aveva presentato un certo professor Rudolph e glielo aveva descritto. Ken aveva confermato che si trattava proprio di lui, quindi anche Rachel doveva essere in paese e questo complicava le cose, perché una simile vicinanza le avrebbe permesso di individuare i guanti anche se usati pochissimo e Abigail doveva continuare il suo addestramento; ma l’addestramento comprendeva anche piccole magie che però avrebbero portato Rachel dritto da loro. E Abigail non era ancora pronta per uno scontro magico diretto.

      Il giorno dopo, a scuola, Abigail ebbe un’altra sorpresa: il sedicente professor Rudolph arrivò in classe in compagnia di una ragazzina dai lunghi capelli neri e bellissimi occhi azzurri e disse:

      «Ragazzi, lei è mia figlia Rachel, starà con noi finché sarò il vostro supplente.»

      La ragazzina andò a sedersi in un banco della fila accanto a quella dove stava seduta Abigail.

      Nel pomeriggio, Abigail riferì a Ken quanto era successo quella mattina.

      «Se prima c’era il dubbio che potesse essere solo un caso di omonimia, ora abbiamo la certezza che si tratta proprio di loro.»

      «Già,» disse Abigail «a parte il fatto che utilizzino i loro veri nomi mi ha incuriosito il fatto che Rachel ha sempre indossato dei guanti neri di pelle, sono magici anche quelli?»

      «No, la verità è che lei, come ogni strega che si comporta male, ha delle mani brutte e se ne vergogna. In quanto al fatto che usino i loro veri nomi è solo perché qui non sono conosciuti come nel nostro mondo magico.»

      «Che si fa adesso con loro?»

      «Niente, per ora, aspettiamo la loro prossima mossa: noi li abbiamo già individuati e quindi ci sarà più facile controllarli. L’importante è che tu ti comporti normalmente come hai sempre fatto prima di conoscere tutta la storia.»

      «Va bene, Ken, farò come dici.»

      Intanto, in una camera d'albergo del paese, Rachel, ancora nelle sembianze di una dodicenne, e Rudolph stavano discutendo.

      «Allora, Rachel, hai voluto fare la parte di mia figlia per controllare la mia classe. Ti è servito a qualcosa almeno?»

      «Non saprei, tu ieri mi dicevi che era la rossa, come si chiama, Abigail, che continuava a fissarti, mentre io stamattina continuavo a sentirmi gli occhi addosso di quella biondina, Deanna.»

      «Secondo me ti osservava tutta la classe, perché è piuttosto inusuale una ragazzina di 12 anni che si tiene indosso i guanti per tutta la durata delle lezioni.»

      «Ma lo sai che noi streghe cattive ci riconoscono dalle verruche sulle mani.»

      «Nel nostro mondo, ma qui tra gli umani

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