Moon Dance. Amy Blankenship

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Moon Dance - Amy Blankenship Legami Di Sangue

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per essere visto, Kane balzò in piedi con l’orecchino stretto nel pugno. Dopo aver esaminato rapidamente Nathaniel, colui che lo aveva incastrato, Kane avvolse l’oscurità attorno a sé come un mantello e sparì nel buio. Destandosi dai ricordi, espirò e vide il fumo volteggiare in aria e turbinare davanti a lui sul tetto prima di essere portato via dalla brezza. Aveva passato gli ultimi dieci anni a vagare di nazione in nazione, di continente in continente, scoprendo tutto quello che si era perso durante gli ultimi trent’anni della sua condanna.

      Aveva lentamente riacquisito la propria forza, iniziando da un piccolo cucciolo di Yorkshire bianco che aveva trovato accucciato davanti ad un albero in quella foresta. Apparteneva a qualcuno e aveva provato rimorso nel compiere un atto simile, ma il bisogno di nutrirsi era più forte del senso di colpa.

      Solo in seguito si era reso conto che il cucciolo apparteneva alla bambina che lo aveva liberato. Sentendo ancora una piccola scintilla di vita in quella palla di pelo, fece una cosa incredibile. Mordendosi il polso, Kane fece sì che un paio di gocce di sangue finissero sulla lingua del cane, poi adagiò il cucciolo a terra, chiedendosi cosa diavolo stesse facendo. Non avrebbe mai funzionato... o forse sì?

      Lei lo aveva salvato due volte e neppure lo sapeva. Il ricordo della sua voce spaventata riusciva ancora a svegliarlo di soprassalto dal sonno più profondo. Avrebbe tanto voluto vederla... solo una rapida occhiata per dare un volto alla voce che lo perseguitava.

      Infilando la mano in tasca, tirò fuori il piccolo collare e guardò la targhetta a forma di osso. Conosceva il cognome, ma l’indirizzo non era più quello giusto... non lo era da anni. Quando aveva finalmente imparato ad usare un computer aveva fatto una ricerca, ma i genitori della ragazza erano morti e la casa era stata venduta. La loro figlia, che lui era certo fosse colei che lo aveva liberato, era svanita senza lasciare traccia.

      Kane gettò via la sigaretta e la calpestò col piede sinistro. Una volta ritornato a Los Angeles, si era subito recato al club che Malachi gestiva e in cui viveva, ma scoprì che era stato venduto e che i suoi figli si erano trasferiti ad un altro indirizzo. La nuova sede, un tempo, era solo un magazzino abbandonato, ma i giaguari lo avevano ristrutturato di recente e lo avevano trasformato in un nightclub alla moda. Adesso erano i figli di Malachi a gestirlo.

      Scosse la testa, chiedendosi come Malachi avesse potuto risposarsi, sapendo quanto aveva amato la sua prima moglie. Lei era la sua anima gemella e, anche se i mutanti erano noti per i propri appetiti sessuali, una volta incontrata l’anima gemella per loro era quasi impossibile amare qualcun altro.

      Facendo delle ricerche, Kane aveva scoperto che la nuova moglie di Malachi gli aveva dato quattro figli ed era morta dando alla luce l’ultimo, Nick.

      Malachi era morto la notte in cui lui aveva sentito il ruggito da sottoterra, ma Kane sentiva il desiderio di vendetta rodergli ancora l’anima. Quasi tutti i vampiri erano nati dalle tenebre e forse Syn aveva sbagliato a credere che lui fosse diverso dai suoi malvagi fratelli. Forse perdere la testa per trenta strazianti anni lo aveva danneggiato così tanto da non farlo sembrare più un’eccezione. La sua mente era ancora nel luogo buio in cui Malachi l’aveva imprigionato.

      Per come la vedeva Kane, erano stati i giaguari ad iniziare per primi. Adesso era tornato per ricambiare il favore a tutta la maledetta razza di mutanti, a cominciare dai figli di Malachi. Ah, ma non si sarebbe fermato lì. Dopo sarebbe toccato ai figli del mutante che lo aveva incastrato... Nathaniel Wilder.

      Trovare dei servi che gli procurassero del sangue non era stato difficile. Kane era ancora stupito per la piega gothic-dark che la periferia della città aveva preso. Buona parte di quei tipi laggiù potevano soltanto sognare di essere come lui, un vampiro vero e non un’imitazione in stile gothic. Non aveva dovuto far altro che trasformarne uno e poi lasciarlo alla mercé della sua strategia. Aveva scelto il più pericoloso del gruppo... quello che sembrava aver già perso l’anima nell’oscurità. Raven, un tipo solitario, uno psicopatico al limite della normalità già da umano... un dark emarginato, assetato di sangue ben prima di averne realmente bisogno.

      Raven era l’unica persona a cui Kane avesse detto dei mutanti che lo avevano pugnalato alle spalle, bloccandolo con l’incantesimo e seppellendolo vivo. Non sapeva per quale motivo si fosse confidato con lui... forse per noia.

      Kane aveva lasciato quella canaglia libera per la città. Raven era arrabbiato con il mondo già prima di rinascere come figlio della notte, e adesso Kane gli aveva dato una valvola di sfogo per quella rabbia. Raven si era offerto di attuare la vendetta al posto suo, e lo aveva fatto sfruttando i suoi nuovi poteri al massimo delle loro potenzialità.

      Kane non si era preoccupato di dissuadere Raven, poiché si adattava perfettamente ai suoi piani di mandare in rovina il resto della famiglia di Malachi. Perché mai avrebbe dovuto proteggere i mutanti da lui? Il massimo che aveva fatto era stato dire al ragazzo di non uccidere gli umani per nutrirsi e di non far loro del male se non era lui ad ordinarlo. Non era colpa sua se lui, invece, aveva deciso di ucciderli.

      La prima volta che Raven aveva ucciso qualcuno fu anche l’unica volta che Kane intervenne, allontanando il ragazzo prima che lasciasse il segno dei canini in bella vista sul cadavere. Mantenere segreta la propria identità faceva parte del suo istinto di autoconservazione e aveva dimenticato di dirlo a Raven. Kane allora gli aveva fatto vedere come cancellare il segno dei canini e far sembrare l’omicidio come un semplice delitto efferato.

      Raven aveva iniziato a seminare le sue vittime nei pressi del Moon Dance affinché le autorità le trovassero. Era un piano perfetto. La maggior parte dei vampiri erano cattivi per natura e Kane aveva passato buona parte della sua vita da non morto accanto a quegli assassini. Vedere quel ragazzo uccidere le persone sembrava una cosa naturale per la sua specie.

      Se Syn fosse stato sveglio per assistere a quella furia omicida, avrebbe liberato il mondo da Raven uccidendolo o legandolo per sempre alla sua tomba. Ora che Kane aveva provato una punizione simile, avrebbe sicuramente preferito una morte veloce.

      Prima del suo esilio era amico di un altro vampiro... Michael. Erano amici da più tempo di quanto riuscissero probabilmente a ricordare. Entrambi avevano ricevuto in dono gli eliotropi perché avevano conservato la loro anima... insieme a Damon, il fratello del suo amico.

      Michael era un bravo ragazzo... stava dalla parte dei buoni, come si suol dire, ma Kane aveva sentito dire che Damon aveva sviluppato un lato oscuro e lo stava sfogando su suo fratello. Magari gli avrebbe fatto una breve visita dopo aver finito lì, e gli avrebbe insegnato le buone maniere. Kane si chiese il motivo dell’improvvisa rivalità tra i due, visto che Michael amava suo fratello... ma le cose cambiano, prima o poi.

      Kane non voleva che Michael vedesse la follia che la tomba gli aveva causato. Nelle ultime due settimane aveva passato parte del suo tempo ad osservare Michael da lontano. Sapeva che lui e il figlio maggiore del giaguaro, Warren, erano amici adesso... proprio come un tempo lo erano stati lui e Malachi.

      I mutanti erano dei traditori e Michael non lo aveva ancora capito. Togliendo di mezzo i mutanti avrebbe fatto un ultimo favore a Michael... in ricordo dei vecchi tempi.

      Kane si toccò di nuovo l’orecchino, sapendo che era l’eliotropio ad impedirgli di uccidere gli umani. Se la sua anima fosse stata davvero malvagia allora la magia dell’eliotropio non avrebbe funzionato su di lui. Si era chiesto spesso come avesse fatto Malachi a non considerare quel semplice dato di fatto... la prova della propria innocenza era sempre stata lì, proprio davanti ai suoi occhi.

      Ma ormai non aveva importanza... aveva passato trent’anni in una tomba per qualcosa che non aveva commesso. “Vi ripagherò

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