Moon Dance. Amy Blankenship

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Moon Dance - Amy Blankenship Legami Di Sangue

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l’occhiolino.

      Chad si zittì all’istante perché, l’ultima volta che era successo, lei era in ritardo al lavoro e lui stava troppo male per guidare, così si era seduto dal lato del passeggero e si era addormentato beatamente. Il suo capo gli dava ancora il tormento per quell’episodio.

      *****

      Envy spense le luci blu a circa un isolato dal club e alzò lo sguardo verso i riflettori che danzavano nel cielo coperto di nuvole. Quando vide l’edifico a due piani lo guardò meravigliata.

      Aveva lavorato così tanto ultimamente che non aveva ancora avuto l’occasione di fare un salto al Moon Dance, ma alcuni dei suoi clienti ne erano entusiasti. Da fuori non sembrava un granché. Era un capannone in mattoni con poche finestre e un’insegna al neon viola all’ingresso.

      La gente era in fila fino a metà dell’ampio parcheggio, indossando i migliori abiti da discoteca e conversando animatamente. Il fatto che ci fosse ancora coda dopo le dieci di sera le fece capire che lavorando lì probabilmente avrebbe guadagnato parecchio.

      â€œOh sì, devo assolutamente fare domanda per lavorare qui.” sorrise a quell’idea.

      â€œAlmeno la fila è quasi finita.” disse Chad sarcasticamente, impaziente di vedere Trevor beccarsi una bella scarica di adrenalina da sua sorella.

      Si fermò nella zona più buia del parcheggio, proprio accanto all’auto di Trevor. Prima che Envy potesse aprire lo sportello, Chad allungò la mano e le prese il braccio. “Tieni.” le mise il taser in mano e poi, senza dire una parola, aprì lo sportello e scese.

      Envy strinse le dita attorno al dispositivo con un sorriso. Chad le aveva insegnato a difendersi a tal punto che avrebbe potuto mettere k.o. la maggior parte dei suoi colleghi senza il minimo sforzo, ma le aveva anche detto “Perché combattere, quando puoi semplicemente premere un pulsante?”

      Infilò il taser nella tasca laterale della gonna insieme alla sua carta d’identità. Avrebbe premuto quel pulsante contro Trevor. E avrebbe premuto volentieri anche il pulsante dell’ascensore per l’inferno, per vedercelo andare all’istante. Nessuno prendeva in giro Envy Sexton e poi la passava liscia.

      Si diressero insieme verso la fila di persone ed Envy fu molto felice quando la coda iniziò a scorrere così velocemente che ci vollero soltanto un paio di minuti per arrivare all’ingresso.

      L’uomo alla porta indossava un bel paio di pantaloni Armani e una giacca abbinata. La camicia era aderente e gli lasciava il petto in bella mostra. I suoi capelli castani cadevano morbidi ai lati del viso. Aveva una barba appena accennata e profondi occhi scuri, che quasi brillavano alla luce del neon.

      Chad pagò ed entrambi mostrarono i loro documenti prima che l’uomo mettesse un timbro sulle loro mani e staccasse il cordoncino di velluto rosso per farli entrare. Passarono attraverso la porta principale e percorsero un breve corridoio fino ad un’altra porta, che si aprì quando si avvicinarono. Entrati nella sala principale si fermarono e rimasero a fissarla. Era come entrare in un’altra dimensione.

      Per quanto affollato fosse il parcheggio, si poteva pensare che all’interno la gente fosse stipata, e invece no. Envy rimase a bocca aperta mentre si dirigeva verso il grande spazio vuoto al centro della sala.

      Avvicinandosi alla ringhiera, guardò giù verso la pista da ballo. Su entrambi i lati c’era una passerella che si estendeva per tutto il piano, con un’area bar in tutta la sua lunghezza. Il bancone sembrava fatto di vetro soffiato, con una soffusa luce al neon all’interno.

      Due rampe di scale scendevano a destra e a sinistra, incontrandosi al centro prima di proseguire fino alla pista da ballo sottostante. La pista era inondata da una luce abbastanza soffusa da proiettare una sorta di luce scura sulle gambe dei clienti. A tutto ciò si aggiungeva la caotica luce stroboscopica e i riflettori che illuminavano tutto tranne coloro che ballavano.

      In questo modo, chi ballava era visibile soltanto dal ginocchio in giù, mentre il resto del corpo restava avvolto nell’ombra.

      Envy si sporse dalla ringhiera per vedere se ci fossero altre aree bar al piano di sotto, ma non c’era niente oltre alla pista da ballo. Le sembrava una specie di fossa, scendendo le scale ci si trovava in balìa dell’oscurità che avvolgeva i clienti nell’ombra.

      â€˜Ãˆ a tre piani?’ si chiese, guardando il massiccio soffitto sopra di lei. Contando il piano terra avrebbe dovuto esserci un terzo piano, e si domandò se facesse parte anch’esso del club o se fosse off limits.

      Urla e fischi attirarono di nuovo il suo sguardo verso la pista da ballo. Rimase sbalordita quando un riflettore color ghiaccio illuminò una gabbia al centro della pista e rimase subito affascinata dall’uomo dietro le sbarre.

      Anche lo sguardo di Chad si posò sulla gabbia. Sembrava una piccola cella di una prigione, e all’interno c’erano un uomo e una donna che giravano in tondo. Il calore dei loro movimenti si percepiva anche da lontano. Le dita di Chad divennero bianche nell’afferrare la ringhiera quando l’uomo nella gabbia spinse la sua compagna di ballo contro le sbarre, per poi vederla sgattaiolare sotto il suo braccio quando cercò di bloccarla.

      Girando su se stesso, l’uomo le afferrò il polso e la strinse, prima di farle mettere le mani sulle sbarre davanti a sé. Facendole stringere le sbarre, si strofinò sul suo corpo seminudo finché la ragazza non piegò la testa all’indietro sul suo petto, come se la cosa le piacesse.

      Era un qualcosa di natura animalesca, quasi una sorta di danza di accoppiamento primitiva. Envy e Chad erano incantati e affascinati dallo spettacolo, ciascuno in modo diverso.

      Chad guardò in silenzio per qualche altro minuto quando la coppia si separò e l’uomo intrappolò la donna in una posizione diversa. Il calore dei loro movimenti fece stringere i jeans di Chad mentre le anche dell’uomo iniziarono a muoversi a scatti contro il sedere della ragazza. Distogliendo lo sguardo per la frustrazione, Chad si sforzò di guardare le decorazioni sulle pareti superiori, visibili solo dalla sua angolazione.

      C’erano per lo più riflettori con luci scure fisse, accanto ad enormi ritratti di giaguari, alcuni raffigurati in combattimento, altri a caccia da soli. Quei ritratti sembravano avere vita propria, sembravano quasi muoversi con le luci, dando l’impressione che gli animali fossero vivi e osservassero la gente.

      Dovette ammettere che l’ambientazione del locale era particolare, ma d’effetto. I suoi occhi seguirono il movimento delle luci lungo le pareti e notò le catene appese tra i quadri, alcune con collari dentati e fruste di pelle nera.

      Riportò lo sguardo verso la gabbia e stava per andare a cercare Jason quando notò Trevor in pista, accanto ad uno dei riflettori. L’idiota era con due ragazze e sembrava divertirsi parecchio. Dando un’occhiata a Envy, Chad capì che non c’era bisogno di dirglielo perché lei stava già guardando. Envy piegò la testa di lato, scrutando Trevor come se non lo conoscesse e si chiese perché avesse iniziato a frequentarlo.

      Doveva ammettere che era uno spettacolo per gli occhi, ‘maledettamente attraente’ sarebbe stata la definizione corretta. Sembrava un surfista californiano con quei capelli scompigliati color biondo sabbia, l’abbronzatura e gli occhi grigio-blu. Era proprio uno schianto ed

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