Voto Di Gloria . Морган Райс

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Voto Di Gloria  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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imbattuti nella barca della Legione. Non era il momento opportuno. Se Thor e gli altri avessero solo raggiunto la riva pochi minuti prima, si sarebbero probabilmente già imbarcati e avrebbero salpato. Ora avevano uno scontro tra le mani. Non c’era modo di evitarlo.

      Thor esaminò la spiaggia in tutte le direzioni e non vide altri contingenti dell’Impero. Almeno questo era a loro favore. Probabilmente si trattava di un gruppetto solitario.

      “Pensavo che la barca dovesse essere ben nascosta,” disse O’Connor.

      “Probabilmente non lo era abbastanza,” sottolineò Elden.

      I sei rimasero ad osservare la barca e il gruppo di soldati nemici dai loro cavalli.

      “Non ci vorrà molto perché diano l’allarme alle altre truppe dell’Impero,” osservò Conven.

      “E allora avremo una guerra bella e buona da combattere,” aggiunse Conval.

      Thor sapeva che avevano ragione. E che non era un rischio da correre.

      “O’Connor,” disse Thor, “tra tutti noi sei quello con la mira migliore. Ti ho visto tirare da cinquanta metri. Vedi quello sulla prua? Abbiamo un tiro a disposizione. Ce la puoi fare?”

      O’Connor annuì seriamente, gli occhi fissi sul soldato dell’Impero. Allungò con scioltezza una mano dietro la spalla, sollevò l’arco, posizionò una freccia e lo tenne pronto.

      Stavano tutti guardando Thor e lui si sentiva pronto a dare il via.

      “O’Connor, al mio segnale, tira. Poi noi ci butteremo su quelli più sotto. Tutti gli altri usino le loro armi da lancio non appena saremo vicini. Prima di tutto cercate di avvicinarvi il più possibile.”

      Thor fece un gesto con la mano e subito O’Connor lasciò la corda.

      La freccia volò in aria con un sibilo e il colpo si rivelò perfetto: la punta di metallo perforò il cuore del soldato che si trovava sulla prua. L’uomo rimase lì, gli occhi si fecero grandi per un momento, come se non comprendesse ciò che stava accadendo, poi improvvisamente allargò le braccia e cadde in avanti, di faccia, in un tuffo, atterrando sulla spiaggia con un tonfo ai piedi dei suoi compagni e macchiando la sabbia di rosso.

      Thor e gli altri partirono all’attacco, una macchina ben strutturata, tutti perfettamente sincronizzati. Il rumore dei loro cavalli lanciati al galoppo li precedette e i sei soldati rimanenti si voltarono a guardarli. Montarono anch’essi a cavallo e si lanciarono contro di loro, pronti ad affrontarli.

      Thor e i suoi ancora avevano il vantaggio della sorpresa. Thor lanciò un sasso con la sua fionda e colpì uno dei soldati alla tempia da una distanza di venti metri mentre continuava a galoppare. L’uomo cadde a terra morto, le redini ancora in mano.

      Quando furono più vicini Reece lanciò la sua ascia, Elden una lancia e i gemelli un pugnale a testa. La sabbia era irregolare e i cavalli scivolavano, rendendo più difficile del solito lanciare le armi. L’ascia di Reece andò a segno, uccidendo uno degli uomini, ma gli altri mancarono il bersaglio.

      Ne rimanevano quattro. Quello a capo del gruppo si separò dagli altri e si lanciò contro Reece, ora disarmato. Aveva tirato la sua ascia e non aveva avuto il tempo di sguainare la spada. Reece si preparò al peggio, ma all’ultimo momento Krohn balzò in avanti, morse una gamba del cavallo avversario e lo fece collassare a terra disarcionando il soldato e salvando quindi Reece all’ultimo momento.

      Reece sfoderò la spada e colpì l’uomo uccidendolo prima che potesse rimettersi in piedi.

      Ora ne mancavano tre. Uno di questi si avventò contro Elden brandendo un’ascia e roteandola in aria con l’intento di colpirlo alla testa. Elden parò il colpo con lo scudo e allo stesso tempo ruotò su sé stesso e colpì l’aggressore alla testa con lo scudo stesso, facendolo cadere da cavallo.

      Un altro soldato prese un mazzafrusto dalla cintura e fece roteare la lunga catena terminante con una palla chiodata che si diresse immediatamente contro O’Connor. Accadde tutto troppo velocemente perché lui potesse reagire.

      Thor lo vide sopraggiungere e si portò accanto all’amico, sollevando al spada e tranciando la catena del mazzafrusto prima che colpisse O’Connor. La lama tagliò di netto la catena con un secco rumore metallico, e Thor si sorprese di quanto la nuova spada fosse affilata. La palla chiodata cadde a terra, innocua, e si conficcò nella sabbia, risparmiando al vita di O’Connor. Subito sopraggiunse anche Conval, che trafisse l’avversario con la sua lancia, uccidendolo.

      L’ultimo soldato dell’Impero rimasto si rese conto di essere drasticamente in minoranza. Con la paura negli occhi si voltò di scatto e si mise a correre, allontanandosi lungo la costa. Il suo cavallo lanciato al galoppo lasciava orme nette nella sabbia.

      Tutti si concentrarono sul fuggitivo: Thor scagliò una pietra con la fionda, O’Connor sollevò l’arco e scoccò una freccia e Reece tirò una lancia. Ma il soldato correva in modo troppo irregolare, il cavallo sprofondava nella sabbia e tutti mancarono il bersaglio.

      Elden allora sguainò la spada e Thor vide che stava per lanciarsi all’inseguimento. Ma sollevò una mano e li fece cenno di restare fermo.

      “No!” gli gridò.

      Elden si voltò a guardarlo.

      “Se sopravvive manderà altri a cercarci!” protestò.

      Thor si voltò e guardò la barca: sapeva che dare la caccia a quell’uomo avrebbe rubato loro del tempo prezioso, tempo che non potevano permettersi di sprecare.

      “L’Impero si metterà comunque sulle nostre tracce,” disse. “Non abbiamo tempo da perdere. La cosa più importante ora e che ci allontaniamo da qui. Alla barca!”

      Scesero da cavallo e raggiunsero la barca; Thor iniziò a svuotare la sella di tutte le provviste e gli altri fecero lo stesso, caricando a bordo armi e sacchi di cibo e acqua. Non potevano sapere quanto sarebbe durato il viaggio, quanto tempo sarebbe passato prima di riuscire a rivedere terra, se mai l’avessero rivista. Thor caricò anche del cibo per Krohn.

      Lanciarono i sacchi in alto, oltre il parapetto della barca, e li sentirono atterrare con un tonfo sul ponte.

      Thor afferrò poi la spessa e nodosa fune che pendeva da un fianco e la provò, sentendo che gli tagliava le mani. Si issò Krohn in spalla e il peso di entrambi mise alla prova i suoi muscoli, mentre si tirava verso l’alto per raggiungere il ponte. Krohn gli mugolava nell’orecchio e si teneva stretto al suo petto con i suoi artigli affilati, graffiandolo.

      In poche mosse Thor fu oltre il parapetto e Krohn balzò a terra. Gli altri li seguirono a distanza di pochi secondi. Thor lanciò un’occhiata ai cavalli sulla spiaggia, che guardavano verso di loro come fossero in attesa di un comando.

      “E loro?” chiese Reece, portandosi accanto a lui.

      Thor si guardò attorno ed esaminò la barca: era lunga più o meno sette metri, e larga la metà. Era abbastanza grande per loro sette,  ma non certo per i cavalli. Se avessero cercato di portarli, i cavalli avrebbero potuto rovinare il legno e danneggiare l’imbarcazione. Dovevano lasciarli lì.

      “Non abbiamo scelta,” disse Thor guardandoli malinconicamente. “Dovremo trovarcene di nuovi.”

      O’Connor si chinò contro il parapetto.

      “Sono cavalli intelligenti,” aggiunse O’Connor. “Li ho addestrati

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