La Terra del Fuoco . Морган Райс
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Читать онлайн книгу La Terra del Fuoco - Морган Райс страница 5
“Sono così orgogliosa di te, figlio mio,” gli disse.
Lui la guardò senza parole.
“Hai portato a termine il tuo viaggio,” aggiunse. “Sei degno di trovarti qui. Sei diventato l’uomo che ho sempre saputo saresti stato un giorno.”
Thor la guardava osservando i suoi tratti, ancora sorpreso dal fatto che esistesse veramente e chiedendosi cosa dire. Per tutta la vita aveva sempre avuto così tante domande per lei, ma ora che era lì di fronte a lei aveva un vuoto in mente. Non era neppure sicuro di come cominciare.
“Vieni con me,” disse lei voltandosi, “che ti faccio vedere questo posto, il posto dove sei nato.”
Gli sorrise e gli porse una mano che Thor afferrò prontamente.
Camminavano fianco a fianco nel castello: sua madre faceva strada, emanando una luce che rimbalzava contro le pareti. Thor osservava tutto con meraviglia: era il luogo più bello e splendente che avesse mai visto, con le pareti fatte di oro scintillante, tutto che luccicava, perfetto e surreale. Si sentiva come se fosse giunto a un castello magico in cielo.
Percorsero un lungo corridoio con il soffitto ad arco e la luce che veniva emanata da ogni angolo. Thor abbassò lo sguardo e vide che il pavimento era ricoperto di diamanti lisci e luccicanti come milioni di puntini luminosi.
“Perché mi hai lasciato?” le chiese Thor improvvisamente.
Erano le prime parole che diceva e sorpresero addirittura lui stesso. Tra tutte le cose che voleva chiederle, per qualche ragione quella era uscita per prima e provò imbarazzo e vergogna per non aver avuto niente di più carino da dirle. Non aveva intenzione di essere così sfacciato.
Ma il sorriso compassionevole non mutò per niente. Lei camminava accanto a lui e lo guardava con un occhi colmi di amore puro. Thor poteva percepire che lo amava e lo accettava, sentiva che non lo giudicava, qualsiasi cosa lui dicesse.
“Hai ragione ad essere arrabbiato con me,” gli disse. “Devo chiederti perdono. Tu e tua sorella significate per me più di qualsiasi altra cosa al mondo. Avrei voluto crescervi qui, ma non potevo. Perché siete tutti e due speciali. Lo siete entrambi.”
Svoltarono in un altro corridoio e sua madre si fermò e si voltò a guardarlo.
“Non sei solo un druido, Thorgrin, non sei solo un guerriero. Sei il più grande guerriero che sia mai esistito o che mai ci sarà, e anche il più grande druido. Il tuo è un destino speciale, la tua vita è predestinata a grandi cose, molto oltre questo luogo. Sono una vita e un destino che devono essere condivisi con il mondo. È per questo che ti ho liberato. Dovevo liberarti nel mondo perché potessi diventare l’uomo che sei, perché facessi le esperienze necessarie per imparare e diventare il guerriero che sei destinato ad essere.”
Fece un respiro profondo.
“Vedi, Thorgrin, non sono l’isolamento e i privilegi che fanno un guerriero, ma la fatica e le difficoltà, la sofferenza e il dolore. Soprattutto la sofferenza. Mi ha fatto male da morire vederti soffrire, ma paradossalmente era ciò di cui avevi maggior bisogno per diventare l’uomo che ora sei. Capisci, Thorgrin?”
Thor capiva assolutamente, per la prima volta nella sua vita capiva tutto. Per la prima volta tutto aveva senso. Pensò a tutte le sofferenze che aveva affrontato nel corso della propria vita: crescere senza una madre, considerato come un servo dai suoi fratelli, da un padre che lo odiava, in un villaggio piccolo e soffocante, visto da tutti come nessuno. La sua formazione era stata una lunga scia di oltraggi.
Ma ora iniziava a capire che ne aveva avuto bisogno, che tutta quella fatica e tribolazione aveva una sua ragione d’essere.
“Tutta la tua fatica, la tua indipendenza, il tuo combattere per trovare la tua strada,” aggiunse sua madre, “sono stati il mio dono per te. Il mio dono per renderti più forte.”
Un dono, pensò Thor tra sé e sé. Non ci aveva mai pensato da quel punto di vista. Gli era sempre apparso come la cosa più lontana da un dono, ma ora, ripensandoci, capiva che era esattamente così. Mentre lei parlava lui si rendeva conto che aveva ragione. Tutte le avversità che aveva affrontato nella vita, tutto era stato un dono per farlo diventare ciò che era adesso.
Sua madre si voltò e i due continuarono a camminare uno accanto all’altra attraverso il castello. La mente di Thor vorticava con un milione di domande per lei.
“Sei reale?” le chiese.
Ancora una volta provò vergogna per essere stato così spudorato, ancora una volta si ritrovò a porre una domanda che non si sarebbe aspettato di pronunciare. Eppure provava un immenso desiderio di sapere.
“Questo posto è reale?” aggiunse. “O si tratta solo di un illusione, di una creazione della mia immaginazione come il resto di questa terra?”
Sua madre gli sorrise.
“Sono reale quanto te,” rispose.
Thor annuì, rassicurato dalla risposta.
“È vero che la Terra dei Druidi è un territorio di illusione, una terra magica dentro di te,” aggiunse. “Io sono completamente reale, ma allo stesso tempo – come te – sono un druido. I druidi non sono così attaccati ai luoghi fisici come gli umani. Il che significa che una parte di me vive qui, mentre un’altra parte risiede altrove. Per questo sono sempre con te, anche se tu non puoi vedermi. I druidi sono ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. Inforchiamo direttamente due mondi, diversamente dagli altri.”
“Come Argon,” rispose Thor, ricordando lo sguardo lontano dello stregone, il suo apparire e scomparire, il suo trovarsi dappertutto e da nessuna parte allo stesso tempo.
Lei annuì.
“Sì,” rispose, “proprio come mio fratello.”
Thor sussultò scioccato.
“Tuo fratello?” ripeté.
Lei annuì.
“Argon è tuo zio,” disse. “Ti vuole molto bene. Te ne ha sempre voluto. E anche ad Alistair.”
Thor ripensò a tutto, sopraffatto.
Aggrottò la fronte quando gli venne in mente una cosa.
“Ma per me è diverso,” disse. “Non mi sento proprio come te. Io provo maggiore attaccamento a questo posto rispetto a te. Non sono in grado di viaggiare in altri mondi liberamente come Argon.”
“Questo perché sei metà umano,” rispose lei.
Thor rifletté.
“Ora mi trovo qui in questo castello, nella mia casa,” disse. “Questa è la mia casa, giusto?”
“Sì,” gli rispose. “Proprio così. La tua vera casa. Proprio come qualsiasi altra casa tu abbia al mondo. Ma i druidi non sono così attaccati al concetto di casa.”
“Quindi se volessi stare qui, vivere qui, potrei?” chiese Thor.
Sua madre scosse la testa.
“No,” disse. “Perché il tuo tempo qui, nella Terra dei