La Terra del Fuoco . Морган Райс

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La Terra del Fuoco  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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i livelli di cui avrai bisogno per diventare un grande guerriero. Non hai neanche ancora visto il guerriero che diverrai.

      “E avrai bisogno di tutto il loro allenamento,” continuò. “Affronterai imperi mostruosi, regni più grandi che mai. Incontrerai tiranni selvaggi confronto ai quali Andronico ti sembrerà una nullità.”

      Sua madre lo osservò, gli occhi colmi di consapevolezza e compassione.

      “La vita è sempre più grande di quanto immagini, Thorgrin,” continuò. “Sempre più grande. L’Anello ai tuoi occhi è un grande regno, il centro del mondo. Ma si tratta invece di un piccolo regno se paragonato al resto del mondo. Non è che un puntolino nell’Impero. Ci sono mondi, Thorgrin, che vanno oltre ciò che puoi immaginare, più grandi di quanto tu abbia mai visto. Non hai neppure iniziato a vivere, ancora.” Fece una pausa. “Avrai bisogno di questo.”

      Thor abbassò lo sguardo sentendo qualcosa attorno al suo polso e vide che sua madre stava stringendo un bracciale spesso diversi centimetri che gli copriva tutto il polso. Era di oro luccicante con un unico diamante al centro. Era l’oggetto più bello e potente che avesse mai visto e mentre lo teneva al polso sentiva il suo potere che gli scorreva dentro, pulsando.

      “Fino a che indosserai questo,” gli disse, “nessun uomo nato da donna potrà farti del male.”

      Thor la guardò e nella sua mente si susseguirono le immagini che aveva scorto oltre quelle vetrate di cristallo. Provò l’urgente necessità di andare di Guwayne, di salvare Gwendolyn, di salvare il suo popolo.

      Ma una parte di lui non voleva andarsene. Quello era il posto dei suoi sogni e lui non avrebbe potuto farvi ritorno mai più. Non voleva lasciare sua madre.

      Osservò il braccialetto, sentendosi pervadere dal suo potere. Era come portare in sé un pezzo di sua madre.

      “È per questo che dovevamo incontrarci?” le chiese Thor. “Così che potessi darmi questo?”

      Lei annuì.

      “E cosa più importante,” disse, “perché potessi darti il mio amore. In quanto guerriero devi imparare ad odiare. Ma è ugualmente importante imparare ad amare. L’amore è la forza più importante fra le due. L’odio può uccidere un uomo, ma l’amore può sollevarlo, e c’è più potere nel guarire che nell’uccidere. Devi conoscere l’odio ma devi conoscere anche l’amore, e soprattutto devi sapere quando scegliere l’uno piuttosto che l’altro. Devi imparare non solo ad amare ma, cosa più importante, a concederti di ricevere l’amore. Proprio come abbiamo bisogno di mangiare, abbiamo anche bisogno dell’amore. Devi sapere quanto ti amo. Quanto ti accetto. Quanto sono orgogliosa di te. Devi sapere che sono sempre con te. E devi sapere che ci incontreremo di nuovo. Nel frattempo permetti al mio amore di sostenerti. E, cosa più importante, permetti a te stesso di amarti e accettarti.”

      La madre di Thor fece un passo avanti e lo abbracciò. Lui ricambiò l’abbraccio. Si stava così bene stretti a lei, sapere che aveva una madre, una madre vera che esisteva sul serio. Mentre la abbracciava si sentiva riempire di amore e si sentiva sorretto, rinato, pronto ad affrontare qualsiasi cosa.

      Thor si ritrasse le la guardò negli occhi. Erano i suoi stessi occhi, grigi e luccicanti.

      Lei gli pose entrambe le mani sulla testa, si chinò in avanti e gli baciò la fronte. Thor chiuse gli occhi e desiderò che quel momento non finisse mai.

      Poi sentì un’improvvisa brezza fredda sulle braccia, sentì il rumore delle onde che si infrangevano, percepì l’umidità dell’oceano. Aprì gli occhi e si guardò attorno sorpreso.

      Sua madre era sparita. Il castello era sparito. La scogliera era sparita. Guardò ovunque e vide che si trovava su una spiaggia, la spiaggia scarlatta che si trovava all’ingresso della Terra dei Druidi. In qualche modo era uscito. Ed era solo.

      Sua madre era svanita.

      Thor si guardò il polso e fissò il suo nuovo bracciale dorato con il diamante nero al centro e si sentì trasformato. Sentiva che sua madre era con lui, sentiva il suo amore, si sentiva capace di conquistare il mondo. Si sentiva più forte che mai. Si sentiva pronto ad andare in battaglia contro qualsiasi nemico, per salvare sua moglie e suo figlio.

      Udendo un mugolio Thor si voltò e fu felice di vedere Micople poco distante da lui che apriva lentamente le grandi ali. Faceva le fusa e camminava verso di lui. Thor sentiva che anche lei era pronta.

      Mentre gli si avvicinava, Thor abbassò lo sguardo e fu scioccato nel vedere qualcosa sulla spiaggia, qualcosa che era stato nascosto sotto Micople. Era grande e rotondo. Thor guardò meglio e vide che era un uovo.

      Un uovo di drago.

      Micople guardò Thor e Thor ricambiò lo sguardo, scioccato. Micople si voltò a guardare tristemente l’uovo, come se non volesse lasciarlo ma sapendo che doveva. Thor guardava l’uovo con meraviglia e si chiese che genere di drago potesse nascere da Micople e Ralibar. Sentiva che sarebbe potuto essere il più grandioso drago mai esistito.

      Montò in groppa a Micople e entrambi si voltarono per dare un’ultima lunga occhiata alla Terra dei Druidi, quel luogo misterioso che aveva accolto Thor e ora lo respingeva. Era un luogo che Thor ammirava, un posto che non avrebbe mai compreso del tutto.

      Thor si voltò poi a guardare il grande oceano di fronte a loro.

      “È tempo di guerra, amica mia,” disse a Micople con voce tonante, fiduciosa, la voce di un uomo, di un guerriero, di un futuro re.

      Micople gracchiò, sollevò le ali e le sbatté sollevandosi in volo verso il cielo, al di sopra dell’oceano, lontano da quel mondo, diretta verso Guwayne, verso Gwendolyn, verso Romolo, verso i suoi draghi, verso la battaglia della vita per Thor.

      CAPITOLO QUATTRO

      Romolo si trovava sulla prua della sua nave, la prima della flotta, con migliaia di altre navi dell’Impero al suo seguito, e guardava verso l’orizzonte con estrema soddisfazione. In alto sopra di lui volavano i suoi draghi che riempivano l’aria dei loro versi, lottando contro Ralibar. Romolo si teneva stretto al corrimano della nave mentre guardava, affondando nel legno le lunghe unghie, mentre guardava le sue bestie attaccare Ralibar e spingerlo nell’oceano, tenendolo poi sott’acqua.

      Romolo gridò di gioia e strinse il corrimano con tale forza da spezzarlo quando vide uscire i suoi draghi dall’oceano, vittoriosi, senza lasciarsi alle spalle alcun segno di Ralibar. Romolo sollevò le mani al cielo e si chinò in avanti sentendo il potere che gli ardeva nei palmi.

      “Andate, draghi miei,” sussurrò con occhi scintillanti. “Andate.”

      Non aveva quasi finito di pronunciare quelle parole che i suoi draghi subito si erano girati e avevano messo gli occhi sulle Isole Superiori: si lanciarono in avanti, gracchiando e aprendo le loro grandi ali. Romolo sentiva che era lui a controllarli, si sentiva invincibile, capace di manovrare ogni cosa nell’universo. Dopotutto la luna era ancora a suo favore. Il suo momento di potere sarebbe presto terminato, ma intanto niente al mondo poteva fermarlo.

      Gli si accesero gli occhi quando vide i draghi dirigersi verso le Isole Superiori, quando vide in lontananza uomini, donne e bambini correre e gridare per fuggire dalla loro traiettoria. Guardò con piacere mentre le fiamme iniziavano a scendere, la gente bruciava viva e l’intera isola si trasformava in un’enorme palla di fuoco e distruzione. Si godette lo spettacolo di quel luogo che veniva distrutto, proprio nello stesso modo in cui era stato distrutto l’Anello.

      Gwendolyn era riuscita a

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