L’ascesa Del Prode . Морган Райс

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L’ascesa Del Prode  - Морган Райс Re e Stregoni

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raccolta di armi, una cosa mai vista prima. Sparpagliate nel cortile si trovava tutto il bottino di guerra: le migliori armi, il migliore acciaio, le migliori armature, tutte scintillanti, con i marchi di Pandesia. In mezzo ad esse si trovavano anche sacchi d’oro.

      E ancora meglio, all’estremità del cortile si trovava un’enorme armeria di pietra con le porte spalancate dato che gli uomini erano fuggiti frettolosamente, rivelando l’immenso tesoro celato all’interno. Le pareti erano piene zeppe di spade, alabarde, picche, accette, lance, archi. Tutto era fatto del migliore acciaio che il mondo avesse da offrire. C’erano abbastanza armi per dotare la metà di Escalon.

      Si udì un nitrito e Kyra guardò dall’altra parte del cortile vedendo una fila di scuderie di pietra con stipato all’interno un completo esercito dei migliori cavalli, tutti risparmiati dalle fiammate del drago. Cavalli a sufficienza per portare un esercito intero.

      Kyra vide l’espressione di speranza negli occhi di suo padre, un’espressione che non gli vedeva addosso da anni, e capì subito cosa stava pensando. Escalon poteva sorgere di nuovo.

      Si udì un ruggito e Kyra sollevò lo sguardo vedendo Theo che volava basso, con gli artigli protesi, sbattendo le grandi ali mentre volava sopra la città e facendo un giro di vittoria. I suoi luccicanti occhi gialli erano fissi nei suoi anche a distanza. Kyra non poteva guardare da nessun’altra parte.

      Theo si tuffò in basso e atterrò al di furi dei cancelli della città. Rimase lì fiero di fronte a lei come se la stesse chiamando. Kyra si sentì chiamare da lui.

      Provò un formicolio sottopelle, il calore crescere in lei e sentì un forte legame con quella creatura. Non aveva altra scelta che avvicinarsi a lui.

      Quando si girò e attraversò il cortile dirigendosi nuovamente verso i cancelli della città poté sentire gli occhi di tutti gli uomini su di lei. Spostavano lo sguardo dal drago a lei e viceversa. Kyra camminò da sola verso il cancello con gli stivali che facevano scricchiolare la neve e con il cuore che martellava nel petto.

      Mentre camminava sentì improvvisamente una leggera mano sul braccio che la fermò. Si voltò e vide il volto preoccupato di suo padre intento a guardarla.

      “Fai attenzione,” la avvisò.

      Kyra continuò a camminare senza provare alcuna paura, nonostante la feroce espressione negli occhi del drago. Sentiva soltanto un profondo legame con lui, come se una parte di se stessa avesse fatto capolino, una parte senza la quale non sarebbe potuta sopravvivere. Le girava la testa per la curiosità. Da dove era arrivato Theo? Perché era venuto ad Escalon? Perché non era arrivato prima?

      Passando attraverso i cancelli di Argos e avvicinandosi al drago i versi emessi dalla bestia si fecero più forti, una via di mezzo tra un rumore di fusa e una sorta di ringhio. Mentre la aspettava faceva delicatamente sbattere le sue enormi ali. Aprì la bocca come per soffiare fuoco, scoprendo i grossi denti, ciascuno alto quanto lei e affilati quanto una spada. Per un attimo ebbe paura sentendo gli occhi della bestia fissi su di lei con un’intensità che le rendeva difficile pensare.

      Kyra alla fine si fermò a pochi passi da lui. Lo guardò con stupore. Theo era magnifico: era alto dieci metri, aveva spesse scaglie, dure e primordiali. Il terreno tremava mentre respirava e il petto vibrava. Lei si sentiva totalmente alla sua mercé.

      Rimase lì in silenzio: i due si guardavano esaminandosi a vicenda e il cuore di Kyra le sbatteva nel petto. La tensione nell’aria era così densa che le era difficile addirittura respirare.

      Con la gola secca alla fine raccolse il coraggio per parlare.

      “Chi sei?” gli chiese con voce poco più alta di un sussurro. “Perché sei venuto da me? Cosa vuoi da me?”

      Theo abbassò la testa, ringhiando, e si avvicinò talmente tanto da toccarle quasi il petto con il grosso naso. I suoi occhi, così grandi e di un acceso giallo brillante sembravano guardarle attraverso. Anche lei lo fissò in quegli occhi grandi quasi quanto lei e si sentì perduta in un altro mondo, in un altro tempo.

      Kyra attese una risposta. Attese che la sua mente si riempisse di pensieri di Theo come era successo già una volta.

      Ma continuò ad aspettare e fu scioccata di trovare le propria mente vuota. Nessuna risposta arrivava. Theo era divenuto silenzioso? Aveva perso il collegamento con lui?

      Kyra lo fissò pensierosa, quel drago era più di un mistero per lei. Improvvisamente la creatura abbassò la schiena, come ad invitarla a salire. Il cuore le si fece più rapido immaginandosi volare in cielo in groppa al drago.

      Kyra si avvicinò lentamente al suo fianco, si aggrappò alle scaglie, dure e ruvide, e si preparò ad arrampicarsi sul suo dorso.

      Ma non appena lo toccò lui improvvisamente si divincolò facendole perdere la presa. Kyra inciampò e Theo sbatté le ali e con un rapido movimento si sollevò con tale irruenza da graffiarle le mani con le scaglie che erano come carta vetrata.

      Kyra rimase ferma, ferita e stupefatta, ma soprattutto con il cuore spezzato. Guardò inerme quella tremenda creatura che si levava in aria ruggendo e volando sempre più in alto. Veloce come era arrivato Theo improvvisamente scomparve tra le nuvole e nella sua scia non rimase null’altro che silenzio.

      Kyra rimase lì, svuotata, più sola che mai. E mentre le ultime grida svanivano in lontananza, capì che questa volta Theo se n’era andato per sempre.

      CAPITOLO DUE

      Alec correva nel bosco nel mezzo della notte con Marco al suo fianco, inciampando tra le radici nascoste dalla neve e chiedendosi se ce l’avrebbe mai fatta a sopravvivere. Il cuore gli batteva forte nel petto mentre correva con tutto se stesso, annaspando per respirare, volendo fermarsi ma avendo bisogno di tenere il passo con Marco. Si guardò alle spalle per la centesima volta e vide il bagliore de Le Fiamme che si faceva più tenue man mano che si addentravano di più nel bosco. Passò oltre un sentiero di fitti alberi e presto il bagliore fu scomparso del tutto e i due si trovarono immersi nell’oscurità.

      Alec si girò andando a tentoni e sbattendo contro alberi, colpendo tronchi con le spalle, graffiandosi le braccia contro i rami. Cercava di guardare nel buio davanti a sé distinguendo a malapena il sentiero e cercando di ascoltare i suoni esotici che lo circondavano. Lo avevano debitamente messo in guardia riguardo a quel bosco dove nessun fuggitivo sopravviveva e provava una brutta sensazione man mano che vi si addentrava di più. Percepiva un certo pericolo lì, feroci creature in agguato ovunque, il bosco così fitto da rendere difficile il passaggio e sempre più intricato a ogni passo. Iniziava a chiedersi se non sarebbe stato meglio rimanere a Le Fiamme.

      “Da questa parte!” sibilò una voce.

      Marco lo prese per una spalla e lo tirò a destra di una biforcazione, tra due grossi alberi, abbassandosi sotto i rami contorti. Alec lo seguì scivolando nella neve e presto si ritrovò in una radura nel fitto della foresta, illuminata dalla luna che così faceva luce sul loro sentiero.

      Si fermarono entrambi, piegati in avanti con le mani ai fianchi, respirando affannosamente. Si scambiarono un’occhiata e Alec si guardò alle spalle osservando il bosco. Aveva il fiatone, i polmoni gli facevano male per il freddo, gli dolevano le costole ed era piuttosto perplesso.

      “Perché non ci stanno seguendo?” chiese Alec a Marco.

      Marco scrollò le spalle.

      “Forse sanno che questo bosco farà il lavoro al loro posto.”

      Alec tese l’orecchio per sentire rumori di soldati pandesiani,

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