L’ascesa Del Prode . Морган Райс

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L’ascesa Del Prode  - Морган Райс Re e Stregoni

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a tutte quelle persone. Davanti agli occhi di tutti era apparsa priva di potere, senza alcun dominio sul drago. Era solo un altro guerriero come tutti gli altri. Neanche un guerriero, ma una ragazzina che aveva portato il suo popolo in una guerra che, abbandonati dal drago, non poteva più essere vinta.

      Kyra riattraversò i cancelli di Argos sentendo gli occhi puntati su di sé in quel silenzio imbarazzante. Cosa pensavano di lei adesso? Non sapeva cosa pensare neppure lei stessa. Theo forse non era venuto per lei? Aveva combattuto quella battaglia per un suo scopo privato? Lei allora non aveva nessun potere speciale in assoluto?

      Kyra si sentì sollevata quando finalmente gli uomini distolsero lo sguardo e tornarono ai loro bottini, tutti impegnati a raccogliere armi e a prepararsi per la guerra. Correvano da una parte e dall’altra raccogliendo l’abbondanza lasciata dagli uomini del Lord e portando via i cavalli. Il clangore dell’acciaio era fortemente presente nell’aria mentre scudi e armature veniva presi a manciate e raccolti in mucchi. Mentre cadeva altra neve e il cielo iniziava a farsi buio erano tutti consapevoli di non avere tempo da perdere.

      “Kyra,” disse una voce familiare.

      Si voltò e fu sollevata di vedere il volto sorridente di Alvin che le si stava avvicinando. La guardava con rispetto, con la rassicurante gentilezza e il calore di figura paterna che sempre l’aveva contraddistinto. Le mise affettuosamente un braccio attorno alle spalle sorridendo sotto la barba e le porse una spada nuova e scintillante, con la lama decorata da simboli pandesiani.

      “Il miglior acciaio che abbia mai tenuto in mano,” sottolineò con un sorriso smagliante. "Grazie a te abbiamo abbastanza armi per cominciare una guerra. Ci hai resi tutti molto più forti.”

      Kyra si sentì confortata dalle sue parole, come sempre. Eppure non riusciva ad annullare la sua sensazione di depressione, di confusione dopo essere stata rifiutata dal drago. Scrollò le spalle.

      “Non sono stata io a fare tutto questo,” rispose. “È stato Theo.”

      “Ma Theo tornerà per te,” le rispose.

      Kyra sollevò lo sguardo al cielo grigio, ora vuoto, e pensò.

      “Non ne sono sicura.”

      Entrambi scrutarono il cielo in un lungo silenzio, spezzato solo dal vento che soffiava.

      “Tuo padre ti aspetta,” disse infine Alvin con voce seria.

      Kyra si unì a lui mentre camminavano con la neve e il ghiaccio che scricchiolavano sotto i loro stivali, facendosi strada nel cortile nel mezzo di tutta quella frenesia. Passarono accanto a decine degli uomini di suo padre attraversando l’ampio forte di Argos, con uomini ovunque, finalmente rilassati per la prima volta dopo secoli. Li vide ridere, bere e spingersi mentre raccoglievano armi e provviste. Erano come bambini nel giorno di Halloween.

      Decine di altri uomini di suo padre si trovavano in fila e si passavano sacchi di denaro pandesiano di mano in mano impilandoli sui carri; un altro carro passò, pieno di scudi che tintinnavano mentre procedeva. Era talmente pieno che un pochi caddero di lato e i soldati si affrettarono a raccoglierli di nuovo. Tutt’attorno a lei i carri venivano portati fuori dal forte, alcuni sulla strada che riportava a Volis e altri verso altre vie, verso luoghi dove suo padre li aveva indirizzati, tutti pieni fino all’orlo. Kyra in qualche modo godeva di quella vista, sentendosi meno male per quella guerra che aveva istigato.

      Svoltarono un angolo e Kyra scorse suo padre, circondato dai suoi uomini, impegnato nell’ispezionare decine di spade e lance che gli stavano mostrando per avere la sua approvazione. Si voltò sentendola avvicinarsi e fece un cenno ai suoi uomini che si allontanarono lasciandoli soli.

      Suo padre si voltò a guardare Anvin e lui rimase fermo un momento, insicuro, apparente sorpreso dell’occhiata silenziosa del re che lo stava chiaramente invitando ad andarsene come gli altri. Alla fine anche lui quindi si allontanò, lasciando Kyra da sola con lui. Kyra ne fu sorpresa: suo padre non aveva mai chiesto ad Anvin di andarsene.

      Kyra lo guardò, un’espressione imperscrutabile come sempre, il volto distaccato da capo dei suoi uomini, non lo sguardo intimo del padre che conosceva e amava. La guardava e lei si sentì nervosa mentre moltissimi pensieri le passavano tutti insieme per la testa: era fiero di lei? Era arrabbiato perché li aveva portati in quella guerra? Era deluso che Theo l’avesse rifiutata e avesse abbandonato il suo esercito?

      Kyra attese, abituata ai suoi lunghi silenzi prima di parlare, e non poté dire nulla: troppe cose erano cambiate tra loro troppo rapidamente. Si sentiva come se fosse cresciuta in una notte mentre lui era stato cambiato dagli eventi recenti. Era come se non sapessero più come relazionarsi l’uno con l’altro. Era il padre che aveva sempre conosciuto e amato, che le leggeva le storie la sera tardi? Oppure ora era diventato il suo comandante?

      Rimaneva lì a fissarla e lei si rese conto che non sapeva cosa dirle mentre il silenzio li avvolgeva pesantemente, interrotto solo dal soffiare del vento e dal crepitio delle torce che gli uomini accendevano per illuminare la notte. Alla fine Kyra non poté più sopportare il silenzio.

      “Porterai tutto questo a Volis?” chiese mentre un carro passava sobbalzando, pieno di spade.

      Lui si voltò a guardare il carro e sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri. Non la guardò in volto, ma continuò ad osservare il carro scuotendo la testa.

      “Volis ora non ha niente per noi se non la morte,” disse con voce profonda e chiara. “Ora ci dirigeremo a sud.”

      Kyra era sorpresa.

      “A sud?” gli chiese.

      Lui annuì.

      “Ad Esefo,” dichiarò.

      Il cuore di Kyra si gonfiò per l’eccitazione immaginandosi il viaggio verso Esefo, l’antica fortezza arroccata vicino al mare, il più grande paese vicino se diretti verso sud. Sentì ancora maggiore emozione rendendosi conto che se lui voleva dirigersi lì questo non poteva che significare una cosa: si stava preparando per la guerra.

      Suo padre annuì, come leggendole nella mente.

      “Non c’è modo di tornare indietro adesso,” disse.

      Kyra lo guardò con un senso di orgoglio mai provato negli anni passati. Non era più il guerriero che si accontentava di vivere nella sicurezza del suo piccolo forte: ora era tornato il coraggioso comandante che un tempo aveva conosciuto, pronto a rischiare tutto per la libertà.

      “Quando partiamo?” chiese con il cuore che le batteva forte nell’attesa della sua prima battaglia.

      Fu sorpresa di vederlo scuotere la testa.

      “Non noi,” la corresse. “Partiremo io e i miei uomini. Non tu.”

      Kyra rimase pietrificata, le sue parole la colpirono come un coltello piantato nel cuore.

      “Hai intenzione di lasciarmi qui?” gli chiese balbettando. “Dopo quello che è successo? Cos’altro devo fare per dimostrarti di cosa sono capace?”

      Lui scosse la testa con fermezza e lei rimase devastata nel vedere che il suo sguardo si faceva più severo, uno sguardo che rivelava, come ben sapeva, che non avrebbe cambiato idea.

      “Andrai da tuo zio,” le disse. Era un ordine, non una richiesta, e con quelle parole capì all’istante che ora era un suo soldato, non più sua figlia. Questo la feriva.

      Kyra fece un profondo respiro: non si sarebbe

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