L’ascesa dei Draghi . Морган Райс

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L’ascesa dei Draghi  - Морган Райс Re e Stregoni

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sempre a galla.

      “Siete dei bugiardi,” disse Aidan camminandole accanto, chiaramente ancora scosso dall’accaduto. “Sapete che è stata Kyra ad uccidere quel cinghiale.”

      Brandon lanciò un’occhiata derisoria alle sue spalle, come se Aidan fosse un insetto.

      “Cosa ne vuoi sapere tu?” gli chiese. “Eri troppo impegnato a fartela nei pantaloni.”

      Risero entrambi, come a confermare la loro versione dei fatti ogni passo di più.

      “E voi non stavate forse scappando impauriti?” chiese Kyra, prendendo le difese di Aidan, incapace di sopportare un secondo di più.

      Detto questo entrambi fecero silenzio. Kyra avrebbe potuto veramente dirgliene quattro, ma non aveva bisogno di alzare la voce. Camminava felicemente, sentendosi bene con se stessa, sapendo dentro di sé di aver salvato la vita di suo fratello: questa era tutta la soddisfazione che le bastava.

      Kyra sentì una piccola mano sulla sua spalla e si guardò accanto vedendo Aidan che le sorrideva consolandola, chiaramente riconoscente di essere vivo grazie a lei. Kyra si chiedeva se anche i fratelli maggiori apprezzassero ciò che aveva fatto per loro. Dopotutto se non fosse comparsa al momento giusto anche loro sarebbero rimasti uccisi.

      Kyra guardava il cinghiale penzolare davanti a lei a ogni passo e fece una smorfia: avrebbe voluto che i fratelli lo lasciassero nella radura, il luogo a cui apparteneva. Era un animale maledetto, Volis non era il suo posto e non era loro proprietà. Era un cattivo presagio, soprattutto dato che proveniva dal Bosco di Spine e soprattutto alla vigilia della Luna d’Inverno. Ripensò a un antico detto che aveva letto: non gloriarti dopo essere scampato alla morte. Sentiva che i suoi fratelli stavano sfidando il fato, portando l’oscurità dritto a casa loro. Non poteva evitare di sentire che ciò poteva solo anticipare brutte cose.

      Giunsero in cima a una collina e la fortezza apparve davanti a loro insieme all’immensa veduta sul paesaggio circostante. Nonostante le folate di vento e la neve sempre più intensa, Kyra provò un grandioso senso di sollievo per essere a casa. Il fumo si levava dai comignoli che punteggiavano la campagna e il forte di suo padre emetteva un delicato e accogliente bagliore, tutti illuminato dai fuochi che respingevano l’avanzata del crepuscolo. La strada si fece più larga, meglio curata man mano che si avvicinavano al ponte e tutti aumentarono il passo e percorsero in modo spiccio l’ultimo tratto. La strada era gremita di gente, tutti allegri per la festa, nonostante il tempo e la notte incombente.

      Kyra era sorpresa. La festa della Luna d’Inverno era uno dei giorni più importanti dell’anno e tutti erano impegnati nei preparativi per i festeggiamenti che si sarebbero svolti. Una grossa folla di gente era ammassata sul ponte levatoio e accorreva a comprare le ultime cose dai venditori per poi unirsi alla festa, mentre un altro buon numero di gente attraversava il cancello affrettandosi verso casa per festeggiare con le proprie famiglie. I buoi tiravano carri e trasportavano merce da ogni parte, mentre i muratori battevano e scalpellavano indaffarati nella costruzione di un altro muro attorno al forte. Il rumore dei loro martelli era costante nell’aria, enfatizzato dal chiasso di bestiame e cani. Kyra si chiedeva come potessero sempre lavorare con quel tempo, come potessero evitare che le mani gli si intorpidissero.

      Mentre si dirigevano verso il ponte unendosi alla folla, Kyra sollevò lo sguardo davanti a sé e le si strinse lo stomaco vedendo, in piedi vicino al cancello, diversi uomini del Lord, soldati del governatore locale incaricati da Pandesia, con indosso le loro tipiche armature di maglia scarlatta. Provò un lampo di indignazione vedendoli, condividendo il medesimo risentimento di tutto il suo popolo. La presenza degli uomini del Lord era ogni volta opprimente, ma lo era ancor più nel giorno della Luna d’Inverno, quando si trovavano sicuramente lì per chiedere qualsiasi genere di cosa alla sua gente. Erano come dei cacciatori di tesori per conto dei disprezzabili aristocratici che si erano stabiliti al potere fin dall’invasione dei Pandesiani.

      La debolezza del re precedente ne era la causa: li aveva fatti arrendere e questo lasciava loro poco di buono ora. La loro disgrazia adesso era che dovevano rimettersi alle decisioni di quegli uomini. Questo riempiva Kyra di rabbia. Era una situazione che rendeva suo padre e i suoi grandiosi guerrieri – e tutto il suo popolo – niente più che sevi di grado più elevato. Avrebbe disperatamente voluto che si ribellassero, che lottassero per la loro libertà, che combattessero la guerra che il re precedente aveva avuto paura di portare avanti. Ma sapeva anche che, se fossero insorti ora, avrebbero affrontato l’ira dell’esercito pandesiano. Avrebbero forse potuto respingerli se non avessero mai permesso loro di entrare, ma ora che erano trincerati, c’erano ben poche opzioni.

      Raggiunsero il ponte mescolandosi con la folla e al loro passaggio la gente iniziò a fermarsi, a guardare ed indicare il cinghiale. Kyra provò una certa soddisfazione nel vedere che i suoi fratelli stavano sudando sotto il peso dell’animale, sbuffando e ansimando. Mentre procedevano le teste si voltavano e la gente osservava, comuni paesani e guerrieri indistintamente, tutti impressionati dall’enorme bestia. Scorse anche alcune occhiate superstiziose mentre alcune delle persone si chiedevano se quello fosse un cattivo presagio.

      Ad ogni modo tutti gli occhi era rivolti con orgoglio verso i suoi fratelli.

      “Un bel bottino per la festa!” esclamò un contadino che conduceva un bue mentre si portava con loro sulla strada.

      Brandon e Braxton erano raggianti di orgoglio.

      “Darà da mangiare a metà della corte di vostro padre!” gridò un macellaio.

      “Come avete fatto?” chiese un sellaio.

      I due fratelli si scambiarono un’occhiata e Brandon alla fine sorrise all’uomo.

      “Un bel tiro e mancanza di paura,” rispose boriosamente.

      “Se non ci si avventura mai nel bosco,” aggiunse Braxton, “non si può mai sapere cosa si può trovare.”

      Un gruppetto di uomini esultò e diede loro delle pacche sulla schiena. Kyra, nonostante tutto, trattenne la lingua. Non aveva bisogno dell’approvazione di quella gente: sapeva bene da sé ciò che aveva fatto.

      “Non sono stati loro ad uccidere il cinghiale,” esclamò Aidan, indignato.

      “Tu taci,” gli sibilò contro Brandon voltandosi. “Ancora una parola e racconterò loro come te la sei fatta sotto mentre ti correva contro.”

      “Ma non me la sono fatta sotto,” protestò Aidan.

      “E pensi che ti crederanno?” chiese Braxton.

      Brandon e Braxton risero e Aidan guardò Kyra come in attesa di sapere cosa fare.

      Lei scosse la testa.

      “Non sprecare le forze,” gli disse. “La verità alla fine vince sempre.”

      La massa di gente si fece più fitta mentre passavano sopra al ponte trovandosi presto spalla a spalla con la gente oltrepassando il fossato. Kyra poteva percepire l’eccitazione nell’aria mentre calava il tramonto, le torce accese lungo il ponte e nelle strade, la neve che scendeva fitta. Sollevò lo sguardo davanti a sé e i battiti del cuore accelerarono, come sempre, vedendo l’enorme cancello ad arco del forte, sorvegliato da una decina di uomini di suo padre. In cima si trovavano le punte di una grata di ferro, ora sollevata, fatta di sbarre spesse e spunzoni affilati, abbastanza forte da mantenere alla larga qualsiasi avversario, pronta ad essere abbassata al minimo suono di corno. Il cancello di elevava di dieci metri e alla sua sommità si trovava un’ampia piattaforma che si allargava attraverso l’intero forte, ampi terrapieni di pietra dotati di sentinelle che tenevano sempre uno sguardo vigile. Volis era una bella

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