Una Linea Sottile. Oreste Maria Petrillo

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Una Linea Sottile - Oreste Maria Petrillo

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per legittima difesa.

      Da quel giorno ho indossato la toga molte altre volte.

      Al mattino, dato che non ho cause, mi dedico ad una seduta di un'ora di corsa col mio Bretoncino, Lucky.

      Il pomeriggio, invece, come di consueto, mi reco presso il mio studio con tutta la calma possibile, in assenza di appuntamenti previsti. Decido comunque di anticiparmi, a causa del caotico ed imprevedibile traffico napoletano.

      Parcheggio lo scooter nell'androne del palazzo e il portiere, una persona attempata e simpaticissima con la quale mi trattengo sempre a discutere di politica, sport e della vita in generale, mi dice che la mattina sono passati due soggetti che volevano parlare con me.

      Ora, se avessi perso la causa avrei potuto pensare che ero in guai seri. Ma dopo la splendida vittoria quello che dissi fu solo: <<Don Salvato’ le hanno chiesto cosa cercavano di preciso?>>.

      <<E mica mi faccio gli affari vostri, avvoca’! Sono resistito tutto questo tempo qui proprio perché sono molto riservato>>, ribatte prontamente.

      <<Bene>>, rilancio io, <<me ne ricorderò la prossima volta che firma per ritirare documenti che interessano a me!>>.

      <<Avvoca’, io a voi porto solo assegni...>>

      <<No, lei li viene a ritirare gli assegni, quelli con cui paghiamo la guardiania!>>, dico sorridendo mentre salivo il primo gradino per andare al mio studio al secondo piano.

      Giro la chiave ed entro nel lungo corridoio che separa la sala riunioni, a destra, dalla sala d'attesa, a sinistra.

      Proseguo oltrepassando la stanza di un commercialista, a cui l'ho subaffittata, passo per lo studio riservato ai praticanti arrivando al mio studio. Poggio la borsa professionale sulla mia scrivania in legno intarsiato e proseguo nella stanza fotocopiatrice e fax per vedere se mi è stato recapitato qualcosa.

      Quando ero giovane, questo era uno dei compiti di un praticante. Io, però, ho deciso di invertire la rotta e dare ai praticanti avvocato il rispetto che meritano. Purtroppo ora non ho praticanti poiché a Napoli non tutti i clienti pagano con regolarità e, quelli che lo fanno, pensano di stare in un negozio di abbigliamento in saldo!

      Al fax vedo solo fogli pubblicitari di offerte telefoniche o di fotocopiatrici per studi privati. Li prendo e li getto nel cestino della carta.

      DRIIN DRIIN DRIIN

      Corro verso il telefono nell'altra stanza, devo decidermi a trovare una segretaria.

      <<Studio legale Ferrari, pronto?>>

      <<Avvocato Ferrari?>>

      <<Sì, sono io. Con chi ho il piacere di parlare?>>

      <<Sono un rappresentante della Salus S.p.A., la nota società farmaceutica, vorrei fissare un appuntamento con Lei>>.

      L'indomani mattina arrivo alle 9:00 in ufficio e mi siedo alla mia scrivania carico e pronto a qualsiasi sfida mi si possa presentare.

      Alle 9:30 bussano alla porta dello studio. È lui.

      <<Prego si accomodi>>.

      <<Grazie. Sono Giorgio Saveri, il rappresentante legale della Salus s.p.a., piacere>>.

      <<Piacere mio, sig. Saveri>>, gli rispondo, mentre gli faccio strada verso il mio studio. A prima vista il sig. Saveri è un tipo particolare, indossa una bombetta in testa, un vestito classico con doppiopetto e un papillon al posto della cravatta, scarpe classiche italiane di quelle che si potrebbe sfamare una intera famiglia per un mese. Ha tutta l'aria di essere un tipo sveglio.

      Ci accomodiamo.

      <<Avvocato sa cosa differisce l'imprenditore ricco da una persona povera?>>

      <<Cosa è una barzelletta, signor Saveri? Che l'imprenditore ricco è tale perché ha avuto la fortuna di nascere da genitori facoltosi, di avere una buona base di contanti di partenza ed una buona cerchia di amicizie?>>

      <<Niente di più lontano dalla verità!>>, mi apostrofa il Charlie Chaplin del ventunesimo secolo urtando la mia suscettibilità.

      <<L'imprenditore di successo è colui che ha visualizzato l'opera, l'ha vista in ogni suo minimo particolare quando ancora era fantasia, l'ha ritenuta vera e ci ha creduto con tutte le sue forze, con tutta la sua anima e ha persistito per il raggiungimento di quell'obiettivo. Inoltre è una persona che conosce alla perfezione la differenza tra un debito buono ed uno cattivo!>>.

      <<Bene. La ringrazio per questa lezione di vita, ma non vorrà di certo essere il primo professore che paga un alunno per insegnargli qualcosa>>, lo bacchetto facendogli capire che a casa mia comando io e dirigo io la discussione.

      <<Quindi, veniamo al sodo! Cosa vuole da me? Ieri mi parlava di una questione importante. Con calma e senza mandarmi al manicomio arrivi al dunque!>>.

      Intanto prendo il telefono e ordino due caffè...iniziamo proprio bene la giornata!

      <<Avvocato spero non si sia offeso, ma il mio preambolo era doveroso e adesso capirà il perché. Come massima aspirazione per una società farmaceutica c'è quella di trovare un nuovo farmaco curativo di una malattia ancora difficilmente curabile>>.

      Ora il discorso stava prendendo una piega interessante.

      <<Come proprietario della Salus ho sempre visualizzato la possibilità della fabbricazione di un nuovo farmaco miracoloso. Ho speso un mucchio di quattrini per il finanziamento della ricerca ma nisba!>>.

      Bussano alla porta. Faccio entrare il ragazzo del bar e offro al mio dirimpettaio la sua tazza di caffè zuccherato. Sorseggiare un buon caffè (che io prendo amaro per gustarne appieno le sue qualità) è un rito tutto napoletano. Può crollare il mondo ma “ ‘a tazzulella ‘e cafè ’’ non deve mai mancare.

      <<Continui pure, la prego>>, lo invito ad andare avanti ora che la caffeina ha reso la discussione ancora più interessante.

      <<Bene, come le dicevo, ho speso, a vuoto, diverse migliaia di euro per la ricerca. Fin quando non mi è stato detto da una persona fidata, di cui non posso fare il nome per una questione di riservatezza, molto vicina ad una società farmaceutica inglese, che la Dreddson stava a buon punto per mettere sul mercato una nuova miracolosa particella per la cura del cancro.

      Non credevo alle mie orecchie, dopo tanti anni di ricerche la fama mi stava sfuggendo da sotto al naso... non potevo permettere che una società concorrente mi battesse sul mercato, non sarebbe accaduto, perlomeno non a me!>>, asserisce battendo i pugni sulla scrivania mentre la sua figura si irrigidisce di un colpo.

      <<Così>>, prosegue Saveri, <<sono riuscito a mettermi in contatto col ricercatore a capo di questa scoperta e gli ho fatto una proposta che non poteva rifiutare, gli ho offerto tanto denaro, un mare di contante, per convincerlo a lasciare la Dreddson per la Salus. Uno dei miei soci, però, non è stato molto contento di questa mia scelta perché il nostro capo ricercatore è suo nipote e, quindi, ha cercato di mettermi contro tutto il Consiglio di Amministrazione.

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