Una Ragione per Nascondersi . Блейк Пирс
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Per la terza volta in quindici minuti, Avery si sentì vicina alle lacrime. Sospirò e ricacciò giù la voglia di piangere.
“Come hai fatto a venir su così bene?” domandò.
“È genetica,” rispose Rose. “Anche se hai fatto qualche errore, sei sempre stata una tosta, mamma.”
Prima che Avery riuscisse a formulare una risposta, Rose le si avvicinò e l’abbracciò. Fu un abbraccio genuino, che non riceveva da sua figlia da molto tempo.
Quella volta, Avery lasciò che le lacrime scendessero.
Non riusciva a ricordarsi quando fosse mai stata tanto felice. Per la prima volta dopo moltissimo tempo, si sentì come se stesse veramente facendo qualcosa per sfuggire dagli errori del suo passato.
Una grossa parte di ciò sarebbe stato parlare con Ramirez e fargli sapere che aveva finito di nascondere quello che stava nascendo tra di loro. Voleva stare con lui, qualsiasi cosa ciò implicasse. All'improvviso, con le braccia di sua figlia strette attorno a sé, Avery non vide l'ora di parlare con lui.
In effetti, sperava che non avrebbero solo parlato. Sperava che avrebbero finito per fare molto di più, lasciando finalmente che la tensione che era cresciuta tra di loro raggiungesse la sua naturale risoluzione.
CAPITOLO DUE
Tre ore più tardi si incontrò con Ramirez, proprio dopo la fine del suo turno. Lui aveva risposto con entusiasmo alla sua chiamata, ma era anche sembrato stanco. Era stato per quello che avevano scelto da incontrarsi vicino al Charles River, su una delle molte panchine che lo fiancheggiavano dalle passeggiate che si snodavano lungo il lato destro del fiume.
Mentre camminava verso la panchina su cui si erano accordati, vide che lui era appena arrivato. Era seduto e guardava verso il fiume. La stanchezza che gli aveva sentito nella voce era evidente sul suo volto. Tuttavia sembrava tranquillo. Era una cosa che aveva notato in lui diverse volte, come diventasse silenzioso e introspettivo ogni volta che si trovava davanti a un panorama della città.
Gli si avvicinò e lui si girò udendo i suoi passi. Sfoggiò un sorriso vincente e in un batter d'occhio non sembrò più stanco. Una delle molte cose che le piacevano di Ramirez era il modo in cui la faceva sentire ogni volta che la guardava. Era chiaro che c'era molto di più che una semplice attrazione; lui la guardava con apprezzamento e rispetto. Quello sguardo, oltre al fatto che le diceva quotidianamente che era bellissima, la faceva sentire più al sicuro e desiderata di quanto riuscisse a ricordare.
“Giornata dura?” chiese Avery mentre si univa a lui sulla panca.
“Non proprio,” rispose Ramirez. "Ho avuto molto da fare. Denunce per rumori molesti. Una rissa in un bar che è finita nel sangue. E giuro che ho persino ricevuto una chiamata per un ragazzino che si è arrampicato su un albero per scappare da un cane.”
“Un ragazzino?”
“Un ragazzino,” ripeté Ramirez. “L’eccitante vita di un detective quando la città è tranquilla e noiosa.”
Entrambi ammirarono il fiume in un silenzio che nel corso delle ultime settimane aveva iniziato a diventare confortevole. Anche se tecnicamente non stavano insieme, erano giunti ad apprezzare il tempo insieme non riempito di chiacchiere tanto per il gusto di parlare. Lentamente e con deliberazione, Avery si tese e gli prese una mano.
“Vuoi camminare un po' con me?”
“Certo,” disse lui, stringendole la mano.
Anche tenersi per mano era un evento monumentale per Avery. Lei e Ramirez lo avevano fatto spesso e si erano baciati brevemente in qualche occasione, ma prendergli intenzionalmente la mano era stato fuori dalla sua zona di comfort.
Sta diventando piacevole, pensò lei mentre iniziavano a camminare. Che diavolo, ormai lo è da un bel po' di tempo.
“Stai bene?” chiese Ramirez.
“Sì,” rispose lei. “Ho passato una bella giornata con Rose.”
“Credi che le cose inizino finalmente a diventare normali?” domandò lui.
“Tutt’altro che normali,” rispose Avery. “Ma ci stiamo avvicinando. E a questo proposito…”
Si fermò, confusa dal motivo per cui le era tanto difficile dire quello che voleva. Con tutto quello che aveva passato, sapeva di essere emotivamente forte... quindi perché le era così complicato esprimere la vera se stessa quando era importante?
“Ti sembrerà sdolcinato,” iniziò Avery. “Quindi per favore, sopportami e tieni a mente la mia estrema vulnerabilità.”
“Okay…” disse Ramirez, chiaramente confuso.
“È da un po' di tempo che so che devo fare qualche cambiamento. La parte più grossa parte di questo cambiamento è stato cercare di aggiustare le cose con Rose. Ma ci sono anche altre questioni. Questioni che ho quasi avuto paura di ammettere con me stessa.”
“Tipo quali?” chiese Ramirez.
Lei capì che stava iniziando a sentirsi a disagio. In precedenza erano stati sinceri l'uno con l'altra, ma mai fino a quel punto. Era molto più difficile di quanto si fosse aspettata.
“Senti… lo so che praticamente ho rovinato le cose tra di noi,” ammise Avery. “Tu sei stato molto paziente e comprensivo mentre io mi occupavo dei miei problemi. E so che ti ho lasciato avvicinare un po' per poi respingerti.”
“È piuttosto accurato, sì,” disse Ramirez con una punta di divertimento.
“Non riuscirò mai a scusarmi abbastanza per questo,” continuò Avery. “Ma se tu trovassi la forza nel tuo cuore di perdonare la mia esitazione e le mie paure... mi piacerebbe molto avere un'altra occasione.”
“Un’occasione per cosa?” domandò Ramirez.
Vuole che ceda e lo ammetta, pensò. E me lo merito.
La sera volgeva al tramonto e rimanevano solo poche persone lungo i sentieri e le passeggiate che si snodavano attorno al fiume. Era una scena pittoresca, come tratta da uno di quei film che solitamente detestava guardare.
“Un’occasione per noi due,” disse Avery.
Ramirez si fermò ma tenne la mano nella sua. La guardò con grandi occhi scuri e sostenne il suo sguardo. “Non può essere solo un’occasione,” affermò. “Deve essere una cosa vera. Una cosa sicura. Non puoi continuare a spingermi e a tenermi sempre in sospeso.”
“Lo so.”
“Quindi se riesci a spiegarmi che cosa intendi dire con noi due, potrei anche pensarci.”
Lei non riusciva a capire se era serio o se stava cercando di fare il difficile. Distolse lo sguardo e gli strinse la mano.
“Accidenti,” esclamò. “Hai intenzione di farmela pagare, non è vero?”
“Beh, credo di…”