Una Ragione per Nascondersi . Блейк Пирс
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Avery aprì gli occhi e guardò il soffitto sconosciuto sopra la sua testa. La tenue luce dell'alba entrava dalla finestra della camera da letto, ricadendo sul suo corpo quasi completamente nudo. Illuminava anche la schiena scoperta di Ramirez accanto a lei. Si voltò leggermente e sorrise assonnata. Lui era ancora addormentato, con il volto girato dall’altra parte.
Avevano fatto l’amore due volte la notte prima, prendendosi due ore tra ogni sessione per preparare una cena veloce e per discutere di come andare a letto insieme avrebbe potuto complicare il loro rapporto di lavoro, se non fossero stati attenti. Era quasi mezzanotte quando erano scivolati nel sonno fianco a fianco. Avery era stata assonnata e non riusciva a ricordare il momento in cui si era addormentata, ma rammentava il suo braccio attorno alla vita.
Voleva provarla di nuovo… la sensazione di essere desiderata e al sicuro. Pensò di fargli scorrere le dita lungo la base della spina dorsale (oltre che in qualche altro punto, magari) solo per svegliarlo perché lui la potesse stringere.
Non ne ebbe mai l’occasione. La suoneria dei messaggi del suo cellulare squillò. Lo stesso fece quella di Ramirez. Suonarono in contemporanea, un evento che poteva significare una cosa sola: riguardava il lavoro.
Ramirez si alzò in fretta. Nel gesto, il lenzuolo gli scivolò di dosso e svelò tutto. Avery diede un’occhiatina, non riuscendo a resistere alla tentazione. Lui afferrò il telefono dal comodino e lo fissò, con occhi stretti dal sonno. Nel frattempo Avery recuperò il proprio cellulare dalla pila di abiti sul pavimento.
Il messaggio veniva da Dylan Connelly, il supervisore della Omicidi dell’A1. In perfetto stile Connelly, il messaggio era diretto e dritto al punto:
È stato trovato un corpo. Molto ustionato. Forse un trauma alla testa.
Porta il culo al sito di costruzioni abbandonato sulla Kirkley St ORA.
“Ma che bello svegliarsi così, di prima mattina,” borbottò lei.
Ramirez scese dal letto, ancora completamente nudo, e si accovacciò sul pavimento insieme ad Avery. L’attirò a sé e commentò: “Sì, è molto piacevole svegliarsi in questo modo, il mattino.”
Avery si appoggiò a lui, leggermente allarmata da quanto fosse follemente soddisfatta in quel momento. Borbottò di nuovo e si alzò in piedi.
“Merda,” disse. “Arriveremo tardi sulla scena. Devo prendere la mia auto e anche tornare a casa per un cambio di vestiti.”
“Andrà tutto bene,” la rassicurò Ramirez mentre iniziava a vestirsi. “Io gli risponderò tra pochi minuti, mentre tu vai a prendere l’auto. Fai passare un po’ di tempo prima di rispondere. Magari lo squillo del messaggio non ti ha svegliata. Forse ti ho dovuta chiamare io per tirarti in piedi.”
“Sembra un inganno,” rispose lei, infilandosi la maglietta.
“È una furbata, ecco cosa è,” replicò lui.
Si sorrisero l’un l’altra mentre finivano di vestirsi. Poi andarono in bagno, dove Avery fece del suo meglio per dare un senso ai suoi capelli mentre Ramirez si spazzolava i denti. Si affrettarono in cucina e Avery mise insieme due tazze di cereali.
“Come puoi vedere,” spiegò, “sono una cuoca provetta.”
Lui l’abbracciò da dietro e sembrò godersi il suo profumo. “Staremo bene?” chiese. “Possiamo farlo funzionare, vero?”
“Credo di sì,” rispose lei. “Andiamo là fuori e proviamoci.”
Divorarono i loro cereali, passando la maggior parte del tempo a guardarsi a vicenda, cercando di valutare la reazione dell’altro a ciò che era successo la notte prima. Da quello che Avery riusciva a capire, Ramirez era felice esattamente quando lei.
Si diressero fuori dalla porta d’ingresso, ma prima che Ramirez la chiudesse alle loro spalle, si fermò. “Aspetta, torniamo dentro un secondo.”
Confusa, lei tornò in casa.
“Dentro,” disse lui, “siamo fuori servizio. Non siamo ufficialmente partner, giusto?”
“Giusto,” rispose Avery.
“Quindi posso fare questo un’altra volta,” replicò lui.
Si chinò e la baciò. Fu un bacio stravolgente, tanto forte da farle cedere leggermente le ginocchia. Lei lo spinse via allegramente. “Come ho detto prima,” annunciò, “non iniziare. A meno che tu non abbia anche intenzione di finire.”
“Devo rimandare,” disse Ramirez. La ricondusse fuori e quella volta chiuse la porta dietro di loro. “Okay, ora siamo in servizio. Faccia strada, detective Black.”
***
Seguirono il piano di Ramirez. Avery rispose al messaggio di Connelly solo sedici minuti dopo. A quel punto era quasi tornata al suo appartamento ed era ancora su di giri per come era andata la serata. Riuscì a vestirsi, a prendere un caffè e a tornare in strada in meno di dieci minuti. Il risultato, ovviamente, fu che arrivò sulla scena su Kirkley Street circa mezz’ora più tardi di quanto Connelly avrebbe preferito.
C’erano già diversi agenti che si aggiravano per la zona. Erano tutti volti familiari, volti che era arrivata a conoscere e a rispettare da quando era diventata detective della Omicidi. Le espressioni sulle loro facce quella mattina le fecero intuire che sarebbe stata una giornata lunga e difficile.
Tra i presenti c’era anche Mike O’Malley. Avery trovò preoccupante che il capitano fosse là fuori così presto. In qualità di capitano del più grande dipartimento di polizia di Boston, era raro vederlo in mezzo ai lavori sulle normali scene del crimine, per quanto fossero mostruose. In quel momento O’Malley stava parlando con altri due agenti, uno dei quali era Finley. Avery era arrivata a rispettare Finley in quanto agente, anche se tendeva a essere un po’ troppo distaccato per i suoi gusti.
Notò subito Ramirez; stava chiacchierando con Connelly dall’altra parte del lotto abbandonato.
Mentre si avvicinava ai due uomini, studiò la scena con più accuratezza possibile. Aveva attraversato quel quartiere della città diverse volte ma non ci aveva mai veramente fatto attenzione. Era una delle molte zone rovinate dalla crisi economica in quella parte della città, un’area dove imprenditori entusiasti avevano investito grosse quantità di denaro in proprietà, solo per vederle perdere di valore e allontanare rapidamente i potenziali acquirenti. Non appena i tentativi di costruire erano stati interrotti, l’area era stata lasciata in rovina. E sembrava inserirsi perfettamente nell’ambiente circostante.
In lontananza si stagliava una coppia di ciminiere, ritte come giganti sporchi. Di tanto in tanto entrambe liberavano per aria pennacchi di fumo, offuscando il chiarore del mattino, ma solo in quella parte della città. Dall’altra parte del lotto abbandonato, Avery riusciva a vedere la riva di quello che avrebbe potuto essere un promettente ruscelletto che sarebbe potuto scorrere dietro i terreni delle case costruite per una borghesia medio-alta. Ma ormai rovi ed erbacce avevano preso il sopravvento. Buste di plastica, incarti di merendine e altra spazzatura erano intrappolati tra la vegetazione secca. Le rive basse erano fangose e in stato di abbandono, aggiungendo un nuovo livello di degrado all’aspetto putrido della zona.
Nell’insieme, quell’area era diventata una parte della