Risorta . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Risorta - Морган Райс страница 6
Dopo svariati secondi, Caitlin si calmò, guardò in su e realizzò che non si trattava di Scarlet. Era Sam. All'inizio, era confusa. Poi si rese conto, con enorme sollievo, che stava dormendo0. Era stato solo un incubo.
Caitlin era seduta lì, respirando con affanno. Sopra di lei, c'erano Sam, con una mano sulla sua spalla, visibilmente preoccupato, e Polly. Le lampadine erano accese, e lei vide che fuori era buio. Diede un'occhiata all'orologio a pendolo, e vide che era trascorsa la mezzanotte. Doveva essersi addormentata sulla sedia.
“Stai bene?” Sam le chiese di nuovo.
Adesso Caitlin era imbarazzata. Si tirò su, asciugandosi la fronte.
“Mi spiace di averti svegliata, ma sembrava che stessi avendo un incubo,” Polly aggiunse.
Caitlin si tirò su lentamente, alzandosi e camminando a passo regolare, provando a scuotersi di dosso quella tremenda visione del sogno. Era sembrato così reale, che sentiva quasi il dolore alla gola dove era stata morsa dalla sua stessa figlia.
Ma era stato soltanto un sogno. Lei continuava a ripeterselo. Soltanto un sogno.
“Dov'è Caleb?” lei chiese, ricordando. “Avete saputo qualcosa? Come sono andate le telefonate?”
Le espressioni sui volti di Sam e Polly le comunicarono tutto quello che lei aveva bisogno di sapere.
“Caleb è ancora fuori a cercare,” Sam disse. “L'ho chiamato quasi un'ora fa. E' molto tardi. Ma volevamo tenerti compagnia finché non fosse tornato a casa.”
“Ho chiamato tutti i suoi amici,” Polly intervenne. “Ogni singolo amico. Tutti in pratica. Nessuno ha visto o sentito qualcosa. Erano tutti sorpresi quanto noi. Ho persino chiamato Blake. Ma ha detto che non ha sentito una sola parola da lei. Mi dispiace tanto.”
Caitlin si massaggiò il viso, provando a scrollarsi di dosso le ragnatele. Aveva sperato di scoprire che nulla di tutto ciò fosse reale. Che Scarlet fosse tornata a casa, e fosse al sicuro. Che la vita fosse tornata alla normalità. Ma vedere Sam e Polly lì, a casa sua, con l'espressione preoccupata, dopo mezzanotte, la fece tornare alla realtà. Era tutto vero. Troppo vero. Scarlet era scomparsa. E poteva persino non tornare più indietro.
Il rendersene conto fu quasi una pugnalata per Caitlin. Riusciva a malapena a respirare al solo pensiero. Scarlet, la sua unica figlia. La persona che più amava al mondo. Non riusciva proprio ad immaginare la vita senza di lei. Voleva correre fuori, percorrere ogni strada, gridare e urlare contro l'ingiustizia di tutto ciò. Ma sapeva che sarebbe stato inutile. Doveva solo restarsene seduta lì ad aspettare.
Improvvisamente, ci fu un rumore alla porta. I tre saltarono in piedi e guardarono, speranzosi. Caitlin corse alla porta, pregando di vedere il volto familiare della figlia adolescente.
Ma il cuore sprofondò nel vedere che era soltanto Caleb. Ritornato a casa—e con un'espressione cupa dipinta sul volto. Vederlo in quelle condizioni fece sprofondare ancora di più il suo cuore. Chiaramente la sua ricerca non aveva avuto successo.
Lei sapeva che era inutile, ma lo chiese comunque: “Niente?”
Caleb guardò verso il pavimento mentre scuoteva la testa. Sembrava un uomo distrutto.
Sam e Polly si scambiarono uno sguardo, poi si avvicinarono a Caitlin e l'abbracciarono uno alla volta.
“Tornerò domani mattina presto,” Polly disse. “Chiamami se senti qualcosa. Anche nel bel mezzo della notte. Promesso?”
Caitlin annuì, troppo sconvolta persino per parlare. Sentì che Polly l'abbracciava, e la ricambiò, poi abbracciò suo fratello minore.
“Ti voglio bene, sorella,” lui disse oltre la spalla di lei. “Aspetta qui. Lei starà bene.”
Caitlin si asciugò le lacrime e osservò Sam e Polly uscire fuori dalla porta.
Adesso, erano rimasti soltanto lei e Caleb. In genere, sarebbe stata elettrizzata al restare sola con lui — ma dopo il loro litigio, era nervosa. Caleb, lei vide, era perso nel suo mondo di tristezza e rimorso; lei sentiva anche che era ancora furioso con lei, per aver riferito le sue teorie alla polizia.
Era fin troppo da sopportare per Caitlin. Si rese conto di aver riposto la sua speranza nel ritorno di Caleb, nell'illusione che lui entrasse in casa e annunciasse qualcosa, una buona notizia. Ma vederlo ritornare in quello stato, con nulla, nulla di nulla, spense quella sensazione positiva che albergava dentro di lei. Nessuno sapeva dove fosse sua figlia. Era trascorsa la mezzanotte, e lei non era tornata a casa. Sapeva che questo era un cattivo segno. Non voleva nemmeno riflettere sulle varie possibilità, ma sapeva che era davvero molto negativo.
“Vado a letto,” Caleb annunciò, voltandosi e iniziando a salirelungo le scale.
Caleb le augurava sempre la buonanotte, le chiedeva sempre di andare a dormire con lui. In effetti, Caitlin non riuscì a ricordare una notte in cui non fossero andati a dormire insieme.
Adesso, lui non aveva neppure chiesto.
Caitlin tornò alla sua sedia in soggiorno, e vi si sedette sopra, ascoltando gli stivali del marito salire lungo le scale, sentendo la porta della loro camera da letto chiudersi dietro di lui. Fu il suono che più di tutto esprimeva solitudine: non aveva mai vissuto qualcosa di simile.
Lei scoppiò in lacrime, e pianse talmente tanto da non saper dire per quanto tempo. Infine si raggomitolò, piangendo sul cuscino. Ricordò vagamente Ruth venire verso di lei, provando a leccarle il viso; ma fu tutto davvero annebbiato, perché presto, con il corpo scosso dal singhiozzare, cadde in un sonno profondo e irregolare.
CAPITOLO TRE
Caitlin sentì qualcosa di freddo e bagnato sul viso, e lentamente aprì gli occhi. Disorientata, guardava il suo soggiorno, di traverso; si rese conto di essersi addormentata sulla sedia. La stanza era buia, e dalla luce fioca che proveniva dalle tende, realizzò che il giorno stava cominciando a nascere. Il suono della pioggia scrosciante batteva contro il vetro della finestra.
Caitlin sentì guaire, e sentì qualcosa di bagnato sul suo viso ancora una volta, e vide che si trattava di Ruth, sopra di lei, che la leccava e guaiva istericamente. La stava sollecitando con il freddo muso bagnato, e non aveva intenzione di smettere.
Finalmente, Caitlin si tirò su, realizzando che c'era qualcosa che non andava. Ruth non smetteva di guaire, più forte, sempre più forte per poi cominciare ad abbaiare — non l'aveva mai vista agire in quel modo.
“Che cosa c'è, Ruth?” Caitlin chiese.
Ruth abbaiò di nuovo, poi si voltò e corse fuori dalla stanza, dirigendosi verso la porta d'entrata. Caitlin guardò in basso, e nella luce fioca scorse una serie di impronte infangate su tutto il tappeto. Ruth doveva essere stata fuori, Caitlin realizzò. La porta d'entrata doveva essere aperta.
Caitlin saltò in piedi, rendendosi conto che Ruth stava provando a dirle qualcosa, conducendola da qualche parte.
Scarlet, lei pensò.
Ruth abbaiò ancora, e Caitlin sentiva che era così. Ruth stava cercando di portarla da Scarlet.
Caitlin corse fuori dalla