Il Dono Della Battaglia . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Il Dono Della Battaglia - Морган Райс страница 20
Kendrick rimase fermo in silenzio, respirando affannosamente in mezzo al deserto e guardandosi attorno: faceva fatica a credere a ciò che avevano appena fatto. Tutt’attorno a loro erano ammassati i cadaveri delle bestie, sparpagliati da ogni parte, la sabbia rossa di sangue. Lui e gli altri erano ricoperti di ferite e graffi, ma erano tutti in piedi, vivi. E Kaden, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, era libero.
Kaden abbracciò tutti uno per uno iniziando da Kendrick e guardandolo con sguardo eloquente. Riservò l’ultimo abbraccio per Koldo, il fratello maggiore, e Koldo lo strinse a sé, la sua pelle nera luccicante al sole.
“Non posso credere che siate venuti a salvarmi,” disse Kaden.
“Sei mio fratello,” rispose Koldo. “Dove altro dovrei essere?”
Kendrick udì un suono e guardò oltre vedendo sei cavalli che quelle creature avevano rubato, tutti legati insieme da una corda. Tutti si scambiarono uno sguardo.
Insieme corsero e montarono in sella incitando subito le bestie in avanti, di nuovo nel mezzo della Desolazione, tutti diretti verso il Crinale, finalmente verso casa.
CAPITOLO QUINDICI
Erec si trovava a poppa nella sua nave osservando il retro della flotta e controllando alle spalle ancora una volta con ansia. Da una parte era sollevato di essere riuscito a ripulire il villaggio dell’Impero, di ridirigersi verso Volusia e verso Gwendolyn; d’altro canto aveva pagato un caro prezzo non solo nella perdita di uomini ma anche nella perdita di tempo: avevano annullato ogni vantaggio avessero potuto avere sulla flotta dell’Impero. Mentre si guardava alle spalle li vedeva al seguito, troppo vicini, intenti a risalire il fiume e ora a poche centinaia di metri da loro, con le loro bandiere nere e dorate che sventolavano. Aveva perso la sua giornata di vantaggio e ora li seguivano furiosamente, come un segugio a caccia della sua preda, con le loro navi superiori, meglio equipaggiate e ora sempre più vicini a ogni folata di vento.
Erec si voltò e controllò l’orizzonte. Sapeva dai suoi ricognitori che Volusia si trovava da qualche parte appena dietro l’ansa, ma al passo a cui l’Impero si stava avvicinando accorciando le distanze si chiedeva se la sua piccola flotta ci sarebbe arrivata in tempo. Iniziava a rendersi conto che se non ce l’avessero fatta avrebbero dovuto voltarsi e difendersi. Ma si sarebbe trattato di uno scontro che, così fortemente in minoranza, non avrebbero potuto vincere.
Erec udì un suono che gli fece rizzare i capelli e venire la pelle d’oca e voltandosi sollevò lo sguardo scorgendo una cosa che gli fece gelare il sangue: una raffica di frecce dell’Impero stavano volando in aria adombrando il cielo e disegnando un arco dirette verso la sua flotta. Erec si preparò e guardò con sollievo come quella prima ondata atterrasse in acqua tutt’attorno a loro, forse una ventina di metri dalla sua nave. Le frecce affondarono con il rumore di milioni di pesanti gocce di pioggia.
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