Un Gioiello per I Regnanti . Морган Райс

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Un Gioiello per I Regnanti  - Морган Райс Un Trono per due Sorelle

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annuì. Poi lo abbracciò. Sembrava così naturale farlo, così ovvio. Lo strinse a sé, come se lasciarlo andare comportasse il rischio che scomparisse e si volatilizzasse. Lo stesso dovette prima o poi lasciarlo, se non altro per permettere ad entrambi di respirare.

      “Ho scoperto il tuo nome e quello di Kate solo poco fa,” le disse. Con sorpresa di Sofia, Sienne si stava strusciando contro la sua gamba: il gatto della foresta gli fece alcune effusioni prima di tornare da lei. “I miei precettori me l’hanno detto quando sono diventato maggiorenne. Quando ho ricevuto il tuo messaggio, sono venuto qui più velocemente che potevo. Degli amici nelle Terre della Seta mi hanno prestato una nave.”

      Pareva che suo fratello avesse degli amici potenti. Ma questo non dava ancora risposta alla sua domanda più grande.

      “Come è possibile che abbia un fratello?” gli chiese. “Non mi ricordo di te. Non ho visto il tuo ritratto da nessuna parte a Monthys.”

      “Ero… nascosto,” disse Lucas. “I nostri genitori sapevano che la loro pace con la vedova era fragile, e che non avrebbe retto davanti a un figlio maschio. Hanno fatto girare la storia che ero morto.”

      Sofia si sentì leggermente barcollare. Sentì la mano di Jan sul suo braccio, e il tocco di suo cugino le diede sostegno.

      “Va tutto bene?” le chiese. “Il bambino…”

      Sei incinta? Di nuovo le parve diverso rispetto a quando altri con un bagliore di talento le avevano toccato la mente. Le risuonava familiare. Le risuonava in qualche modo giusto. La faceva sentire a casa.

      Sì, rispose Sofia con un sorriso. “Ma per adesso possiamo parlare a voce alta.”

      Non sapeva se Jan avesse capito che suo fratello aveva poteri simili ai suoi, ma ora lo sapeva per certo. Le pareva giusto avvisarlo di ciò, e dargli una possibilità di tenere al riparo i propri pensieri.

      “E ci sono delle cose che anche noi dovremmo sapere,” disse Jan. Aveva un tono sospettoso, diversamente da Sofia, forse perché non aveva sentito il tocco di quella mente. “Come facciamo ad essere certi che sei quello che dici di essere?”

      “Tu sei Jan Skyddar, il figlio di Lars Skyddar, vero?” disse Lucas. “I miei precettori mi hanno insegnato tutto di voi, anche se mi hanno messo in guardia di non contattarvi fino a che non fossi pronto. Dicevano che sarebbe stato pericoloso. Che non mi avreste accettato. Forse avevano ragione.”

      “È mio fratello, Jan,” disse Sofia. Allungò il braccio che Jan stava tenendo verso quello di Lucas. “Posso sentire i suoi poteri, e… beh, guardalo.”

      “Ma non è registrato da nessuna parte,” insistette Jan. “Oli l’avrebbe detto se ci fosse stato un figlio maschio dei Danse. Ha parlato talmente tanto di te e Kate.”

      “Nascondermi significava nascondere le tracce che indicavano la mia esistenza,” disse Lucas. “Immagino che abbiano detto che sono morto appena nato. Ma non vi biasimo per non credermi.”

      Sofia però biasimava un poco Jan, anche se lo capiva. Voleva che tutto andasse a posto. Voleva che tutti accettassero suo fratello e basta.

      “Lo porteremo al castello,” disse Sofia. “Se c’è qualcuno che sa qualcosa, quello è di certo mio zio.”

      Jan parve accettare la proposta, e iniziarono tutti e tre a farsi strada attraverso Ishjemme, oltre le case di legno e gli alberi che crescevano in mezzo ad esse. A Sofia la presenza di Lucas appariva in qualche modo giusta, come se un frammento della sua vita ancora sconosciuto e mancante le fosse stato ora restituito.

      “Quanti anni hai?” chiese Sofia.

      “Sedici,” disse lui. Questo lo metteva a metà tra lei e Kate: non il più grande, ma il maschio più grande. Sofia capì come questo avrebbe reso le cose pericolose nel regno della vedova. Ma il fatto che Lucas se ne fosse andato non li aveva tenuti al sicuro, no?

      “E sei vissuto nelle Terre della Seta?” chiese Jan. C’era un tono inquisitorio nelle sue parole.

      “Lì e in un altro paio di posti nelle isole esterne,” rispose Lucas. Mandò nella mente di Sofia l’immagine di una casa che era grande ma piatta, le stanze divise da teli di seta piuttosto che da solide pareti. “Pensavo fosse normale crescere allevato da dei precettori. È stato così anche per voi?”

      “Non proprio.” Sofia esitò un momento, poi gli inviò nella mente un’immagine della Casa degli Indesiderati. Vide la mandibola di Lucas, di suo fratello, che si contraeva.

      “Li ucciderò,” promise, e forse l’intensità di quelle parole lo fece apparire più simpatico a Jan, perché il cugino annuì mostrando sintonia per quel sentimento.

      “Kate ti ha battuto d’anticipo,” lo rassicurò Sofia. “Ti piacerà.”

      “Da come la descrivi, spero di piacere io a lei,” le rispose.

      Sofia non aveva dubbi da quel punto di vista. Lucas era loro fratello, Kate l’avrebbe visto e capito chiaramente come era capitato a lei. E dall’aspetto quei due sarebbero anche stati una bella accoppiata. Non erano i poli opposti che lei e Kate sembravano spesso essere.

      “Se siete cresciute… lì,” disse Lucas, “com’è capitato che ora siete qui, Sofia?”

      “È una storia lunga e complicata,” lo rassicurò Sofia.

      Suo fratello scrollò le spalle. “Beh, pare che andare al castello a piedi sia una bella camminata: mi piacerebbe sapere. Mi pare di essermi già perso un po’ troppo della vostra vita.”

      Sofia fece del proprio meglio, mettendo un pezzetto accanto all’altro, dalla fuga dalla Casa degli Indesiderati, all’infiltrazione a palazzo, all’amore per Sebastian, alla necessità di andarsene, la nuova cattura…

      “Pare che tu ne abbia passate tante,” disse Lucas. “E non hai neanche iniziato a spiegarmi come tutto questo ti abbia condotta qui.”

      “C’era un’artista: Lauretta van Klett.”

      “Quella che ti ha fatto il ritratto, completo di marchio delle vincolate?” chiese Lucas. Pareva che l’avesse già collocata nella stessa categoria degli altri che l’avevano tormentata, ma Sofia non voleva che la pensasse così.

      “Lei dipinge quello che vede,” disse. Lauretta era decisamente una delle persone incontrate nel corso del suo viaggio nei confronti della quale non provava alcuna rabbia. “E ha visto una somiglianza in un dipinto tra me e mia madre. Senza questo indizio non avrei mai saputo da dove iniziare a cercare.”

      “Quindi dovremmo esserle tutti riconoscenti,” disse Jan. “E tu, Lucas? Hai parlato di precettori prima. Cosa ti insegnavano? Cosa ti hanno fatto diventare?”

      Di nuovo Sofia ebbe la sensazione che suo cugino stesse tentando di proteggerla da suo fratello.

      “Mi hanno insegnato lingue e politica, combattimento e almeno un accenno di come usare i nostri talenti,” spiegò Lucas.

      “Ti hanno insegnato come essere un re in attesa?” chiese Jan.

      Ora Sofia poté comprendere parte della sua preoccupazione. Pensava che Lucas fosse lì per cercare di spingerla da parte. Ma onestamente sospettava che suo cugino fosse più

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