Un Gioiello per I Regnanti . Морган Райс

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Un Gioiello per I Regnanti  - Морган Райс Un Trono per due Sorelle

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poteva farlo.

      “Prima però devo scoprire dove mi trovo,” disse. Si guardò attorno, ma ancora non c’erano segni riconoscibili. Però c’era una donna che stava lavorando in un campo poco più in là, piegata su un rastrello e intenta a strappare erbacce. Magari lei le avrebbe saputo dare una mano.

      “Salve!” gridò Kate.

      La donna sollevò lo sguardo. Era anziana, il volto segnato dalle molte stagioni trascorse fuori a lavorare. Magari ai suoi occhi Kate appariva come una sorta di bandito o ladro, armata com’era. Comunque le sorrise vedendola avvicinarsi. Le persone erano amichevoli a Ishjemme.

      “Salve cara,” le disse. “Mi dici come ti chiami?”

      “Sono Kate.” E dato che non le pareva sufficiente, e dato che ora poteva affermarlo, aggiunse: “Kate Danse, figlia di Alfred e Cristina Danse.”

      “Un buon nome,” disse la donna. “E cosa ti porta qui?”

      “Io… non lo so,” ammise Kate. “Mi sono un po’ persa. Speravo che voi poteste aiutarmi a trovare la strada.”

      “Certo,” disse la donna. “È un onore che tu abbia messo il tuo cammino nelle mie mani. È questo che stai facendo, vero?”

      Sembrava un modo strano di spiegarlo, ma Kate non sapeva dove si trovassero. Forse era solo il modo in cui parlava la gente di qui.

      “Sì, immagino di sì,” disse. “Sto cercando di trovare la strada per tornare a Ishjemme.”

      “Certo,” disse la donna. “Io conosco le strade ovunque. Eppure trovo che una svolta ne meriti un’altra.” Sollevò il rastrello. “Non mi resta molta forza di questi giorni. Mi daresti la tua forza, Kate?”

      Se quello era ciò che serviva per tornare, Kate avrebbe anche lavorato una dozzina di campi. Non poteva certo essere più duro rispetto ai compiti che le avevano dato alla Casa degli Indesiderati, o al lavoro, sebbene più gradevole, alla forgia di Thomas.

      “Sì,” disse Kate allungando una mano verso il rastrello.

      La donna rise, fece un passo indietro e si tirò via il mantello che indossava. Quello si levò e nello stesso istante tutto di lei parve mutare. Ora c’era Siobhan davanti a lei, e il paesaggio mutò, diventando qualcosa di fin troppo familiare.

      Si trovava ancora nello spazio onirico del rituale.

      Kate si lanciò in avanti, sapendo che la sua unica possibilità risiedeva nell’uccidere Siobhan adesso, ma la donna della fontana fu più rapida. Fece roteare il mantello che in qualche modo divenne una bolla di crudo potere le cui pareti costringevano Kate come una qualsiasi cella di prigione.

      “Non puoi farlo,” gridò Kate. “Non hai più alcun potere su di me!”

      “Non avevo potere,” disse Siobhan. “Ma mi hai appena dato il tuo sentiero, il tuo nome e la tua forza. Qui in questo posto, cose del genere significano qualcosa.”

      Kate sbatté il pugno contro la parete della bolla. Non cedette.

      “Non credo che tu voglia indebolire quella bolla, cara Kate,” disse Siobhan. “Sei ben distante dal sentiero d’argento ora.”

      “Non mi costringerai ancora ad essere la tua apprendista,” disse Kate. “Non mi costringerai a uccidere per te.”

      “Oh, questa fase l’abbiamo superata,” disse Siobhan. “E so che causeresti non pochi problemi. Sarei stata la prima a non prenderti come apprendista, ma certe cose non le posso prevedere neppure io.”

      “Se sono tanto un problema, perché non mi lasci andare?” tentò Kate. Anche mentre lo diceva appariva chiaro che non poteva funzionare a quel modo. L’orgoglio avrebbe spinto Siobhan a ben altro, anche se non ci fossero state altri motivi.

      “Lasciarti andare?” chiese Siobhan. “Lo sai cosa hai fatto quando hai piantato una lama forgiata con le mie stesse rune dentro alla mia fontana? Quando hai mozzato il nostro legame, senza curarti delle conseguenze?”

      “Non mi hai dato scelta,” disse Kate. “Tu…”

      “Tu hai distrutto il cuore del mio potere,” disse Siobhan. “Così tanto, distrutto in un istante. Ho avuto a malapena la forza di tenermi a questo. Ma non mi manca la conoscenza, non mi mancano i modi per sopravvivere.”

      Fece un gesto, e la scena dietro alla bolla brillò. Ora Kate poteva riconoscere l’interno della casa di Haxa, intagliata su ogni superficie con rune e immagini. La strega della runa sedeva su una sedia e guardava la forma immobile di Kate. L’aveva ovviamente trascinata fuori dal luogo del rituale nel profondo delle caverne.

      “La mia fontana mi ha sostenuta,” disse Siobhan. “Ora ho bisogno di un vascello per fare lo stesso. E guarda caso ce n’è proprio uno vuoto.”

      “No!” gridò Kate, sbattendo ancora la mano contro la bolla.

      “Oh, non ti preoccupare,” disse Siobhan. “Non ci starò per molto. Quello che basta per uccidere tua sorella, credo.”

      Kate si sentì ghiacciare al pensiero. “Perché? Perché vuoi Sofia morta? Solo per farmi del male? Uccidi me piuttosto, ti prego.”

      Siobhan la scrutò valutandola. “Daresti davvero la vita per lei, vero? Uccideresti per lei. Moriresti per lei. Ma adesso niente di tutto questo è sufficiente.”

      “Ti prego, Siobhan, ti sto implorando!” gridò Kate.

      “Se non volevi questo, avresti dovuto fare come ti avevo chiesto,” disse Siobhan. “Con il tuo aiuto avrei potuto mettere le cose su un sentiero in cui la mia casa sarebbe stata al sicuro per sempre. Dove avrei avuto il potere. Ora quello me l’hai preso, e io ho bisogno di vivere.”

      Kate ancora non capiva come questo potesse essere collegato alla morte di Sofia.

      “Vivi nel mio corpo allora,” disse. “Ma non fare del male a Sofia. Non ne hai motivo.”

      “Ho tutti i motivi per farlo,” disse Siobhan. “Pensi che mascherarsi da sorella più giovane di una regina sia sufficiente? Pensi che morire in una singola vita umana sia sufficiente? Tua sorella è incinta. Di un bambino che governerà. Lo modellerò come qualcosa di non nato. La ucciderò e porterò via il bambino. Lo prenderò e lo crescerò. Diventerò tutto quello che devo essere.”

      “No,” disse Kate comprendendo il completo orrore di tutta la questione. “No.”

      Siobhan rise, e c’era crudeltà nella sua risata. “Uccideranno il tuo corpo quando ucciderò Sofia,” disse. “E tu resterai qui, tra i mondi. Spero che tu ti goda la tua libertà da me, apprendista.”

      Mormorò della parole e parve dissolversi. Ma l’immagine della casa di Haxa non svanì, e Kate si trovò a gridare mentre vedeva il proprio corpo fare un respiro.

      “Haxa, no, non sono io!” gridò, e poi tentò di inviare lo stesso messaggio con il suo potere. Non accadde nulla.

      Dall’altra parte di quell’agile separazione, però, accaddero un sacco di cose. Siobhan annaspò con i suoi polmoni, aprì i suoi occhi e si mise a sedere con il corpo di Kate.

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