Un Gioiello per I Regnanti . Морган Райс
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“Lo è,” confermò Vincente. “Non sono certo di chi l’abbia trovato, ma è presto diventato un posto per quelli come noi.”
“Quelli che hanno i poteri,” disse Emeline.
Vincente scrollò le spalle. “Questo è quello che dice Asha. Personalmente preferisco pensare che sia un posto per tutti gli espropriati. Siete entrambe le benvenute qui.”
“Semplicemente così?” chiese Cora.
Emeline immaginò che il suo sospetto avesse molto a che fare con le cose che avevano incontrato lungo la strada. Sembrava che quasi tutti quelli che avevano incontrato fossero stati determinati a derubarle, farle schiave o peggio. Doveva ammettere che avrebbe potuto condividere un sacco di quei pensieri, eccetto per il fatto che queste persone erano per molti aspetti come lei. Voleva essere capace di fidarsi di loro.
“I poteri della tua amica mettono in chiaro che sia una di noi, mentre tu… tu eri una delle vincolate?”
Cora annuì.
“So cosa vuol dire,” disse Vincente. “Sono cresciuto in un posto dove mi dicevano che dovevo pagare per la mia libertà. Lo stesso è successo ad Asha. Lei ha pagato con il sangue. Ecco perché è così attenta nel fidarsi degli altri.”
Emeline si trovò a pensare a Kate. Si chiese cosa ne fosse stato della sorella di Sofia. Era riuscita a trovare Sofia? Era anche lei diretta a Casapietra, o stava tentando di trovare la strada di Ishjemme per stare con lei? Non c’era modo di saperlo, ma Emeline poteva sperare.
Entrarono nel villaggio seguendo Vincente. A una prima occhiata poteva sembrare un normale villaggio, ma guardando meglio Emeline poté scorgere le differenze. Vide le rune e i segni d’incantesimo intagliati sulla pietra e sul legno degli edifici, poté percepire nello stesso spazio la pressione di dozzine di persone che possedevano il talento della magia.
“È così tranquillo qui,” disse Cora.
Poteva anche sembrare tranquillo e silenzioso per lei, ma per Emeline l’aria era pregna di chiacchiericcio mentre la gente comunicava da mente a mente. Sembrava essere normale come parlare a voce alta qui, forse ancora di più.
C’erano anche altre cose. Aveva già visto quello che poteva fare Tabor, il guaritore, ma c’erano persone che usavano altri talenti. Un ragazzo sembrava giocare un gioco delle tazze con la pallina senza neanche toccarle. Un uomo stava creando scintille di luce in dei vasetti di vetro, ma pareva che non usare alcun innesco o brace. C’era anche un fabbro che lavorava senza il fuoco, con il ferro che sembrava rispondere al suo tocco come una cosa viva.
“Abbiamo tutti i nostri doni,” disse Vincente. “Abbiamo raccolto conoscenza, in modo da poter aiutare quelli con i poteri ad esprimerli il più possibile.”
“La nostra amica Sofia ti sarebbe piaciuta,” disse Cora. “Sembrava avere un bel po’ di poteri.”
“Gli individui realmente potenti sono rari,” disse Vincente. “Quelli che sembrano più forti sono spesso i più limitati.”
“Eppure siete capaci di far levare la nebbia che si diffonde per miglia qua attorno,” sottolineò Emeline. Sapeva che questo richiedeva ben più di un potere limitato. Molti di più.
“Questo lo facciamo insieme,” disse Vincente. “Se resterai probabilmente contribuirai anche tu, Emeline.”
Indicò il cerchio nel cuore del villaggio, dove delle figure sedevano su delle poltrone di pietra. Emeline poteva sentire il crepitio del potere lì, anche se pareva che non stessero facendo altro che stare intenti a guardare. Mentre li guardava, uno di loro si alzò con l’aspetto esausto, e un altro paesano si portò a prendere il suo posto.
Emeline non ci aveva pensato. Il più potente di loro prendeva il loro potere incanalando energia da altri posti. Aveva sentito parlare di streghe che portavano via la vita alle persone, mentre Sofia sembrava guadagnare potere dalla terra stessa. Questo aveva anche senso, data la sua identità. Questo però… questo era un intero villaggio di persone che incanalavano il loro potere insieme per diventare più della somma delle parti. Quanto potere potevano generare in quel modo?
“Guarda, Cora,” disse indicando. “Stanno proteggendo l’intero villaggio.”
Cora lo fissò. “È… c’è qualcuno che può fare una cosa del genere?”
“Chiunque abbia una scintilla di potere,” disse Vincente. “Se qualcuno di normale si mettesse a farlo, non capiterebbe nulla, oppure…”
“Oppure?” chiese Emeline.
“La sua vita verrebbe risucchiata. Non è una cosa sicura provare.”
Emeline poté scorgere il disagio di Cora davanti a quell’affermazione, ma non parve durare. Era troppo impegnata a guardarsi attorno nel villaggio, come se stesse tentando di capire come tutto funzionasse.
“Venite,” disse Vincente. “C’è una casa vuota da questa parte.”
Fece strada fino a una casa dalle pareti di pietra che non era molto grande, ma sembrava comunque perfetta per loro due. La porta cigolò quando Vincente la aprì, ma Emeline immaginò che si potesse riparare. Se era stata capace di guidare una barca o un carro, poteva anche imparare ad aggiustare una porta.
“Cosa faremo qui?” chiese Cora.
Vincente sorrise. “Vivrete. Le nostre fattorie producono cibo a sufficienza, e lo condividiamo con tutti coloro che danno una mano nel lavoro nel villaggio. La gente contribuisce con qualsiasi abilità possa offrire come appoggio. Quelli che sanno lavorare il legno o il metallo lo fanno per costruire o vendere. Quelli che sanno combattere proteggono il villaggio o vanno a caccia. Troviamo un utilizzo per ogni talento.”
“Io ho passato la vita truccando le nobildonne per prepararle per le feste,” disse Cora.
Vincente scrollò le spalle. “Beh, sono certo che troverai qualcosa. E ci sono festeggiamenti anche qui. Troverai un modo per inserirti.”
“E se volessimo andarcene?” chiese Cora.
Emeline si guardò attorno. “Perché qualcuno dovrebbe avere l’intenzione di andarsene? Io non voglio, e tu?”
Allora fece una cosa impensabile e spiò nella mente dell’amica senza chiedere. Vi poté trovare dubbi, ma anche la speranza che quello fosse il posto giusto. Cora voleva essere in grado di restare. Solo non voleva sentirsi come un animale in gabbia. Non voleva trovarsi ancora in trappola. Emeline poteva capirla, ma lo stesso si rilassò. Cora sarebbe rimasta.
“No, non voglio andarmene,” disse Cora, “ma… ho bisogno di sapere che questo non è tutto uno scherzo, né una sorta di prigione. Ho bisogno di sapere che non mi trovo di nuovo vincolata in tutto e per tutto.”
“Non lo sei,” disse Vincente. “Speriamo che resterai, ma se decidi di andartene, ti chiediamo solo di mantenere il nostro segreto. Questi segreti proteggono Casapietra più della nebbia, più dei nostri guerrieri. Ora vi lascio a sistemarvi. Quando siete pronte venite alla casa rotonda nel cuore del villaggio. Flora conduce la sala delle vivande lì, e ci sarà del