Una Corona Per Gli Assassini . Морган Райс
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L’idea di unire la sua mente a così tante altre era preoccupante, ma se le avesse fornito una possibilità di persuaderli, Emeline non aveva intenzione di tirarsi indietro.
“Va bene,” disse. “Come facciamo?”
Semplicemente unisci la tua mente a quella degli altri,” le disse Vincente con il pensiero. Stanno aspettando.
Emeline spinse avanti il suo dono e subito poté sentire le menti di coloro che stavano attorno al cerchio ad aspettare. Ora erano aperte in modo diverso da prima. Emeline fece un respiro e si tuffò tra loro.
Era se stessa e non era se stessa, sia un singolo modo di pensiero e una più grande nube che fluttuava combinando tutto insieme. Con così tanti di loro in un posto solo, c’era lì più pensiero di quanto si sarebbe potuto contenere in una persona. Quel potere divenne più nitido ed Emeline sentì la mano di Vincente che lo guidava con quella che immaginò essere un’abilità generata dalla lunga pratica.
Concentratevi sul futuro, inviò. Cercate di vedere cosa succederà se…
Non andò oltre perché in quel momento una visione li colse tutti con la forza di una foresta incendiata.
C’era fuoco nella visione. Lampeggiava sopra i tetti di Ashton, consumando e distruggendo. Soldati con uniformi ocra marciavano attraverso le strade, uccidendo man mano che avanzavano. Emeline udì donne gridare da dentro le case, vide uomini uccisi mentre scappavano nelle strade. La visione parve fluttuare attraverso le strade, dando loro a malapena il tempo sufficiente di comprendere quel massacro mentre si dirigevano al palazzo.
Attorno a loro la distruzione di Ashton feriva Emeline. Il massacro era orribile, ma stranamente la perdita dei luoghi in cui era cresciuta era quasi altrettanto negativa. Vedere i barconi che bruciavano sul fiume le fece venire in mente quello con cui aveva tentato di scappare dalla città. Vedere la piazza del mercato piena di cadaveri invece di bancarelle le spezzò il cuore.
Raggiunsero il palazzo, e il Maestro dei Corvi li stava aspettando. Non ci si poteva sbagliare su chi fosse, con il suo vecchio cappotto lungo e con gli uccelli che gli volavano attorno. Anche in quell’immagine, vederlo fece rabbrividire Emeline, che non riuscì però a distogliere lo sguardo. Lo vide marciare attraverso il palazzo, uccidendo con tale facilità da sembrargli quasi privo di conseguenze.
L’immagine mutò, e lo vide in piedi su un balcone, un bambino in braccio. Istintivamente Emeline capì che si trattava della figlia di Sofia. C’era qualcosa di splendente in lei che le fece venire in mente i pensieri di Sofia, ed Emeline avrebbe voluto allungarsi a proteggere la piccola.
Ma non c’era nulla che lei potesse fare, eccetto guardare mentre il Maestro dei Corvi sollevava la bambina e la teneva alta sopra la propria testa. E i corvi scendevano per nutrirsi…
Emeline annaspò rientrando di scatto nel proprio corpo, il cuore che batteva a mille. Attorno al cerchio, vide l’altra gente che guardava verso l’alto, impressionata o scossa. Sapeva che avevano visto tutti le stesse cose che aveva visto lei. Ecco qual era stato il senso.
“Dobbiamo aiutarli,” disse Emeline non appena ebbe abbastanza fiato da farlo.
“Cosa?” chiese Cora. “Cosa sta succedendo?”
“Il Maestro dei Corvi ha intenzione di bruciare Ashton,” disse Emeline. “Intende uccidere la bambina di Sofia. Lo abbiamo visto in una visione.”
All’istante l’espressione di Cora mutò. “Allora dobbiamo fermarli.” Emeline la vide guardarsi attorno nel cerchio. “Dobbiamo fermarlo.”
“Volete che altra della nostra gente muoia per voi?” chiese Asha dalla parte opposta del cerchio. “Non ne sono morti abbastanza solo per dare il trono alla tua amica?”
“Ho sentito parlare di quest’uomo,” disse Vincente. “Andargli contro sarebbe pericoloso. È troppo da chiedere.”
“Troppo chiedere di aiutare a salvare un bambino?” chiese Emeline, sentendo la sua voce crescere.
“Non un nostro bambino,” disse Asha.
Attorno a loro il cerchio mormorava di pensieri. La cosa non fece che scocciare ulteriormente Emeline, perché le ricordava quanto potere ci fosse a Casapietra.
“Non è vostro?” ribatté. “Sarà l’erede al trono. Se volete che questo sia il vostro regno piuttosto che un posto da cui nascondervi, quella bimba è una vostra responsabilità come chiunque altro.”
Vincente scosse la testa. “Cosa vorresti che facessimo? Non possiamo combattere tutto il Nuovo Esercito ad Ashton.”
“Allora portiamo la bambina qui,” rispose Emeline. “Portiamo tutti qui. Ashton potrà anche cadere, ma questo è un posto sicuro. È stato progettato per essere sicuro. Hai detto tu stesso che ci sono delle nuove difese.”
“Difese per noi,” rispose Asha. “Mura di potere che richiedono grande sforzo per essere mantenute. Dovremmo proteggere una città piena di persone che non la valgono? Che ci hanno sempre odiati?”
A quel punto fu Cora a parlare. “Quando sono venuta qui, mi avevano detto che Casapietra era un posto di salvezza per chiunque ne avesse bisogno, non solo per coloro che hanno la magia. Era una bugia?”
Le sue parole trovarono risposta nel silenzio, ed Emeline capì la risposta ancora prima che Vincente parlasse.
“Ci avete costretti a una battaglia,” disse. “Non ne sceglieremo appositamente un’altra. Lasceremo passare questa cosa, e risorgeremo dalle ceneri. Non possiamo aiutarvi.”
“Non volete farlo,” lo corresse Emeline. “E se non lo farete voi, allora lo farò io stessa.”
“Lo faremo insieme,” disse Cora.
Emeline annuì. “Se non ci aiuterete, allora andremo ad Ashton. Faremo in modo di mettere al sicuro la figlia di Sofia.”
“Morirete,” disse Asha. “Pensate di poter andare contro un esercito?”
Emeline scrollò le spalle. “Pensi che mi interessi?”
“È una follia,” disse Asha. “Dovremmo impedirvi di andare per la vostra stessa sicurezza.”
Emeline socchiuse gli occhi. “Pensi di poterlo fare?”
Senza aspettare una risposta, si alzò e lasciò il cerchio. Non aveva senso continuare a discutere, e ogni secondo che aspettavano era un altro momento in cui la bambina di Sofia si trovava in pericolo.
Dovevano andare ad Ashton.
CAPITOLO QUATTRO
Sofia non era riuscita a convincere nessuno a non fare una sontuosa festa di matrimonio, anche se sembrava il genere di cose che i nobili davanti a lei avrebbero potuto scansare. Guardandosi attorno sul prato del palazzo, però, era riconoscente di non essere stata in grado di annullarlo. Vedere così tanta gente presente e sentire la loro gioia la faceva vibrare di felicità.
“Ci sono un sacco di persone che vogliono congratularsi con noi,” disse Sebastian stringendola a sé.