Il fu Mattia Pascal. Луиджи Пиранделло
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Per giunta, la signora Guendalina, poco dopo il matrimonio, si ammalò d’un male di cui non potè più guarire, giacchè, per guarirne, avrebbe dovuto fare un sacrifizio superiore alle sue forze: privarsi nientemeno di certi pasticcini coi tartufi, che le piacevano tanto, e di simili altre golerìe, e anche, anzi soprattutto, del vino. Non che ne bevesse molto: sfido! nasceva bene: ma non avrebbe dovuto berne neppure un dito, ecco.
Io e Berto, giovinetti, eravamo qualche volta invitati a pranzo dal Malagna. Era uno spasso sentirgli fare, coi dovuti riguardi, una predica alla moglie su la continenza, mentre lui mangiava, divorava con tanta voluttà i cibi più succulenti:
– Non ammetto, ― diceva, ― che per il momentaneo piacere che prova la gola al passaggio d’un boccone, per esempio, come questo ― (e giù il boccone) ― si debba poi star male un’intera giornata. Che sugo c’è? Io son certo che me ne sentirei, dopo, profondamente avvilito. Rosina! ― (chiamava la serva) ― Dammene ancora un po’. Buona, questa salsa majonese!
– Majalese! ― scattava allora la moglie inviperita. ― Basta così! Guarda, il Signore dovrebbe farti provare che cosa vuol dire star male di stomaco. Impareresti ad aver considerazione per tua moglie.
– Come, Guendalina! Non ne ho? ― esclamava Malagna, mentre si versava un po’ di vino.
La moglie, per tutta risposta, si levava da sedere, gli toglieva dalle mani il bicchiere e andava a buttare il vino dalla finestra.
– E perchè? ― gemeva quello, restando.
E la moglie:
– Perchè per me è veleno! Me ne vedi versare un dito nel bicchiere? Toglimelo, e va’ a buttarlo dalla finestra, come ho fatto io, capisci?
Malagna guardava, mortificato, sorridente, un po’ Berto, un po’ me, un po’ la finestra, un po’ il bicchiere; poi diceva:
– Oh Dio, e che sei forse una bambina? Io, con la violenza? Ma no, cara: tu, da te, con la ragione, dovresti importelo il freno… .
– E come? ― gridava la moglie. ― Con la tentazione sotto gli occhi? vedendo te che ne bevi tanto e te l’assapori e te lo guardi controlume, per farmi dispetto? Va’ là, ti dico! Se fossi un altro marito, per non farmi soffrire… .
Ebbene, Malagna arrivò fino a questo: non bevve più vino, per dare esempio di continenza alla moglie, e per non farla soffrire.
Poi ― rubava… . Eh sfido! Qualche cosa bisognava pur che facesse.
Se non che, poco dopo, venne a sapere che la signora Guendalina se lo beveva di nascosto, lei, il vino. Come se, per non farle male, potesse bastare che il marito non se ne accorgesse. E allora anche lui, Malagna, riprese a bere, ma fuor di casa, per non mortificare la moglie.
Seguitò tuttavia a rubare, è vero. Ma io so ch’egli desiderava con tutto il cuore dalla moglie un certo compenso alle afflizioni senza fine che gli procurava; desiderava cioè che ella un bel giorno si fosse risoluta a mettergli al mondo un figliuolo. Ecco! Il furto allora avrebbe avuto uno scopo, una scusa. Che non si fa per il bene dei figliuoli?
La moglie però deperiva di giorno in giorno, e Malagna non osava neppure di esprimerle questo suo ardentissimo desiderio. Forse ella era anche sterile, di natura. Bisognava aver tanti riguardi per quel suo male. Che se poi fosse morta di parto, Dio liberi?… E poi c’era anche il rischio che non portasse a compimento il figliuolo.
Così si rassegnava.
Era sincero? Non lo dimostrò abbastanza alla morte della signora Guendalina. La pianse, oh la pianse molto, e sempre la ricordò con una devozione così rispettosa che, al posto di lei, non volle più mettere un’altra signora ― che! che! ― e lo avrebbe potuto bene, ricco come già s’era fatto; ma prese la figlia d’un fattore di campagna, sana, florida, robusta e allegra; e così unicamente perchè non potesse esser dubbio che ne avrebbe avuto la prole desiderata. Se si affrettò un po’ troppo, via… . bisogna pur considerare che non era più un giovanotto e tempo da perdere non ne aveva.
*
Oliva, figlia di Pietro Salvoni, nostro fattore a Due Riviere, io la conoscevo bene, da ragazza.
Per cagion sua, quante speranze non feci concepire alla mamma: ch’io stèssi cioè per metter senno e prender gusto alla campagna. Non capiva più nei panni, dalla consolazione, poveretta! Ma un giorno la terribile zia Scolastica le aprì gli occhi:
– E non vedi, sciocca, che va sempre a Due Riviere?
– Sì, per il raccolto delle olive.
– D’un’oliva, d’un’oliva, d’un’oliva sola, bietolona!
La mamma allora mi fece una ramanzina coi fiocchi: che mi guardassi bene dal commettere il peccato mortale d’indurre in tentazione e di perdere per sempre una povera ragazza, ecc., ecc.
Ma non c’era pericolo. Oliva era onesta, di un’onestà incrollabile, perchè radicata nella coscienza del male che si sarebbe fatto, cedendo. Questa coscienza appunto le toglieva tutte quelle insulse timidezze de’ finti pudori, e la rendeva ardita e sciolta.
Come rideva! Due ciriege, le labbra. E che denti!
Ma, da quelle labbra, neppure un bacio; dai denti, sì, qualche morso, per castigo, quand’io la afferravo per le braccia e non volevo lasciarla se prima non le allungavo un bacio almeno su i capelli.
Nient’altro.
Ora, così bella, così giovane e fresca, moglie di Batta Malagna… . Mah! chi ha il coraggio di voltar le spalle a certe fortune? Eppure Oliva sapeva bene come il Malagna fosse diventato ricco! Me ne diceva tanto male, un giorno; poi, per questa ricchezza appunto, lo sposò.
Passa intanto un anno dalle nozze; ne passano due; e niente figliuoli.
Malagna, entrato da tanto tempo nella convinzione che non ne aveva avuti dalla prima moglie solo per la sterilità o per la infermità continua di questa, non concepiva ora neppur lontanamente il sospetto che potesse dipender da lui. E cominciò a mostrare il broncio a Oliva.
– Niente?
– Niente.
Aspettò ancora un anno, il terzo: invano. Allora prese a rimbrottarla apertamente; e in fine, dopo un altro anno, ormai disperando per sempre, al colmo dell’esasperazione, si mise a malmenarla senza alcun ritegno, gridandole in faccia che con quella apparente floridezza ella lo aveva ingannato, ingannato, ingannato; che soltanto per aver da lei un figliuolo egli l’aveva innalzata fino a quel posto, già tenuto da una signora, da una vera signora, alla cui memoria, se non fosse stato per questo, non avrebbe fatto mai un tal torto.
La povera Oliva non rispondeva, non sapeva che dire; veniva spesso a casa nostra per sfogarsi con mia madre, che la confortava con buone parole a sperare ancora, poichè infine era giovine, tanto giovine:
– Vent’anni?
– Ventidue… .
E dunque, via! S’era dato più d’un caso d’aver figliuoli anche dopo dieci, anche dopo quindici anni dal giorno delle nozze. Quindici?