Il Killer Pagliaccio. Блейк Пирс
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Stanno strisciando sotto di essa!
Prese a respirare a fatica e più in fretta, e i polmoni bruciavano, come se avesse corso a lungo. Il cuore le batteva ancora più dolorosamente.
La testa stava per esploderle con un misto di emozioni violente: rabbia, paura, disgusto, panico e profonda perplessità.
L’uomo aveva iniettato migliaia, forse milioni di insetti nel suo sangue?
Era anche solo possibile?
Con una voce colma di rabbia ed autocommiserazione, chiese …
“Perché mi odi?”
L’uomo sogghignò forte stavolta.
Replicò: “Tutti ti odiano.”
Janet stava ormai avendo problemi di vista; non le si stava offuscando ma la scena di fronte a lei sembrava contrarsi, rimbalzare e saltare. Le sembrò di sentire i suoi bulbi oculari roteare nelle orbite.
Perciò, quando vide il volto di un altro pagliaccio, pensò di vederci doppio.
Ma in pochi istanti notò …
Questo volto è diverso.
Era dipinto con gli stessi colori, ma aveva forme alquanto differenti.
Non è lui.
Sotto il trucco c’erano dei tratti familiari.
Poi, comprese …
Io. Sono io.
L’uomo stava tenendo uno specchio contro la sua faccia. La faccia orribilmente vistosa che vedeva era la sua.
Vedere quel volto contorto, triste eppure beffardo la riempì di una ripugnanza che non aveva mai conosciuto prima.
Ha ragione, pensò.
Tutti mi odiano.
Ed io sono la mia peggiore nemica.
Come per condividere il suo disgusto, le creature sotto la sua pelle si muovevano velocemente come scarafaggi esposti alla luce del sole, ma senza un posto in cui correre e nascondersi.
L’uomo mise via lo specchio e cominciò a passarle di nuovo la punta del coltello sul viso.
Disse di nuovo …
“Ti dimenticheranno.”
Quando il coltello passò sulla gola, lei comprese …
Se mi taglia, gli insetti possono scappare.
Naturalmente, la lama avrebbe anche ucciso lei. Ma questo le sembrava un piccolo prezzo da pagare, per liberarsi dagli insetti e da quel terrore.
Sibilò…
“Fallo. Fallo ora.”
Improvvisamente, l’aria si colmò di una brutta e distorta risata, come se mille pagliacci stessero godendo della sua disperazione.
La risata le fece battere il cuore ancora più dolorosamente e più forte. Janet sapeva che non avrebbe resistito ancora molto.
E non voleva che lo facesse.
Voleva che si fermasse al più presto possibile.
Si ritrovò a contare i battiti …
Uno, due … tre, quattro, cinque … sei …
Ma i battiti divennero più rapidi e meno regolari al contempo.
Per un momento si domandò che cosa sarebbe esploso per primo, il cuore o il cervello?
Infine, avvertì l’ultimo battito del suo cuore, e il mondo si dissolse.
CAPITOLO UNO
Riley rise, quando Ryan le agguantò la scatola di libri che aveva in mano.
Protestò: “Fammi portare qualcosa, OK?”
“Pesa troppo” Ryan rispose, mettendo la scatola sullo scaffale vuoto. “Non dovresti sollevarla.”
“Dai, Ryan. Sono incinta, non malata.”
Ryan mise la scatola di fronte alla libreria e si pulì le mani.
“Puoi portare fuori i libri e metterli sullo scaffale” le suggerì.
Riley rise di nuovo, aggiungendo: “Vuoi dire che mi stai dando il permesso di aiutare a traslocare nel nostro appartamento?”
Ryan ora sembrava imbarazzato.
“Non è quello che volevo dire” replicò. “E’ solo che, beh, mi preoccupo.”
“E continuo a ripetertelo, non c’è nulla di cui preoccuparsi” lo rassicurò Riley. “Sono incinta solo da sei settimane, e mi sento benissimo.”
Non voleva far cenno ad alcuni sporadici episodi di nausea mattutina. Finora, non erano stati molto gravi.
Ryan scosse la testa. “Prova solo a non affaticarti, OK?”
“Non lo farò” Riley disse. “Lo prometto.”
Ryan annuì e tornò alla pila di scatole che dovevano ancora essere svuotate.
Riley aprì lo scatolone di fronte a lei e cominciò a riporre i libri sugli scaffali. Era davvero felice di starsene semplicemente seduta a svolgere un compito semplice. Si rese conto che la sua mente aveva più bisogno di riposo rispetto al corpo.
Gli ultimi giorni erano stati faticosi.
Per l’esattezza le ultime due settimane.
Il giorno della sua laurea in psicologia alla Lanton University aveva segnato un folle cambiamento. Proprio dopo la cerimonia, un agente dell’FBI l’aveva reclutata per il Programma Estivo di Tirocinio, della durata di dieci settimane. Subito dopo, Ryan le aveva chiesto di trasferirsi da lui, quando aveva cominciato il suo nuovo lavoro.
La cosa fantastica era che il suo tirocinio e il nuovo lavoro di Ryan erano a Washington, DC. Perciò, non aveva dovuto fare una scelta.
Almeno, non è andato fuori di testa, quando gli ho detto che ero già incinta, pensò.
In realtà, era sembrato felice quando lo aveva saputo. Si era dimostrato un po’ più nervoso all’idea di un bambino nei giorni fino alla laurea, ma, dopo tutto, Riley stessa era stata molto agitata per la questione.
Quel pensiero sconvolgeva la sua mente. Stavano appena iniziando la loro vita insieme, e presto avrebbero condiviso la più grande responsabilità che Riley potesse immaginare: crescere loro figlio.
Dovremmo prepararci, Riley pensò.