Assassinio in villa. Фиона Грейс
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Читать онлайн книгу Assassinio in villa - Фиона Грейс страница 6
Questo fino a che la casa non apparve sul cocuzzolo della collina. Un edificio di pietra si stagliava contro il rosa ormai quasi del tutto sfumato del cielo. Lacey sussultò sonoramente.
“È quella?” disse senza fiato.
“È lei,” rispose Ivan.
Una forza che le arrivava dal nulla improvvisamente le diede uno slancio di energia, e Lacey percorse di gran carriera l’ultimo tratto di salita. Ogni passo che la portava più vicina a quell’attraente edificio le rivelava una caratteristica meravigliosa dopo l’altra: l’affascinante facciata di pietra, il tetto in ardesia, la pianta di rosa rampicante avvolta attorno alle colonne della veranda, l’antica e spessa porta ad arco che sembrava uscita da una fiaba. E a fare da contorno al tutto, c’era l’oceano luccicante e sconfinato.
Lacey era con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta quando si fermò davanti all’edificio. Un segnale in legno a bordo strada diceva: Crag Cottage.
Ivan la raggiunse, una lunga catenella portachiavi che gli tintinnava in mano mentre cercava quella giusta nel mazzo. Lacey si sentiva come una bambina davanti al furgoncino dei gelati, molleggiando sulle dita dei piedi, in impaziente attesa che l’erogatore della crema soft facesse il suo dovere.
“Non nutrire troppo le tue speranze,” le disse Ivan per l’ennesima volta, trovando finalmente la chiave – una grossa e di bronzo rugginoso, che sembrava poter aprire il castello di Raperonzolo – e girandola nella serratura per poi aprire finalmente la porta.
Lacey entrò allegramente nel cottage e fu colpita dall’improvvisa e potente sensazione di trovarsi a casa.
Il corridoio era a dir poco rustico, con assi di legno non trattato e carta da parati appariscente ma sbiadita. Al centro della scala che aveva alla sua destra c’era un lussuoso tappeto rosso con i bordi dorati, come se il precedente proprietario avesse pensato che quella fosse una casa maestosa e non un piccolo cottage. A sinistra c’era una porta di legno aperta che sembrava invitarla ad entrare.
“Come dicevo, è un po’ trasandata,” disse Ivan, mentre Lacey entrava in punta di piedi nella stanza.
Si trovò in un salotto. Tre pareti erano ricoperte di carta da parati, anch’essa sbiadita, a strisce verde menta e bianche, mentre la quarta aveva le pietre di costruzione a vista. Una grande finestra a sbalzo si affacciava sull’oceano, con una poltrona fatta apposta posizionata subito sotto. Un intero angolo era occupato da una stufa a legna con una lunga canna fumaria nera, un secchio argentato accanto, pieno di pezzi di legno. Una grande libreria, anch’essa in legno, copriva quasi interamente una delle pareti. Il set abbinato di divano, poltrona e poggiapiedi sembrava risalire agli anni Quaranta. Tutto aveva bisogno di una buona spolverata, ma per Lacey questo rendeva il posto ancora più perfetto.
Fece una mezza piroetta sul posto rivolgendosi a Ivan, che sembrava apprensivo mentre aspettava un suo commento.
“È adorabile,” gli disse.
L’espressione di Ivan si fece sorpresa (con un accenno di orgogliò, da quello che Lacey poté notare).
“Oh,” esclamò. “Che sollievo!”
Lacey non era capace di contenersi. Piena di entusiasmo, fece il giro del salotto, osservandone tutti i dettagli. Sull’adorno scaffale intagliato c’erano un paio di libri gialli, le pagine raggrinzite per l’età. Un salvadanaio in porcellana a forma di pecora e un orologio non più funzionante erano posati sulla seconda mensola in basso, e sulla base c’era una collezione di delicate teiere in ceramica. Era come l’avverarsi del sogno di un amante dell’antiquariato.
“Posso vedere il resto?” chiese Lacey, sentendosi il cuore gonfio di emozione.
“Come fossi a casa tua,” rispose Ivan. “Io scendo in cantina a sistemare riscaldamento e acqua.”
Percorsero il piccolo corridoio scuro. Ivan scomparve oltre la porta sotto alla scala, mentre Lacey continuò in cucina, il cuore che le batteva per la nervosa anticipazione.
Quando ebbe varcato la soglia della stanza, sussultò sonoramente.
La cucina sembrava venire da un museo dell’epoca vittoriana. C’era una cucina economica nera originale, pentole di rame che pendevano da ganci avvitati al soffitto e un grosso piano da macellaio al centro. Dalle finestre Lacey poté scorgere un ampio prato. Dall’altra parte dell’elegante porta finestra c’era un patio, che era stato arredato con un traballante set di tavolo e sedie. Lacey già si poteva vedere mentre sedeva là fuori, mangiando brioche fresche di pasticceria e bevendo caffè biologico peruviano comprato al negozio equo solidale.
Improvvisamente un forte colpo la risvegliò bruscamente dal suo sogno a occhi aperti. Veniva da un qualche punto sotto ai suoi piedi: aveva sentito addirittura vibrare le assi del pavimento.
“Ivan?” provò a chiamare, tornando in corridoio. “Va tutto bene?”
La voce dell’uomo le arrivò dalla porta aperta della cantina. “Sono solo i tubi. Penso non vengano usati da anni. Ci vorrà un poco perché si sistemino.”
Un altro forte colpo la fece saltare sul posto. Ma conoscendo ora l’innocua causa, questa volta reagì ridendo.
Ivan riemerse dalla scala della cantina.
“Tutto sistemato. Spero davvero che i tubi non ci mettano troppo ad assestarsi,” le disse in maniera nervosa.
Lacey scosse la testa. “È un elemento in più che si aggiunge al fascino del quadro complessivo.”
“Quindi puoi stare qui quanto ti pare,” aggiunse. “Terrò le orecchie aperte e ti faccio sapere non appena si libera qualcosa negli alberghi.”
“Non ti preoccupare,” gli rispose lei. “Questo è proprio quello che non mi ero resa conto di cercare.”
Ivan le lanciò uno dei suoi sorrisi timidi. “Allora dieci a notte possono andare?”
Lacey inarcò le sopracciglia. “Dieci? Vale a dire dodici dollari o giù di lì?”
“Troppo?” rispose Ivan con le guance che avvampavano di rosso. “Magari cinque?”
“Non troppo! Troppo poco!” esclamò Lacey, rendendosi conto di essersi messa a negoziare per alzare il prezzo piuttosto che abbassarlo. Ma il ridicolo sottoprezzo che le stava offrendo rasentava il furto, e lei non aveva intenzione di approfittare di quest’uomo tenero e imbranato che l’aveva salvata in un momento di estremo bisogno. “È una casa con due camere. Adatta a una famiglia. Una volta spolverata e ripulita, potresti facilmente ricavarci centinaia di dollari a notte!”
Ivan sembrava non sapere dove guardare. Chiaramente parlare di soldi lo metteva a disagio. Ulteriore prova del fatto che, secondo Lacey, non era adatto alla vita di un uomo d’affari. Sperava davvero che nessuno dei suoi clienti si approfittasse di lui.
“Beh, allora cosa ne dici di quindici a notte?” suggerì Ivan. “E ti mando qualcuno per la spolverata e ripulita.”
“Venti,” rispose Lacey. “E posso spolverare e pulire da sola.” Fece un sorrisino e gli tese la mano. “Ora dammi la chiave. Non accetto un no come risposta.”
Il rosso sulle guance di Ivan si allargò alle orecchie e giù lungo