Il Volto della Morte. Блейк Пирс
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Non che avesse potuto fare molto senza essere accusata di essere la figlia del diavolo.
“Zoe,” avrebbe detto sua madre, scuotendo un dito e storcendo le labbra. “Smettila immediatamente con questa logica demoniaca. Il diavolo è dentro di te, bambina. Devi espellerlo subito.”
La logica demoniaca, evidentemente, era la matematica, soprattutto in relazione a una bambina di sei anni.
Sua madre le aveva fatto notare numerose volte quanto fosse diversa dagli altri. Quando non socializzava con i bambini della sua età all’asilo o a scuola. Quando non prendeva parte a nessun club doposcuola, fatta eccezione per le ulteriori sessioni di studio della matematica e delle scienze, e anche allora non entrava a far parte di gruppi né faceva amicizia. Quando aveva capito le proporzioni in cucina dopo aver visto cucinare sua madre una sola volta.
Zoe aveva imparato piuttosto velocemente a reprimere il suo istinto naturale per i numeri. Quando conosceva la risposta alle domande poste dalle persone senza neanche doversi impegnare, restava in silenzio. Quando scopriva quale bambino della sua classe avesse rubato e nascosto le chiavi della maestra, e dove le avesse nascoste, il tutto attraverso la distanza e gli indizi lasciati alle spalle, non diceva una parola.
In un certo senso, non era cambiato molto da quando quella spaventata bambina di sei anni, disposta a tutto pur di compiacere sua madre, aveva smesso di dire ogni piccola stranezza le venisse in mente e iniziato a fingere di essere normale.
Zoe scosse la testa, riportando la sua attenzione al momento presente. Tutto questo accadeva più di venticinque anni fa. Era inutile rimuginarci sopra, adesso.
Rivolse lo sguardo fuori dalla finestra verso la skyline di Bethesda, guardando come faceva sempre nella precisa direzione di Washington, DC. Aveva colto la direzione giusta in cui guardare il giorno in cui aveva firmato il contratto, notando diversi monumenti locali che si allineavano per mostrarle una direzione cardinale. Non c’era nulla di politico o di patriottico; le piaceva semplicemente il modo in cui combaciassero, creando quella linea perfetta sulla mappa.
Fuori era buio, e anche le luci degli altri edifici intorno al suo si stavano spegnendo, una dopo l’altra. Era tardi, abbastanza per concludere quello che aveva da fare e andare a letto.
Zoe accese il suo portatile e digitò rapidamente la password, aprendo la sua casella e-mail per controllare eventuali aggiornamenti. L’ultimo compito della sua giornata. C’erano alcune cose che poteva cancellare immediatamente: pubblicità, principalmente messaggi di vendite riguardanti marchi di prodotti che non aveva mai acquistato e truffe riguardanti presunti principi Nigeriani.
Dopo aver svuotato il cestino, rimase qualche altra e-mail da leggere e poi eliminare, missive che non necessitavano di risposta. Aggiornamenti dai social network, che raramente visitava, e newsletter dai siti web che seguiva.
Una era un po’ più interessante. Un avviso dal suo profilo di incontri online. Un messaggio breve ma carino: un certo tizio che le chiedeva un appuntamento. Zoe cliccò sulla sua pagina e ne esaminò le immagini, valutandole. Stimò rapidamente la sua vera altezza e fu piacevolmente sopresa di scoprire una corrispondenza con quanto l’uomo avesse scritto nei propri dettagli. Forse qualcuno abbastanza onesto riguardo se stesso.
La mail successiva era ancora più interessante, eppure Zoe provò l’istinto di rinviarne la lettura. Veniva dalla sua mentore ed ex docente, la Dott.ssa Francesca Applewhite. Riusciva a prevedere ciò che la dottoressa stava per chiederle ancora prima di leggere il testo, e non le sarebbe piaciuto.
Zoe sospirò e l’aprì comunque, rassegnata alla necessità di togliersi il pensiero. La Dott.ssa Applewhite era brillante, il tipo di matematico che aveva sempre sognato di diventare prima di rendersi conto che avrebbe potuto impiegare il suo talento come agente. Francesca era anche la sola persona a conoscere la verità su come funzionasse la sua mente: la sinestesia che trasformava gli indizi in numeri visivi e in fatti nella sua testa. La sola persona che le piaceva e di cui si fidava abbastanza per parlarne.
In realtà, la Dott.ssa Applewhite era stata l’unica a indirizzarla verso l’FBI, all’inizio. Era in debito con lei. Ma non era questo il motivo per il quale era riluttante a leggere il suo messaggio.
Salve Zoe, c’era scritto nella e-mail. Volevo soltanto chiederti se avessi contattato la terapista che ti ho suggerito. Sei riuscita a programmare un incontro? Fammi sapere se hai bisogno d’aiuto.
Zoe sospirò. Non aveva contattato la terapista e non era sicura di volerlo fare davvero. Chiuse l’e-mail senza rispondere, relegando il problema al giorno successivo.
Eulero saltò sul suo portatile, ovviamente soddisfatto dopo la cena, e iniziò a fare le fusa. Zoe lo accarezzò nuovamente, guardando lo schermo e riflettendo su cosa fare.
Pitagora emise un miagolio di indignazione per il fatto di essere trascurato, e Zoe lo guardò con un sorriso affettuoso. Non si trattava proprio di un segnale, ma fu sufficiente a indurla a darsi una mossa. Tornò al messaggio precedente, quello del sito di incontri, e digitò una risposta prima che potesse cambiare idea.
Sarei felice di incontrarti. Quando va bene per te? Z.
***
“Dopo di te,” disse lui, sorridendo e indicando il paniere.
Zoe sorrise di rimando e prese un pezzo di pane, la sua mente calcolò automaticamente la larghezza e lo spessore di ogni fetta per prendere quella di dimensione intermedia. Non voleva apparire troppo ingorda.
“Allora, di cosa ti occupi, John?”domandò Zoe. Era piuttosto semplice iniziare la conversazione in questo modo e lei aveva avuto abbastanza appuntamenti per sapere quale fosse la prassi. Inoltre, era sempre un’ottima idea assicurarsi che lui avesse un buon reddito.
“Sono un avvocato,” rispose John, prendendo la sua porzione di pane. Il pezzo più grande. Qualcosa come trecento calorie. Si sarebbe quasi saziato prima dell’arrivo della portata principale. “Mi occupo principalmente di controversie sulla proprietà, quindi non c’è molta sovrapposizione fra il tuo lavoro e il mio.”
Zoe ricordò la retribuzione media per un avvocato che si occupa di proprietà nella loro zona e annuì senza dire nulla, mentre i calcoli iniziarono a lampeggiare nella sua mente. Insieme avrebbero guadagnato abbastanza per un mutuo su una proprietà con tre camere da letto, e questo tanto per cominciare. Una camera per i bambini. Abbastanza opportunità di carriera per rimodernarla in futuro.
Anche il suo viso era quasi simmetrico. Buffo quanto spesso fosse capitato ultimamente. C’era soltanto una piega, un certo modo che aveva di sorridere che gli sollevava la guancia destra, mentre quella sinistra restava più o meno nella stessa posizione. Un sorriso asimmetrico. C’era qualcosa di affascinante in questo, forse per via dell’asimmetria. Contò il numero esatto di denti bianchi e perfettamente dritti che facevano capolino tra le sue labbra.
“Allora, cosa mi dici della tua famiglia? Qualche fratello o sorella?”chiese John con un tono un po’ esitante.
Zoe si rese conto che avrebbe dovuto fare almeno qualche tipo di commento sul suo lavoro, e si ridestò. “Soltanto io,”disse. “Sono stata cresciuta da mia madre. Abbiamo chiuso i rapporti.”
John inarcò un sopracciglio per una frazione di secondo, prima di fare un cenno. “Oh, è