Eleven Short Stories. Luigi Pirandello
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compitissimo ora, gli fece un lieve inchino col capo e un sorriso, come per invitarlo a servirsi. Fortunatamente zia Marta venne a trarlo d’impaccio.
—Qua qua, Micuccio, ti servo io.
Se la sarebbe baciata dalla gratitudine! Avuta la porzione, appena il cameriere si fu allontanato, si segnò anche lui in fretta.
—Bravo figliuolo!—gli disse zia Marta.
Ed egli si sentì beato, a posto, e si mise a mangiare come non aveva mangiato mai in vita sua, senza più pensare alle sue mani, né al cameriere.
Tuttavia, ogni qual volta questi, entrando o uscendo dalla salla, schiudeva la bussola a vetri e veniva di là come un’ondata di parole confuse o qualche scoppio di risa, egli si voltava turbato e poi guardava gli occhi dolenti e affettuosi della vecchina, quasi per leggervi una spiegazione. Ma vi leggeva invece la preghiera di non chieder nulla per il momento, di rimettere a più tardi le spiegazioni. E tutt’e due di nuovo si sorridevano e si rimettevano a mangiare e a parlare del paese lontano, d’amici e conoscenti, di cui zia Marta gli domandava notizie senza fine.
—Non bevi?
Micuccio stese la mano per prender la bottiglia; ma, in quella, la bussola della sala si riaprì; un fruscio di seta, tra passi frettolosi: uno sbarbaglio, quasi la cameretta si fosse d’un tratto violentemente illuminata, per accecarlo.
—Teresina …
E la voce gli morì su le labbra, dallo stupore. Ah, che regina!
Col le fiamme al volto, gli occhi sgranati, la bocca aperta, egli restò a contemplarla, istupidito. Come mai ella … così! Nudo il seno, nude le spalle, le braccia nude … tutta fulgente di gemme e di stoffe … Non la vedeva, non la vedeva più come una persona viva e reale innanzi a sé … Che gli diceva ella? … Non la voce, né gli occhi, né il riso: nulla, nulla più riconosceva di lei, in quell’apparizione di sogno.
—Come va? Stai bene ora, Micuccio? Bravo, bravo … Sei stato malato, se non m’inganno … Ci rivedremo tra poco. Tanto, qui hai con te la mamma … Siamo intesi …
E Teresina scappò via di nuovo in sala, tutta frusciante.
steal a glance at the servant, who, now the height of good manners, nodded slightly to him and smiled, as if inviting him to serve himself. Fortunately Aunt Marta helped him out of his predicament.
“Here, here, Micuccio, I’ll serve you.”
He could have kissed her out of gratitude! Once he received his helping, as soon as the servant had withdrawn, he too crossed himself hurriedly.
“Good boy!” Aunt Marta said to him.
And he felt carefree, contented, and started eating as he had never eaten in his life, no longer thinking about his hands or the servant.
Nevertheless, each and every time the latter, entering or leaving the salon, opened the glass double door, and a sort of wave of mingled words or some burst of laughter came from that direction, he turned around uneasily and then looked at the old lady’s sorrowful, loving eyes, as if to read an explanation there. But what he read there instead was an urgent request to ask no more for the moment, to put off explanations till a later time. And again they both smiled at each other and resumed eating and talking about their far-off hometown, friends and acquaintances, concerning whom Aunt Marta asked him for news endlessly.
“Aren’t you drinking?”
Micuccio put out his hand to take the bottle; but, just at that moment, the double door to the ballroom opened again; a rustle of silk, amid hurried steps: a flash, as if the little room had all at once been violently illuminated, in order to blind him.
“Teresina …”
And his voice died away on his lips, out of amazement. Ah, what a queen!
With face flushed, eyes bulging and mouth open, he stopped to gaze at her, dumbfounded. How could she ever … like that! Her bosom bare, her shoulders bare, her arms bare … all ablaze with jewels and rich fabrics … He didn’t see her, he no longer saw her as a living, real person in front of him … What was she saying to him? … Not her voice, nor her eyes, nor her laugh: nothing, nothing of hers did he recognize any more in that dream apparition.
“How are things? Are you getting along all right now, Micuccio? Good, good … You were sick if I’m not mistaken … We’ll get together again in a little while. In the meantime, you have Mother with you here … Is that a deal? …”
And Teresina ran off again into the salon, all a-rustle.
—Non mangi più?—domandò poco dopo zia Marta, timorosa, per rompere l’attonimento muto di Micuccio.
Questi la guardò sbalordito.
—Mangia,—insistette la vecchina, indicandogli il piatto.
Micuccio si portò due dita al colletto affumicato e spiegazzato e se lo stirò, provandosi a trarre un lungo respiro.
—Mangiare?
E agitò più volte le dita presso il mento, come se salutasse, per significare: non mi va più, non posso. Stette ancora un pezzo silenzioso, avvilito, assorto nella visione testè avuta, poi mormorò:
—Come s’è fatta …
E vide che zia Marta scoteva amaramente il capo e che aveva sospeso di mangiare anche lei, come se aspettasse.
—Manco a pensarci …—aggiunse poi, quasi tra sé, chiudendo gli occhi.
Vedeva ora, in quel suo bujo, l’abisso che si era aperto tra loro due. No, non era più lei—quella lì—la sua Teresina. Era tutto finito … da un pezzo, da un pezzo ed egli, sciocco, egli, stupido, se n’accorgeva solo adesso. Glielo avevano detto in paese, e lui s’era ostinato a non crederci … E ora, che figura ci faceva a star più oltre lì, in quella casa? Se tutti quei signori, se quel cameriere stesso avessero saputo che egli, Micuccio Bonavino, s’era rotte le ossa a venire di così lontano, trentasei ore di ferrovia, credendosi sul serio ancora il fidanzato di quella regina, che risate, quei signori e quel cameriere e il cuoco e il guattero e Dorina! Che risate, se Teresina lo avesse trascinato al loro cospetto, lì in sala, dicendo: «Guardate, questo poveretto, sonator di flauto, dice che vuol diventare mio marito!» Ella, sì, ella glielo aveva promesso: ma come avrebbe potuto lei stessa allora supporre che un giorno sarebbe divenuta così? Ed era anche vero, sì, che egli le aveva schiuso quella via e le aveva dato modo d’incamminarvisi; ma ecco, ella era ormai arrivata tanto, tanto lontano, che egli, rimasto lì, sempre lo stesso, a sonare il flauto le domeniche nella piazza del paese, come poteva più raggiungerla? Manco a pensarci! E che cos’erano poi quei pochi quattrinucci spesi allora per lei, divenuta adesso una gran signora? Si vergognava solo a pensare che qualcuno potesse sospettare che egli, con la sua venuta, volesse accampar qualche diritto per quei pochi soldi miserabili …—Ma gli sovvenne in quel punto di
“You’re not eating any more?” Aunt Marta asked timorously after a brief pause, to cut short Micuccio’s silent astonishment.
He looked at her in bewilderment.
“Eat,” the old lady insisted, showing him his plate.
Micuccio