Eleven Short Stories. Luigi Pirandello
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vano aspettare. E quelle lettere, nei cinque anni già scorsi, egli le aveva sempre mostrate a chi voleva vederle, per distruggere le calunnie che i suoi parenti scagliavano contro Teresina e la madre. Poi s’era ammalato; era stato per morire; e in quell’occasione, a sua insaputa, zia Marta e Teresina avevano inviato al suo indirizzo una buona somma di danaro: parte se n’era andata durante la malattia, ma il resto egli lo aveva strappato a viva forza dalle mani dei suoi parenti e ora, ecco, veniva a ridarlo a Teresina. Perché, denari—niente! egli non ne voleva. Non perché gli paressero limosina, avendo egli già speso tanto per lei; ma … niente! non lo sapeva dire egli stesso, e ora più che mai, lì, in quella casa …—denari, niente! Come aveva aspettato tant’anni, poteva ancora aspettare … Che se poi denari Teresina ne aveva d’avanzo, segno che l’avvenire le si era schiuso, ed era tempo perciò che l’antica promessa s’adempisse, a dispetto di chi non voleva crederci.
Micuccio sorse in piedi con le ciglia corrugate, come per raffermarsi in questa conclusione; si soffiò di nuovo su le mani diacce e pestò i piedi per terra.
—Freddo?—gli disse, passando, il cameriere.—Poco ci vorrà, adesso. Venite qua in cucina. Starete meglio.
Micuccio non volle seguire il consiglio del cameriere, che con quell’aria da gran signore lo sconcertava e l’indispettiva. Si rimise a sedere e a pensare, costernato. Poco dopo una forte scampanellata lo scosse.
—Dorina, la signora!—strillò il cameriere infilandosi in fretta e furia la marsina mentre correva ad aprire; ma vedendo che Micuccio stava per seguirlo, s’arrestò bruscamente per intimargli:
—Voi state qua; prima lasciate che la avverta.
—Ohi, ohi, ohi …—si lamentò una voce insonnolita dietro la cortina; e poco dopo apparve un donnone tozzo affagottato che strascicava una gamba e non riusciva ancora a spiccicar gli occhi, con uno scialle di lana fin sopra il naso, i capelli ritinti d’oro.
Micuccio stette a mirarla allocchito. Anche lei, sorpresa, sgranò tanto d’occhi in faccia all’estraneo.
—La signora,—ripeté Micuccio.
Allora Dorina riprese d’un subito coscienza:
—Eccomi, eccomi …—disse, togliendosi e buttando dietro la cortina lo scialle e adoperandosi con tutta la pesante persona a correr verso l’entrata.
And in the five years that had already elapsed, he had always shown those letters to anyone who wanted to see them, to combat the slanderous remarks his family would hurl at Teresina and her mother. Then he had fallen sick; he had been on the point of dying; and on that occasion, without his knowledge, Aunt Marta and Teresina had sent to his address a large sum of money; part had been spent during his illness, but the rest he had violently torn out of his family’s hands and now, precisely, he was coming to return it to Teresina. Because money—no! He didn’t want any. Not because it seemed like a handout, seeing that he had already spent so much on her; but … no! He himself was unable to say why, and now more than ever, there, in that house … money, no! Just as he had waited all those years, he could wait some more … Because if Teresina actually had money to spare, it was a sign that the future was now open to her, and therefore it was time for the old promise to be kept, in spite of anyone who refused to believe it.
Micuccio stood up with his brows knitted, as if to reassure himself about that conclusion; once again he blew on his ice-cold hands and stamped on the floor.
“Cold?” the servant said to him passing by. “It won’t be long now. Come here into the kitchen. You’ll be more comfortable.”
Micuccio didn’t want to follow the advice of the servant, who confused and irritated him with that lordly air. He sat down again and resumed thinking in dismay. Shortly afterward a loud ring roused him.
“Dorina, the mistress!” screamed the servant, hurriedly slipping on his tailcoat as he ran to open the door; but seeing that Micuccio was about to follow him, he stopped short and issued an order:
“You stay there; let me notify her first.”
“Ohi, ohi, ohi … ,” lamented a sleepy voice behind the curtain; and after a moment there appeared a large, stocky, carelessly dressed woman who trailed one leg on the ground and was still unable to keep her eyes open; she had a woolen shawl pulled up over her nose and her hair was dyed gold.
Micuccio kept looking at her foolishly. She too, in her surprise, opened her eyes wide when confronted by the outsider.
“The mistress,” Micuccio repeated.
Then Dorina suddenly returned to consciousness:
“Here I am, here I am … ,” she said, taking off the shawl and flinging it behind the curtain, and exerting her whole heavy body to run toward the entrance.
L’apparizione di quella strega ritinta, l’intimazione del cameriere diedero a un tratto a Micuccio, avvilito, un angoscioso presentimento. Sentì la voce stridula di zia Marta:
—Di là, in sala! in sala, Dorina!
E il cameriere e Dorina gli passarono davanti reggendo magnifiche ceste di fiori. Sporse il capo a guardare in fondo la sala illuminata e vide tanti signori in marsina, che parlavano confusamente. La vista gli s’annebbiò: era tanto lo stupore, tanta la commozione, che non s’accorse egli stesso che gli occhi gli si erano riempiti di lagrime: li chiuse, e in quel bujo si strinse tutto in sé, quasi per resistere allo strazio che gli cagionava una lunga squillante risata. Teresina rideva così, di là.
Un grido represso gli fece riaprir gli occhi, e si vide dinanzi—irriconoscibile—zia Marta, col cappello in capo, poveretta! oppressa da una ricca splendida mantiglia di velluto.
—Come! Micuccio … tu qui?
—Zia Marta …—esclamò Micuccio quasi impaurito, restando a contemplarla.
—Come mai!—seguitò la vecchietta sconvolta.—Senza avvertire? Che è stato? Quando sei arrivato? … Giusto questa sera … Oh Dio, Dio …
—Sono venuto per …—balbettò Micuccio, non sapendo più che dire.
—Aspetta!—lo interruppe zia Marta.—Come si fa? come si fa? Vedi quanta gente, figlio mio? È la festa di Teresina … la sua serata … Aspetta, aspetta un po’ qua …
—Se voi,—si provò a dir Micuccio, a cui l’angoscia stringeva la gola,—se voi credete che me ne debba andare …
—No, aspetta un po’, ti dico,—s’affrettò a rispondergli la buona vecchietta, tutta imbarazzata.
—lo però,—rispose Micuccio,—non saprei dove andare in questo paese … a quest’ora …
Zia Marta lo lasciò, facendogli con una mano inguantata segno d’attendere,