Cuori Infuriati. Amy Blankenship
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Poi chiuse gli occhi e il bacio cambiò. Era affamato e sensuale allo stesso tempo. Sentendo la differenza, aprì gli occhi e si ritrovò davanti gli occhi dorati di Kyou. Poteva sentire le sue mani sul proprio corpo, muovendosi lentamente e sfidandola a reagire. Si arrese alle sensazioni e chiuse di nuovo gli occhi.
In quel momento tutto cambiò e Kyoko sentì un brivido gelido strisciarle lungo la spina dorsale. Le labbra calde divennero bollenti e sentiva il male irradiare da esse. Le mani che accarezzavano il suo corpo erano come fuoco e gli artigli lasciavano sottili strie di sangue ovunque la toccassero. Spalancò gli occhi e vide due occhi color mezzanotte… Hyakuhei. Lo sentì sussurrare con una flebile, voce seducente e cattiva,: «Nessuno può salvarti.».
Kyoko iniziò a dimenarsi e sentiva le sue stesse grida, ma lui era troppo forte. La teneva ferma con una presa mortale. Urlò di nuovo, cercando di respingerlo. Le mani che la tenevano scomparirono e si sentì sollevare e premere contro qualcosa di solido.
«Kyoko, svegliati… Kyoko.». Aspetta… non era Hyakuhei. Smise di dimenarsi e sentì una mano scivolarle tra i capelli, cullandola e facendola sentire al sicuro.
Aprì lentamente gli occhi e vide i capelli neri con riflessi d’argento. Si trovava davanti il petto di Toya e lui la stringeva… cullandola lentamente avanti e indietro. Pensando di star ancora sognando, Kyoko si rannicchiò e chiuse di nuovo gli occhi, non volendo che il sogno finisse.
Finché Toya la teneva stretta allora Hyakuhei non sarebbe tornato a tormentarla nei suoi sogni. Era quasi nel suo grembo e lo sentiva dire: «Va tutto bene, Kyoko. Sono qui. Va tutto bene, adesso. Shhh…». Il proprio corpo tremava ancora per il sogno, ma si calmò al suono della dolce voce di Toya. Il rumore del suo battito cardiaco la cullava in modo sicuro in un sonno senza sogni.
Toya la sentì calmarsi lentamente. Lo aveva quasi spaventato a morte, agitandosi e urlando nel sonno in quel modo. Qualunque cosa fosse ad averla terrorizzata, aveva terrorizzato anche lui. La tirò su fino al proprio grembo e la tenne stretta quando iniziò a scivolare per il tremore. La sua guancia era premuta sul proprio petto e la stava cullando tra le braccia. Per lui era leggera come una piuma e amava quella sensazione.
«Shhh… sono qui. Niente potrà farti del male. Non lo permetterò. Adesso torna a dormire.». Lui la cullava dolcemente e con la punta delle dita le scostò i capelli dal viso. Kyoko si era agitata per il sogno e aveva gli occhi chiusi… ma Toya percepiva che lei sapeva chi era a tenerla stretta. Ebbe un tuffo al cuore al pensiero che Kyoko si fosse accorta di lui e non aveva ancora fatto storie.
Era di nuovo addormentata quando le sfiorò leggermente la guancia tracciandone il contorno, sentendo la sua pelle di seta. Nel sonno, sembrava un angelo tra le sue braccia… il suo angelo. Questo era ciò che voleva. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargliela via, né ai demoni né ai suoi fratelli, soprattutto.
Lentamente, per non svegliarla, Toya si appoggiò sulla coperta e si fece scivolare giù, tirandola per coprirsi. Continuava a stringerla, tenendola a sé e avvolto intorno a lei con un abbraccio protettivo. Non era mai stato così comodo in vita sua e ci volle solo un minuto per cadere in un sonno profondo come non accadeva da… sempre.
Diverse ore dopo, Kyoko percepì del calore e vi si avvicinò. Poi si bloccò. Girò la testa lentamente, come se avesse paura di scoprire la verità, quando Toya si mise a sedere.
Sentendo la sua agitazione lui si accigliò, sapendo che avrebbe dovuto alzarsi e allontanarsi ore prima.
Kyoko lo guardò incuriosita cercando di vedere i suoi occhi, ma la testa era abbassata e i capelli li coprivano, nascondendo la loro espressione. Lui si alzò senza dire niente e si diresse verso i cespugli circostanti.
Kyoko si sentiva confusa. Toya aveva dormito con lei la scorsa notte? Poi un ricordo le balenò nella mente. Ricordava che stava sognando e lui… rimase senza fiato. Non era un sogno. L’aveva tenuta stretta a sé. Guardò la coperta che aveva ancora le sue forme. Doveva essersi addormentato accanto a lei. Sorrise, ricalcando con le dita i segni che lui aveva lasciato sulla stoffa.
Alzò lo sguardo quando Kamui giunse nella radura, «Ciao, Kamui. È bello rivederti.». I suoi capelli arruffati rilucevano di riflessi viola al sole del mattino e gli occhi mostravano i colori più belli. Chi gli era abbastanza vicino da vederli, sapeva che c’erano riflessi multicolore in quelle sfere lucenti, ma per Kyoko era il suo sorriso a renderlo irresistibile.
Kamui si guardò intorno, vedendola da sola, e si chiese perché. «Dove sono tutti? Suki e Shinbe non sono ancora tornati? E Toya?». Si tolse una sacca dalla spalla e la mise davanti a Kyoko, alzando un sopracciglio.
«No, non ancora, ma Toya dovrebbe tornare tra pochi minuti. Cosa c’è qui dentro?» gli chiese, vedendo che Kamui aveva iniziato ad estrarre del cibo dalla sacca.
«Sennin vi manda questi e ha detto di mangiare, visto che mangiamo raramente qualcosa di buono, a meno che non lo porti tu dal tuo mondo.». Lui la guardò con i suoi grandi occhi rilucenti di una vasta gamma di colori e s’illuminò per l’espressione di lei quando vide i dolci mandati insieme a tutto il resto. «Dai, diamoci dentro.» le disse.
«Kamui, sei tornato presto.» disse pigramente Toya mentre rientrava nella radura. Guardò Kyoko con emozioni illeggibili poi distolse subito lo sguardo.
Kamui lo guardò. Litigavano spesso ma, in realtà, lui ammirava Toya. Era cambiato molto da quando passava così tanto tempo accanto a Kyoko. Secondo lui, Kyoko aveva reso Toya una persona migliore.
«Sennin ha detto che nella foresta ad est c’è stata un’invasione di demoni che ha terrorizzato la zona nell’ultima settimana. Potrebbero essere coinvolti dei talismani, quindi dovremmo controllare.» Kamui pronunciò le ultime parole e addentò un pezzo di pane.
«Ehi, me ne lascerai un po’, vero?» Toya si sedette accanto a loro ed iniziò a prendere del cibo.
Kyoko sorrise mentre li guardava litigare per un dolcetto di riso alla fragola mandata da Sennin. Tuttavia, la normalità di quel momento non durò a lungo.
Toya s’irrigidì, percependo un odore nell’aria. «Dannazione!», balzò in piedi con gli occhi socchiusi, «Che diavolo vuole?».
Prima che Kyoko potesse chiedere di chi stesse parlando, una folata di vento soffiò nella radura e si fermò a pochi passi da lei, facendo perdere l’equilibrio a Toya. Kyoko si ritrovò a fissare negli occhi color ghiaccio di Kotaro, un altro dei cinque guardiani. Come Kyou, anche lui dava la caccia al talismano da solo, alla ricerca di indizi su dove si nascondesse Hyakuhei.
Kotaro era la perfezione, con muscoli asciutti, capelli neri spettinati che gli ricadevano lungo la schiena e occhi blu di ghiaccio. Era vestito di nero, con una maglietta viola che si intravedeva sotto. Lui e Toya non si sopportavano, soprattutto perché Kotaro diceva in giro che Kyoko era sua.
«Buongiorno, Kyoko.» disse Kotaro con voce bassa e profonda, tenendo le mani nelle sue e alzandole davanti a sé. «Come sta la mia futura compagna, stamattina?», la guardò negli occhi facendola arrossire.
Non importava quante volte Kyoko gli avesse detto che non era sua né di nessun altro, la chiamava ancora la “sua futura compagna” con tanta sicurezza e fascino.
«Kotaro, dannazione! Lascia stare Kyoko. Perché non stai mai attento a quello che fai?» ringhiò Toya, scostandosi dall’albero… era stato praticamente spinto dal vento di Kotaro.
L’altro arricciò il naso senza nemmeno degnarsi di guardarlo, «Mi sembrava di aver sentito il tuo odore da qualche parte.» gli disse