Il Killer di Halloween. Блейк Пирс
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Il Killer di Halloween - Блейк Пирс страница 4
Naturalmente, ad Halloween, i bambini si travestivano anche da personaggi positivi, come i supereroi per esempio. Ma a Riley non piaceva neanche quello. A suo modo di vedere, il mondo aveva bisogno di eroi veri, non fasulli in mantelli e calzamaglie. Inoltre avrebbero dovuto esserci più persone che sapessero essere eroiche nelle piccole cose della vita.
Come mandare i figli a scuola, Riley pensò con un sorriso, mentre April e Jilly svoltavano un angolo, sparendo così alla vista.
La verità era che l’essere impegnata nella lotta al crimine non le era mai sembrata un’attività eroica. I compiti quotidiani di madre spesso sembravano molto più ardui rispetto a liberare il mondo da veri mostri umani. Quei malvagi spesso potevano essere catturati, ponendo fine alla loro furia. Il lavoro di genitore, invece, non si interrompeva mai e richiedeva uno sforzo incessante.
Non che io sia un’eroina nel fare la mamma.
Ma almeno era riuscita a far sì che le figlie facessero colazione, uscissero di casa e andassero a scuola quella mattina. Senza alcun incarico immediato al BAU, si era presa la giornata libera.
Ed aveva dei piani speciali.
Sorrise al solo pensiero …
Un appuntamento.
Le sembrava strano usare quel termine, considerando in particolare chi avrebbe incontrato a pranzo. Ma una relazione importante nella sua vita aveva preso una piega inaspettata recentemente. E ora …
Ci frequentiamo, direi.
Era contenta di avere il resto della mattina a disposizione per prepararsi.
Entrata nella sua stanza, prese il cellulare dal comodino e vide che aveva ricevuto un messaggio vocale.
Ascoltandolo sentì una familiare voce, roca e profonda.
“Ehi, Agente Paige. Sono Van Roff. Mi chiami.”
Avvertì insieme aspettativa e preoccupazione. Dal tono della voce dell’uomo, non sembrava affatto che avesse buone notizie.
La domanda era: Riley voleva sentire ciò che aveva da dirle al momento?
Sedette sul letto e guardò il cellulare, provando a decidere se richiamarlo oppure no.
Van Roff era un analista tecnico nell’ufficio dell’FBI di Seattle. Riley aveva lavorato in passato con quel tecnico informatico, brillante e sovrappeso, un nerd, talvolta anche andando oltre le regole. Aveva imparato che Van era intenzionato ad aggirare e persino infrangere le regole, di tanto in tanto, specialmente se il problema in questione lo interessava.
Doveva essere una di quelle volte.
Riley sospirò ricordando il modo in cui la sua ex partner Jenn Roston fosse sparita durante l’ultimo caso a cui avevano lavorato insieme, lasciandosi alle spalle un messaggio criptico che non spiegava proprio alcunché:
Riley,
mi dispiace.
Jenn
Era stato un terribile shock, ed aveva messo Riley nei guai con il suo capo, Brent Meredith, che sospettava giustamente che la stessa Riley ne sapesse di più al riguardo, di quanto lasciasse a intendere.
Jenn aveva confidato a Riley di essere stata cresciuta da una inquietante madre adottiva, che si faceva chiamare “zia Cora”, e che addestrava personalmente i bambini che le affidavano a diventare esperti delinquenti, nella sua stessa organizzazione criminale.
La ragazza era sfuggita alle grinfie di zia Cora, tempo addietro, ed era divenuta una brillante e promettente giovane agente del BAU.
Riley era la sola persona a cui Jenn aveva raccontato del proprio passato oscuro; sapeva che la giovane era rimasta in contatto, di tanto in tanto, con la diabolica zia Cora, che continuava a provare a riportarla sotto il suo controllo.
Dopo la risoluzione del caso, Riley aveva ricevuto un pacchetto che conteneva il distintivo e la pistola di Jenn, insieme ad un altro messaggio criptico:
Ci ho provato.
A quelle parole, Riley aveva creduto che la collega fosse tornata nell’oscuro mondo di zia Cora.
Aveva diligentemente consegnato il distintivo e la pistola di Jenn a Brent Meredith, che aveva già ricevuto una lettera di dimissioni da lei.
Per Meredith, il rapporto di Jenn con il BAU era terminato. Non aveva alcun interesse a scoprire dove fosse andata o perché. Non voleva più sentirla nominare.
Ma Riley continuava a sperare che, in qualche modo, fosse possible mettersi in contatto con Jenn, e magari allontanarla definitivamente da zia Cora.
Certa che Van Roff avrebbe trovato questo puzzle abbastanza interessante da attrarre le sue incredibili doti, Riley si era rivolta a lui in cerca di aiuto.
E ora l’uomo stava rispondendo.
Devo a scoprire che cos’ha da dire, concluse.
Compose il numero di Van Roff, e questo rispose immediatamente.
“Vorrei avere migliori notizie per lei, Agente Paige” esordì.
“Non sei riuscito a trovare nulla?” Riley chiese.
“Nulla” rispose. “Ha detto che forse potrei trovare qualcosa nei suoi file personali, qualcosa riguardo alla casa famiglia in cui è cresciuta.”
Riley annuì e disse: “Jenn mi ha detto che c’era qualcosa del genere nei suoi file. La casa famiglia ha chiuso molto tempo fa, ma, ciò nonostante, ho pensato che forse qualche informazione potesse fornirti un indizio …”
Van la interruppe: “Agente Paige, non ci sono file. Qualcuno ha hackerato i file dell’FBI e ha cancellato quelli personali della Roston. È come se lei non avesse mai lavorato per l’FBI.”
Riley si sentì stordita per lo shock.
Van continuò: “Qualcuno non vuole che si sappia che cosa le è successo. E chiunque sia quel ‘qualcuno’, ha delle grandi capacità da hacker. Eliminare i file dell’FBI è quasi un’impresa.”
“Che mi dici dell’indirizzo che ti ho dato?”
Riley intendeva l’indirizzo del mittente che era scritto sul pacchetto che conteneva la pistola e il distintivo: un indirizzo di Dallas, Texas.
“Falso” Van disse. “Non esiste. E ho usato ogni trucco a mia disposizione per scoprire se lei potesse ancora trovarsi a Dallas. Non riesco a trovarla lì o da un’altra parte. È come se fosse sparita dalla faccia della terra.”
A quel punto Riley si sentì completamente abbattuta.
“OK” lei disse. “Grazie, Van.”
“Nessun problema.”
Improvvisamente,